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«Serve un approccio più scientifico per l’alimentazione»

Prima della sua lectio al Laboratorio di Resistenza permanente, abbiamo intervistato il docente e dietologo Giorgio Calabrese: «Amo la Granda perché sa come rispettare e valorizzare le sue eccellenze»

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Nuovo prestigioso appuntamento per il ciclo del La­boratorio di Re­­­sistenza permanente organizzato dalla Fondazione Mi­rafiore (nel box maggiori dettagli sui prossimi eventi in calendario). Sabato 3, alle 18,30, sarà la volta di Giorgio Calabrese, medico, docente universitario e dietologo per eccellenza, ospite di numerose trasmissioni televisive (Tg2 Salute, Medicina 33, Porta a Porta, Uno Mattina e tante altre). Nell’occasione, il Professore terrà la lezione “La dietologia è una scienza, non una moda”. Prendendo le mosse proprio da questo titolo, noi di Rivista IDEA lo abbiamo intervistato, raccogliendo una serie di suggerimenti utili da seguire in tema di alimentazione.

Professore, con che spirito si avvicina all’appuntamento del 3 febbraio?
«Con lo stesso spirito con cui mi approccio agli studenti. Il primo giorno in cui vedo i miei ragazzi, che sono in genere medici o biologi specializzandi, spiego loro che il discorso legato all’alimentazione non è soltanto culturale, ma anche scientifico. Per questo diventa necessario approfondire tutti i passaggi del fatto che, nutrendoci, facciamo entrare delle positività e spesso delle negatività. Bisogna avere una certa chiarezza di idee: ci sono, ad esempio, degli alimenti che in poco fanno bene e in molto fanno male, o viceversa».

Il fulcro del suo intervento sarà dunque la natura essenzialmente scientifica della dietologia.
«Assolutamente sì. Questo è un discorso di scienza, non di moda, di cultura generica o di filosofia. Dobbiamo dunque lavorare per spiegare alla gente che nutrirsi è sì un fatto di esigenza meccanica, ma dall’altra parte bisogna entrare nell’ottica che il rapporto con l’alimentazione è come decidere se prendere o meno un farmaco».

A proposito di abitudini alimentari, so che è contrario all’uso delle farine di insetti come sostituto delle proteine animali. Qual è la sua posizione?

«Le spiego il perché della mia contrarietà. Usando le farine di insetti si pensa di gestire il rapporto della carenza di fonti di proteine nobili, che vengono da cibi di origine animale. Ora, però, c’è da dire che gli insetti sono mangiati prevalentemente in Oriente e nel Nord Africa, quindi dove c’è un certo tipo di visione dell’alimentazione e dove non c’è abbastanza cibo».

E questo cosa comporta?

«Se si analizzano le reazioni, gli orientali – eccetto i giapponesi – non vivono mai meno di 10-12 anni rispetto agli occidentali. Questo avviene anche per la parte ricca della popolazione. La ragione dunque non è di natura economica, ma è legata al tipo di cultura e di alimentazione. Mangiando gli insetti si ha una reattività immunologica, anticorpale e quindi di reazione allergica diversa da quella che si può avere con le carni. Potendo disporre di proteine nobili, in Europa non abbiamo il bisogno di confrontarci con le allergie che nascono dalle proteine di queste sostanze che non sono in allevamento. Ecco perché sono contrario».

Non è una moda, ma una consolidata eccellenza, la cucina piemontese. Qual è il suo valore in termini nutrizionali?
«Nella cucina piemontese c’è indubbiamente una grande cultura prima, ma ci sono anche grandi alimenti. Ab­biamo dei prodotti che, anche per la preparazione di piatti semplici, presentano un alto valore biologico. È una cucina che trasmette non solo l’idea di appagare il palato, ma consente anche e soprattutto di avere una visione dell’alimentazione come di un qualcosa che ti migliora. È come quando si ha una maniglia ossidata e si passa il Sidol. Non cambia la maniglia, ma cambia il modo di essere della maniglia».

Un’altra eccellenza del territorio è il vino. Quali possono essere i suoi effetti benefici?

«Il vino è un alimento liquido, come il latte o l’olio, e in quanto tale nutre. Quando definiamo un cibo, questo comporta dei parametri da rispettare. Come dico sempre, “si beve l’acqua e si gusta il vino”. L’errore che si può fare è quindi quello di berlo al posto dell’acqua. Il vino ha delle grandi positività, ma anche delle regole. Ho spesso spiegato che non bisogna bere alcol, compresa la birra, prima dei 18 anni. Questo perché il fegato deve essere maturo per metabolizzarlo».

In che modo, invece, il cambiamento climatico può modificare le nostre abitudini alimentari?

«Il cambiamento è già in atto. Dal punto di vista degli allevamenti e delle colture vegetali, questo costituisce un danno piuttosto significativo. Alcuni antiossidanti, che sono quelli che ci difendono dalle malattie immunologiche, si concentrano quando c’è molto freddo; se quando ci deve essere molto freddo c’è invece molto caldo, però, questi antiossidanti non ci sono e quindi non abbiamo nel cibo gli alimenti che ci proteggono».

Siamo in piena stagione influenzale. Quali sono i consigli alimentari per fronteggiarla?

«L’influenza è un’infiammazione, per contrastarla adeguatamente abbiamo quindi bisogno di più anticorpi. Dobbiamo accoppiare la grande energia che troviamo nei carboidrati alle proteine. Quelle di origine animale contengono tanti aminoacidi indispensabili al nostro organismo, 8 dei quali – definiti essenziali – non vengono sintetizzati autonomamente dal nostro corpo. Più mangiamo prodotti che sono ricchi di queste proteine, dunque, più abbiamo anticorpi per poter reagire».

La sua presenza al La­boratorio di Resistenza la porterà in provincia di Cuneo. Che rapporto ha con questa zona?
«È una zona sicuramente caratterizzata da elementi molto positivi. La amo non soltanto per l’eccellenza dei prodotti, ma anche perché ci sono persone che da una parte rispettano queste eccellenze e dall’altra le sanno valorizzare».

Da Giorgio Zanchini all’anniversario di “Happy Days”, ecco gli appuntamenti del mese di febbraio a Mirafiore

Dopo la lezione del professor Giorgio Calabrese, il Laboratorio di Resistenza permanente continuerà a proporre appuntamenti di grande rilievo anche nelle prossime settimane. Sabato 10, alle 18,30, salirà sul palco del teatro della Fondazione Mirafiore Giorgio Zanchini. Il giornalista e conduttore radiotelevisivo terrà una lezione sul modo in cui si fa informazione, dal titolo “Tra algoritmi, post verità e polarizzazione: l’informazione in bilico”. Sabato 17, alla stessa ora, sarà poi la volta di Domenico Quirico. Il noto giornalista de “La Stampa” si soffermerà sul tema delle guerre senza fine, le stesse che ha documentato a partire dagli anni ’80 nel corso della sua carriera da reporter. Sabato 24, poi, ancora alle 18,30, il giornalista Emilio Targia e il me­dico-collezionista Giuseppe Ganelli celebreranno il cinquantesimo anniversario della serie tv Happy Days. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero con prenotazione obbligatoria su www.fondazionemirafiore.it. Sarà possibile seguire gli incontri anche in streaming tramite il canale YouTube della Fondazione.

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo