La martellante campagna mediatica di Cirio e l’astuta lista civica del candidato presidente mirano a raccogliere consensi in un elettorato moderato che si vorrebbe orfano di alternative.
La narrazione tranquillizzante della Meloni fa il resto, ed ecco che alcuni rappresentanti locali dell’area moderata contribuiscono con entusiasmo alla svolta populista e sovranista più drastica della storia del Piemonte.
Perché mai chi ha portato la sanità allo stremo, al blocco delle infrastrutture ed allo smantellamento della mobilità pubblica dovrebbe garantire “un’altra velocità” per il Piemonte se non ci è riuscito in questi cinque?
Perché chi non è ritenuto partner affidabile nelle amministrazioni locali, come dimostrano le coalizioni al governo di tanti comuni di Granda o della stessa Provincia, dovrebbe diventarlo invece a livello regionale?
È davvero difficile comprendere come a livello locale si sostengano amministrazioni rappresentative delle forze più dinamiche e sensibili delle varie comunità, mentre ai livelli superiori si ribalti l’impostazione sostenendo quelle forze che penalizzano i nostri concittadini con scelte prive di prospettiva.
La segreteria PD della provincia di Cuneo