Nel venticinquesimo anniversario della morte del cantautore Fabrizio De André, l’Istituto Italiano di Cultura di Dublino ha voluto ricordarlo proponendo un concerto-tributo presso il celebre Smock Alley Theatre, nel cuore della capitale della Repubblica d’Irlanda. E per realizzarlo ha scelto le parole e la musica del Duo Sciapò, compagine cuneese composta da Sergio Pozzi (voce e chitarra acustica) e Sara Cesano (violino). L’evento ha fatto registrare il tutto esaurito.
Pozzi, com’è stato proporre il concerto “De André in duo” a Dublino?
«Molto emozionante, l’evento è andato sold-out e, in generale, abbiamo ricevuto un’accoglienza incredibile. Una serata importante per due aspetti: l’omaggio a Fabrizio De André e l’Irlanda. Sia io che Sara siamo nati con la musica popolare delle valli cuneesi, una musica molto legata a quella che proviene dall’altra parte delle Alpi. La musica francese, in particolare, è molto influenzata da quella del Nord Europa; quindi, il fatto di aver sempre fatto musica popolare in Piemonte ci ha portati ad avere una connessione con il Nord Europa. Non a caso, si dice che la musica viaggia sulle gambe di chi la balla e sugli strumenti di chi la suona».
Con l’Irlanda avevate già un legame?
«Nel 2022, abbiamo girato per due mesi in camper e siamo stati in Germania, Olanda, Belgio, Francia e Inghilterra, prima di raggiungere proprio l’Irlanda. Lì abbiamo suonato per le strade e si è creato subito un legame speciale. E anche quest’anno abbiamo notato grande empatia sia da parte di chi conosceva le canzoni di Faber, come ad esempio alcuni genovesi che vivono a Dublino, sia da parte di chi lo ascoltava per la prima volta».
Segno che il messaggio di De André è sempre attuale.
«Lui è stato un maestro nel dare voce ad argomenti che nessuno, prima, aveva toccato. Ci sono artisti, proprio come Fabrizio, che riescono a esprimere i concetti in modo unico. E per il loro messaggio e le loro opere il passare del tempo non conta. A Dublino abbiamo suonato “La guerra di Piero”: è purtroppo estremamente attuale. Proprio come i grandi artisti, anche le grandi problematiche, ahinoi, restano tali nonostante il passare degli anni».
Adesso parliamo di voi: il Duo Sciapò, dal 2016 a oggi, di strada ne ha fatta…
«Io e Sara ci siamo conosciuti nove anni fa. Io suonavo (e suono tuttora) con sua sorella, Chiara, nel gruppo saluzzese dei Lou Tapage. E pure per lei la musica era una ragione di vita. Poi io e Sara abbiamo scoperto di avere in comune un’altra grande passione, oltre alla musica: i viaggi. Così è nato il Duo Sciapò: viaggiare e suonare, letteralmente. Con concerti organizzati oppure esibendoci per strada. Abbiamo finora vissuto emozioni speciali».
L’anno appena concluso come è andato?
«Mentre suonavamo un pezzo di De André lungo Grafton Street, a Dublino, si avvicinò quello che avremmo poi scoperto essere Marco Gioacchini, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Dublino. Ci lasciò il suo biglietto da visita: è stata la miccia per il concerto che abbiamo poi proposto presso l’Istituto nella Pasqua del 2023 e successivamente per il recente tributo a De André. Sempre nel 2023 siamo stati di nuovo in Austria e Francia, oltre che in Sud Italia. Inoltre, Sara e sua sorella (insieme sono le Duea) hanno scritto i brani per il disco che stanno registrando. Insomma, è stato un anno di musica e chilometri!».
Guardando al 2024, quali sono i vostri progetti?
«Speriamo che il nuovo anno continui all’insegna del binomio musica e… chilometri. Se il camper regge, faremo un lungo viaggio tra Austria, Germania e Italia. E probabilmente torneremo pure a Dublino. Con i Lou Tapage, invece, porteremo in tour il disco uscito a novembre».
Chiudiamo con una domanda sulla vostra terra d’origine. In che modo portate il Cuneese nella vostra musica?
«È bellissimo, durante i viaggi in giro per il mondo, confrontarsi con le storie altrui e con ciò che rappresentano. E così ci capita di essere in un locale austriaco o in un pub irlandese e di suonare musica popolare della Valle Varaita o della Valle Vermenagna. La gente ti ascolta con trasporto e ti apprezza: è un’emozione forte che ti fa sentire a casa».
Il cantautore genovese e l’amicizia con Harari
Ricordando il grande Fabrizio De André non si può non parlare di Guido Harari, l’artista e critico musicale residente ad Alba, che di Faber è stato il fotografo ufficiale ma soprattutto l’amico di una vita. Sul cantautore genovese Harari ha realizzato quattro libri particolarmente apprezzati dal pubblico: “E poi, il futuro” (Mondadori, 2001), “Una goccia di splendore” (Rizzoli, 2007), “Evaporati in una nuvola rock” (Chiarelettere, 2008) e “Fabrizio De André. Sguardi randagi. Le fotografie di Guido Harari” (Rizzoli, 2018). Inoltre, Harari ha curato un’importantissima mostra che il Palazzo Ducale di Genova ha voluto proprio dedicare a Fabrizio De André. Nel corso di una collaborazione durata vent’anni, Harari ha realizzato anche la copertina del disco “In concerto”, tratto dalla tournée di De André con la Pfm nel 1979. (n.s.)