In data 19 gennaio il Presidente dell’ANPI sezione di Saluzzo e Valle Po, l’architetto Giorgio Rossi, e il prof. Dario Carli del direttivo hanno partecipato a un incontro presso la sede ITIS Rivoira a Verzuolo dal titolo “I partigiani nelle nostre vallate”, in cui sono state trattate anche tematiche ed eventi riguardanti la storia del dopoguerra e contemporanea. L’incontro, riservato nello specifico alle classi quinte del Denina e dell’ITIS, si è svolto presso la nuova sede dell’ITIS Rivoira a Verzuolo ed è stato condotto dai rappresentanti d’Istituto delle due sedi, Luca Bonetto, Palushi Kiara e Grosso Francesco, supportati dalla presenza di un rappresentante dello scorso anno, Matteo Scarano, che, insieme ad Alberto Vizzone, aveva organizzato un analogo incontro nel 2023.
Chiarito che l’A.N.P.I. è un’associazione apartitica aperta a tutti gli antifascisti e specificate le finalità dell’incontro, contribuire a mantenere vivi i valori della Costituzione nata dopo l’esperienza del fascismo e veicolare gli ideali per i quali molti giovani partigiani sono morti, i relatori, rispondendo alle domande dei ragazzi, hanno raccontato come si viveva sotto il regime fascista, durante la guerra e nel primo dopoguerra oltre ad episodi di vita partigiana avvenuti nelle nostre zone. Un esempio è stato quello di un gruppo di nove giovani partigiani in fuga verso il Vallanta, catturati dai fascisti che, dopo essere stati portati scalzi nella neve a Pontechianale e bastonati sul piazzale, sono stati uccisi e sotterrati, alcuni feriti ma ancora vivi, vicino al cimitero del paese dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa. Altro episodio raccontato è stato quello di un aspirante partigiano, Guglielmo Giusiano, impiccato alla trave del fienile di casa sua a Melle con la corda che i fascisti obbligarono la madre a fornire per poi farla assistere all’esecuzione.
L’attenzione si è quindi spostata sui civili, che, soprattutto nelle zone più povere di montagna, erano per tradizione abituati alla condivisione e che spesso hanno aiutato i partigiani con il rischio di veder bruciata la casa ed essere uccisi.
Importante il ruolo e il contributo dati dalle donne, poco riconosciuti una volta finita la guerra ma che, spesso, si sono rivelati fondamentali, come l’accoglienza, l’assistenza ai feriti, il ruolo di staffette ed anche di combattenti armate. Si ricordano gli esempi di Rita Comoglio in Val Varaita e valle Po, di Lucia Frusso e Paola Sibille nel saluzzese e di Maria Luisa Alessi fucilata a Cuneo dopo terribili torture.
Non mancano i ricordi personali. “Mi è rimasta impressa una scena che risale al ’45, io avevo tre anni: in una stanza ricordo degli uomini vestiti di nero che urlavano, mia madre buttata a terra dal calcio di un mitra con me in braccio che gridava pensando che avessero scoperto che mio padre era partigiano”.
Su richiesta degli studenti, Rossi e Carli hanno trattato anche un argomento poco noto, quello degli IMI, gli Internati Militari Italiani, i militari catturati dopo l’8 settembre in Italia e su tutti i fronti di guerra dove fino a quel momento avevano combattuto a fianco dei tedeschi come alleati.
E’ questa la terribile e poco conosciuta storia delle centinaia di migliaia di militari italiani portati nei lager in Germania e Polonia dove persero il loro status di prigionieri di guerra, quindi soggetti alla Convenzione di Ginevra ed al controllo della Croce Rossa, in balia dei tedeschi che li consideravano traditori. Fiaccati fisicamente e moralmente nei lager, affamati e tentati con lusinghe, si rifiutarono, salvo rarissimi casi, di accettare di essere liberati in cambio di vestire la divisa delle SS Italiane e tornare in Italia inquadrati nella Repubblica Sociale Italiana (RSI), dal momento che fra essi aveva cominciato a farsi strada un antifascismo e antinazismo sempre più consapevole.
Il loro calvario si concluderà solo nel maggio 1945 con la caduta del Terzo Reich quando, abbandonati una seconda volta, rientrarono fortunosamente in Italia con i loro mezzi.
Un consiglio ai giovani? Commenta Rossi: “ In un momento tanto critico a livello internazionale come quello di oggi bisogna imparare dal passato per difendere con ogni mezzo la pace, aumentare il proprio senso critico e investire sugli ideali e principi della Costituzione votata all’unanimità da tutti i partiti, sui valori umani, documentarsi, sentire le diverse opinioni, dialogare e confrontarsi democraticamente perchè solo con il dialogo si chiariscono e sviluppano le idee, consapevoli che un atteggiamento fascista, inteso come violenza in difesa dei propri interessi, è il grosso pericolo sempre latente dentro ciascuno di noi”.
L’incontro è stato replicato il 25 gennaio nella sede del Pellico per le quinte della sezione Pellico con l’aggiunta della presenza della Vicepresidente dell’ANPI Saluzzo e Valle Po, Patrizia Frusso.