Sei sostenitrici, una creativa, un ricco calendario di eventi – tra spettacoli, laboratori, incontri – in cui parlare “di sé”, “con sé” e con gli altri. Cercando di andare oltre gli schemi e i tabù, per scoprire, come spiega Annachiara Busso (Acb Eventi) che «anche i pensieri di cui ci vergogniamo di più non sono solo nostri». Torna, dal 16 febbraio al 5 aprile, e compie due anni, la rassegna “Sovversive”. A idearla l’instancabile organizzatrice Annachiara Busso sostenuta – così da garantire la gratuità a tutti coloro che vorranno parteciparvi – da sei donne imprenditrici: Cinzia Aimone, Ivana Casale, Barbara Imbimbo, Maurizia Mana, Laura Mancardo e Federica Pescarmona. Donne che danno valore alle donne, che hanno un ruolo economico nel tessuto della città e hanno sposato il tema della rassegna che quest’anno è l’“Autostima”.
Qualcosa, sottolinea ancora Busso, che nasce con la donna e l’accompagna per il resto della vita. Qualcosa con cui fare i conti sempre e con cui imparare, in un certo senso, a convivere.
La rassegna avrà inizio il 16 febbraio e proseguirà sino al 5 aprile con 2 spettacoli teatrali (“Troppe Donne” venerdì 16 febbraio e “Svergognata” il 5 aprile, entrambi alle 20,45), 3 laboratori (di scrittura creativa con RaccontiAmoCi, sabato 2/ 16 marzo e 6 aprile dalle 9,30 alle 13; Ri/Scoprirsi, tra sessualità e malattia, il 7/14 e 21 marzo dalle 20,30 alle 22,30; Amarsi e regolarsi per i ragazzi dai 14 ai 18 anni, venerdì 8 e 15 marzo dalle 17 alle 19; tutti nell’antico Palazzo Comunale) e un incontro pensato per i caregiver, giovedì 22 febbraio alle 20,30, ancora nell’antico Palazzo Comunale.
«Lo scorso anno siamo andati a coprire tre argomenti diversi mettendoli sotto un unico cappello: sessualità, maternità e menopausa. Quest’anno approfondiamo il tema dell’autostima, dal quale si sono diramati i diversi laboratori. Il primo laboratorio è di scrittura creativa autobiografica, che è un mezzo molto potente con cui ripercorrere la propria storia, accogliersi, perdonarsi e accettarsi, con Serena Covella. Il secondo è dedicato alle pazienti oncologiche. Ho pensato a chi vive o ha vissuto la malattia, a coloro il cui corpo o la cui mente ha delle cicatrici. Il laboratorio, tenuto dalla dottoressa Noemi Fiore (Lilt Cuneo) è pensato per dar loro strumenti effettivi per tornare a scoprirsi nella loro femminilità. L’incontro del 22 febbraio, con Noemi Fiore e la psiconcologa del Servizio di Psicologia Asl Cn1 Emanuela Pignata è aperto a tutti con focus sui caregivers. Mi sono chiesta: come si sta vicino a una persona che non sta bene, cosa posso o non posso dire? Fare? E siccome tutto parte da una risata, presenteremo il libro di Cristina Ferroni, “Fuori di Te(s)tta”, dove l’autrice ha raccontato tutte le cose ridicole che le sono capitate durante la malattia quando si è trovata a fare lei stessa da caregiver. L’obiettivo è instaurare un dialogo, un incontro».
La rassegna, dunque, anche quest’anno rompe tabù?
«Sì. Sovversive nasce così. Non per “fare rumore” ma dare strumenti per vivere meglio. Riderci sopra e sdrammatizzare, per respirare di nuovo e per scoprire che anche i pensieri di cui ci vergogniamo di più non sono solo nostri. Parlare, per sentirsi meno sole. Nasce perché la cultura non deve essere elitaria o noiosa, ma serve per trovare modi e spunti per esprimere se stesse».
Come l’ha organizzata e come ha coinvolto le persone?
«Bisogna avere tanta curiosità: una volta individuato l’argomento cerco i relatori, e tutti ci credono sempre molto. C’è questo bisogno, sia tra i professionisti sia tra gli artisti, di “parlare”. Sovversive è potente e vive il tempo della rassegna. Spero sempre di arrivare a dare sollievo a qualcuno».
