Home Articoli Rivista Idea «Io, il Monviso e uno scatto atteso sei anni»

«Io, il Monviso e uno scatto atteso sei anni»

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Estro, pazienza, ta­lento: ecco alcune delle principali qualità che definiscono Valerio Mi­nato, l’autore della foto ormai celebre in tutto il mondo che ritrae lo spettacolare allineamento tra la luna, il Monviso e la basilica di Superga. Pro­prio quello scatto, lo scorso 25 dicembre, ha ricevuto dalla Nasa il prestigioso riconoscimento di “Apod-Astro­no­my pi­cture of the day” (“Imma­gi­ne astronomica del giorno”). L’ab­binamento “ca­thedral, mountain, moon” ha suscitato l’entusiasmo dei tantissimi utenti del web che, da ogni angolo del pianeta, attendono ogni giorno la pubblicazione dell’immagine che meglio in­terpreta le meraviglie dell’universo. E per noi, che riconosciamo al volo le sagome del­la basilica torinese e del pi­ramidale re di pietra, lo stupore di vederli in fila è stato ancora, se possibile, più grande. Un’immagine inseguita per sei anni, studiata nei mi­nimi dettagli, prima “a tavolino” per stabilire le giuste coordinate e le specifiche fasi lunari, quindi sul posto, tra i boschi di Castagneto Po, con diversi “rinvii” nella fase finale a causa del maltempo. Poi, alle 18,52 del 15 dicembre, la congiuntura favorevole e il cielo terso hanno permesso di bloccare l’attimo fatale in una rappresentazione da sogno. «Gli allineamenti – spiega il fotografo Valerio Minato – so­no un’affascinante sfida personale. Trovo estremamente stimolante fotografare insieme elementi che non ci si aspetterebbe di vedere accostati. Per questo, resto sempre con gli occhi ben aperti: così incamero notizie e idee da elaborare per un eventuale progetto. In questo caso, l’effetto beneficia pure del tocco in più garantito dalla fase lunare con doppia illuminazione, cosa che non si sarebbe verificata con la luna piena. La combinazione del tramonto della falce di luna crescente, illuminata quasi al 10%, con la superficie restante di lu­na in ombra che evidenzia la silhouette del Monviso con luce cinerea, aggiunge un’ulteriore peculiarità. Ero conscio di aver fatto uno scatto dal po­tenziale importante, ma solo su suggerimento degli amici ho deciso di candidarlo come Apod sul sito della Nasa».
Il riconoscimento irrompe nella vita di Minato come un detonatore di emozioni e successo, in un susseguirsi di contatti e interviste. Non è comunque la sua prima foto che suscita reazioni virali. Nel 2017, la skyline di Milano in primo piano con il Monviso sullo sfondo aveva già catturato l’interesse di parecchie te­state giornalistiche. «Al­l’e­po­ca – ricorda – era stata pubblicata una foto che ritraeva il Monviso dal Monte Baldo, nel Veronese, a oltre 300 chilometri di distanza. Fui affascinato da quella prospettiva e iniziai a pen­sare a come arricchirla con elementi riconoscibili, sfruttando i giochi della sim­metria, che ho sempre ama­­­to. Scelsi Milano, zona di Por­ta Garibaldi e piazza Gae Au­­lenti, facilmente riconoscibile per la forma dei grattacieli».
Non male per un perito chimico che dopo quattro anni di laboratorio nel comparto tessile biellese, terra d’origine, decide di reinventarsi com­ple­tamente. La svolta nel 2005, dopo un grave incidente sul lavoro in cui rischia la vita. «Non avevo soddisfazioni in quello che facevo – confessa -, ero triste e insofferente, ma non avevo le idee chiare su come cambiare. L’in­­­­cidente ha rappresentato un punto di rottura e mi ha dato la forza di rivoluzionare la mia vita. Ho anzitutto ri­preso gli studi, optando per un corso di laurea, Scienze Fo­­re­stali e Ambientali nello specifico, che mi portasse a vi­vere a stretto contatto con la na­tura». E con l’università è diventato torinese di adozione. «Sì, sono tanto legato a To­rino da immortalarla spesso nelle mie foto. In piazza Vit­torio ho un mio piccolo spazio, una singolare “vetrina e­spositiva”, ma soprattutto un luogo fisico dove poter al­lacciare un rapporto reale con ami­ci e clienti».
Sul suo sito le immagini van­no ben oltre Torino e il Pie­monte, spaziando dai viaggi estivi, come quelli in Islanda, alle tracce di una Venezia esplorata a fondo in occasione di una mostra personale. Quel­le di Parigi, poi, rimandano a un reportage per un progetto fotografico sul­le orme di Edith Piaf. E non mancano i video e le foto di backstage per tacitare scettici e denigratori. «Tutto è genuino e documentato, nelle varie fasi: chiunque, con un minimo di competenza, può realizzare che non si tratta di falsi», tie­ne a precisare.
Ma torniamo a parlare di questi dodici anni di carriera fotografica, iniziata quasi per caso, in cui però molte nozioni acquisite du­rante il percorso di laurea hanno dato un contributo importante. «Dalle prime foto urbane sono passato al­l’ambito paesaggistico che me­glio mi permette di esprimere quello che provo», spiega. Il suo percorso artistico si snoda tra stampe da arredamento e allestimenti di gran­di proporzioni, come ad esempio quelli per i centri com­merciali o l’aeroporto di Ca­selle. Un appuntamento fis­­so ormai da anni è quello con i calendari da parete, ora anche in versione da tavolo. E nel suo futuro, ci svela, si profila la fotografia naturalistica: «È parecchio impegnativa, ma gli scatti alla povera orsa Amarena, prima che venisse uccisa, con i suoi cuccioli, in Abruzzo, sono già stati i primi passi. Un sogno nel cassetto l’“approccio” con la lince del Gran Paradiso oppure con il lupo, già fugacemente incontrato sulle Alpi piemontesi». Una bella “prospettiva” per chi già si definisce «un lupo solitario». Nel suo orizzonte c’è poi ovviamente il Pie­mon­te, con un focus particolare: le Langhe e il Mon­fer­rato: «Que­sta sezione, sul mio sito, non è ancora molto ap­profondita, ma spero di incrementarla presto sia qualitativamente che quantitativamente con nuovi scatti. Sono paesaggi incantevoli, ma devi conoscerli bene per immaginare co­me ritrarli. Uno scoop per la provincia Granda? Sicura­mente ancora il Monviso, che è uno dei miei grandi amori fo­tografici, secondo un progetto già ben pianificato, an­che se davvero complicato…».

Biellese d’origine, da 18 anni vive a Torino: in piazza Vittorio gestisce uno spazio pubblico per incontrare amici e appassionati

Valerio Minato, classe 1981, biellese, ha conseguito la laurea in Scienze Forestali ed Ambientali a Torino, dove ormai vive da diciotto anni. Autodidatta, dopo un approccio amatoriale, dal 2012 si dedica a tempo pieno alla fotografia, immortalando prevalentemente soggetti paesaggistici.
Oltre agli immancabili contatti social, come iscritto all’Opi (Operatori del proprio ingegno), gestisce da nove anni uno spazio pubblico di incontro a Torino, in piazza Vittorio, all’altezza del numero 12.
Nei suoi scatti ama restituire una visione mai banale della realtà che ci circonda, suscitando il più possibile stupore e meraviglia.
Insegue l’originalità con prospettive audaci e, da ottimista, non si sente minacciato dall’intelligenza artificiale che non riuscirà a sostituire l’input creativo dell’artista, anche se potrà sempre più alimentare il dubbio degli increduli.

Articolo a cura di Ada Corneri