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“Bello far l’alpino ma scomodo”, appunti di Paolo Monelli su guerra, amorose e cantine

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Stavolta è toccato agli alpini essere i protagonisti dello spettacolo che il gruppo di artisti “Canzone E teatro” ha messo in scena al Baretti di Mondovì sabato sera 20 gennaio. Il titolo “Bello far l’alpino, ma scomodo” strizza l’occhio al libro di Paolo Monelli “La guerra è bella ma scomoda”, raccolta di aneddoti della prima guerra mondiale in cui l’autore aveva combattuto col grado di sottotenente degli alpini. La rappresentazione ha inizio con due alpini seduti a un tavolo d’osteria con immancabili bottiglie di vino, che condurranno lo spettacolo evocando diversi episodi di guerra da rappresentare di volta in volta in collaborazione con gli altri artisti attraverso recitativi, musiche, canzoni, com’è caratteristica del “teatro canzone “. La guerra è un male fatto di disagi, sofferenze, tragedie. In certi ricordi di osterie, cantine, bordelli, essa viene lasciata per un po’ fuori dalla porta. Fucili, granate, baionette lasciano il posto a fiaschi, botti di vino, “amorose” formose e leggere”, madrine di guerra…con esiti di esilarante comicità. Ma la guerra è lì che aspetta. Come un “convitato di pietra” incombe inafferrabile, senza sosta, ogni istante sulla testa del soldato. E’ bello rifugiarsi in un’osteria per ricevere conforto e forza dal vino, scomodo uscirne per un appuntamento col nemico. Sul palco si sono avvicendati episodi evocati dai due conduttori protagonisti con l’esecuzione di canzoni e musiche “coerenti” con essi. Quindi nostalgia, profonde riflessioni, comicità, malinconia, sono state le sensazioni e le emozioni sgorgate dalle canzoni di Lelio Luttazzi, De Gregori, Toto’…perfettamente interpretate dai nostri artisti e che hanno contribuito parecchio a rendere percepibile quell’atmosfera rassegnata, a volte falsamente allegra che si respira nei momenti critici, in special modo di guerra. Il lavoro teatrale si è rivolto soprattutto alla prima guerra mondiale, ma ha avuto una digressione nella seconda con un drammatico testo dell’alpino Romano Nicolino recitato magistralmente da Ada Prucca. Una madre non fa in tempo a portare il foglio di esonero al figlio, appena partito col suo battaglione per la campagna di Russia. Lo scenario di tragedia e angoscia che si apre davanti agli occhi di una madre è inimmaginabile. Ada non “interpreta” solamente in maniera sublime, ma è lo spirito della madre stessa. Per elogiare la bravura di tutti questi artisti e attori, più delle parole sono state eloquenti le ripetute ovazioni del numerosissimo pubblico, entusiasta dell’evento. Gianni Cellario, Attilio Ferrua, Alberto Bovetti, Corrado Leone, Mario Manfredi, Gianfranco Re, cantando e suonando hanno svolto in modo perfetto i “temi”, i momenti rievocati da Gian Carlo Bovetti e Mario Rossetti, due eccellenti “conduttori”. Ada Prucca, superba come sempre, non finisce di stupire per la straordinaria capacità di immedesimarsi nei personaggi dei molteplici ruoli che è chiamata a interpretare. Uno spettacolo da vedere e rivedere, un omaggio agli alpini e un’occasione per capire il loro spirito di corpo, la loro dedizione, i loro sacrifici. E anche il loro morale quando entravano nelle osterie per esorcizzare la paura della morte, per versare un po’ di vino nel bicchiere prima di versare il sangue sul campo di battaglia.