Le novità di quest’anno?
«Visto il grande riscontro del 2023, siamo sbarcate sui social creando le pagine Instagram e Facebook dedicate alla rassegna e stiamo cercando di creare una playlist accogliendo le proposte del pubblico e delle sostenitrici, che hanno il compito di segnalare una canzone. Finora sono arrivati titoli di Ligabue, Cindy Lauper, Fiorella Mannoia. L’altra novità è che Sovversive apre ai ragazzi alla luce di un 2023 particolarmente violento: bullismo, stupri di gruppo, il femminicidio di Giulia Cecchettin. Il discorso dell’autostima è fondamentale: spesso ragazzi e ragazze accettano di fare cose che altrimenti non farebbero. I laboratori focalizzano l’attenzione sui propri confini e sulla gestione del rifiuto. È una scommessa: per questo abbiamo contattato tutte le scuole di Saluzzo e limitrofe affinché facessero passaparola. L’ultima novità è che Sovversive, che è patrocinato dal Comune di Saluzzo che ci dà l’utilizzo gratuito del teatro Magda Oliviero, ha trovato casa nell’Antico Palazzo Comunale gestito dalla Cooperativa sociale Urca che ci ha dato gratuitamente i locali».
Ma cosa spinge a essere Sovversive, e perché?
Lo spiega Cinzia Aimone, a nome delle imprenditrici che sostengono la rassegna: «Il termine “Sovversive” mi ha immediatamente evocato la possibilità di “fare la differenza” e non ho potuto fare a meno di avventurarmi in questa bellissima esperienza in quanto quotidianamente, nella vita in generale e nel lavoro, sono ispirata da questo obiettivo. Il valore aggiunto poi, in questo caso, è proprio la partecipazione in gruppo. Solo con un impegno corale, un lavoro di squadra, si può migliorare la nostra società. La squadra è essa stessa un simbolo, un esempio, portatore di un messaggio nei confronti delle persone a cui ci rivolgiamo. Poter far parte di Sovversive è un privilegio, che consente di creare un esempio di solidarietà, per il ritorno al paradigma della centralità della comunità prima che dell’individualismo».
Donne fotografe ad Alba per la mostra “Scolpite”: «La statuaria femminile, ovvero i corpi oltre gli stereotipi»
La statuaria femminile vista da donne fotografe. Andrà in scena ad Alba, nel coro della Maddalena, il vernissage della mostra “Scolpite”, progetto fotografico dell’Associazione Donne Fotografe Italiane.
Il progetto parte dalla riflessione sulla presenza della donna nella statuaria e in particolare, sulla sua assenza nella statuaria pubblica – attraverso paesi diversi, secoli e tradizioni – con l’intento di indagare quanto e come la donna sia stata ritratta nella scultura e in che modo la sua rappresentazione possa essere stata talvolta costruita su letture parziali, scorrette o preconfezionate della complessità del femminile.
All’inaugurazione saranno presenti le fotografe Lucia Baldini, presidente dell’Associazione, e Patrizia Bonanzinga. «La mostra è una collettiva che si muove sul tema della “statuaria femminile”, della mancanza – spiega Baldini -, ma è anche un pretesto per parlare del corpo delle donne da un punto di vista più ampio e non stereotipato». La mostra esprime, attraverso la pluralità degli sguardi e grazie all’individualità della progettazione fotografica, molte sottotracce. Le 31 fotografe si sono confrontate su questo tema, lavorando allo scopo comune di ridare significato e presenza alle donne, guardandole non solo in quanto “corpi” ma in una più piena dimensione di pensiero e azione, svelando storie che meritano di essere “ascoltate” e rivisitate. Con temi intimi e condivisibili, ogni fotografa ha fornito una sua personale interpretazione secondo il proprio stile, linguaggio e sensibilità, trovando poi comune conferma nella revisione finale dei lavori, che ha messo in luce un dialogo sottile e fluido tra le immagini e tra i temi emersi dai diversi contributi, creandone un racconto.
L’appuntamento con l’esposizione “Scolpite” è fissato venerdì 16 febbraio, alle 17,30, nel coro della Maddalena di via Vittorio Emanuele II, 19.
Articolo a cura di Erika Nicchiosini