Nel contesto delle recenti proteste degli agricoltori in Italia e in Europa, il ruolo del Governo italiano e la sua azione a livello europeo meritano una riflessione approfondita.
La complessa situazione ha visto un’escalation in Germania e Francia, dove, a partire da fine novembre 2023, si sono registrati i primi moti di protesta degli agricoltori.
Nel corso del nuovo anno, le manifestazioni si sono diffuse negli Stati Membri dell’Est Europa e, a seguire, nei Paesi Baltici, dove gli agricoltori hanno denunciato l’impatto negativo sui prezzi delle importazioni a dazio zero provenienti dall’Ucraina a seguito delle concessioni fatte per consentire un corridoio di passaggio dei cereali durante il conflitto con la Russa.
In Olanda, le proteste degli agricoltori, già presenti da alcuni anni, hanno portato alla nascita del “Movimento contadino-cittadino”, che ha registrato un exploit alle elezioni di marzo 2023.
In Italia non sono stati registrati segnali altrettanto eclatanti, ma a partire dall’ultima decade di gennaio si sono svolti diversi eventi di protesta con blocchi stradali di trattori in diverse città italiane. Gli agricoltori che partecipano alle proteste non fanno riferimento alle maggiori organizzazioni agricole ma sono piuttosto espressione di movimenti spontanei.
Lo scorso 9 febbraio questo Consiglio dei Ministri ha incontrato le rappresentanze di categoria agricole per discutere le attuali problematiche del comparto. Successivamente, come Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ho avuto un confronto diretto con i portavoce di alcuni presidi della protesta. In tale occasione questi agricoltori hanno condiviso un manifesto programmatico che contiene proposte su diversi temi. I principali riguardano:
- Riprogrammazione del Green Deal europeo
- Contrasto alle importazioni e alla concorrenza sleale dei Paesi terzi
- Controlli sulle pratiche sleali per tutelare i redditi degli agricoltori
- Abolizione di vincoli ed incentivi per non coltivare i terreni
- Detassazione in agricoltura
- Agevolazioni sul carburante agricolo
- Divieto al cibo sintetico
- Contenimento della fauna selvatica
- Riqualificazione della figura dell’agricoltore
- Approvvigionamento idrico e piano urgente per le infrastrutture
- Consumo del Suolo
Nell’ambito del confronto, i manifestanti sono stati rassicurati poiché hanno verificato che molte delle loro richieste fanno già parte integrante della strategia di Governo e che diversi obiettivi riguardanti le problematiche segnalate sono già stati raggiunti.
Un tema cruciale riguarda la Politica Agricola Comune (PAC). L’entrata in vigore della PAC 2023-2027 ha modificato profondamente il sistema degli aiuti da essa previsti, suscitando ampie contestazioni, in particolare riguardo agli effetti dei vincoli ambientali più stringenti sulla sostenibilità economica delle aziende e alla grande complessità delle procedure per accedere alle misure della PAC.
Particolarmente criticate risultano anche una serie di iniziative legislative parallele alla PAC, derivanti dall’attuazione del New Green Deal e della connessa Strategia Farm to Fork, tra cui il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, il regolamento sul ripristino della natura, la direttiva emissioni industriali, il regolamento imballaggi: tutte norme che prevedono target troppo ambiziosi e poco realistici.
Occorre evidenziare come le citate strategie europee erano state definite in un contesto socio-economico molto diverso e, soprattutto, più tranquillo rispetto a quello attuale, che è invece caratterizzato da shock macroeconomici, andamenti climatici estremi e crisi geopolitiche che stanno avendo un impatto decisivo sui costi di produzione.
Un punto su cui la lamentela degli agricoltori europei è più che giustificata riguarda il fatto che molti dei vincoli ambientali sono applicati solo nell’UE e non nei Paesi concorrenti sul fronte della produzione e del commercio agroalimentare; un’asimmetria che, oltre a penalizzare la competitività europea e a favorire l’importazione di derrate meno sicure da Paesi terzi, rischia di produrre un effetto paradossale proprio sul terreno ambientale: infatti, senza il necessario correttivo della reciprocità a livello di scambi commerciali, la riduzione della produzione agricola UE derivante da vincoli ambientali più severi e la conseguente delocalizzazione in Paesi caratterizzati da regole meno rigorose, farà crescere l’inquinamento a livello mondiale, penalizzando la lotta ai cambiamenti climatici che, per sua stessa natura, non può che essere condotta a livello globale.
Sul fronte interno, l’attuale Governo ha posto, sin dall’inizio, il settore agricolo, agroalimentare e della pesca tra le priorità della propria azione politica nell’ottica del rafforzamento della sovranità alimentare, stanziando ingenti risorse nazionali, ad integrazione di quelle europee, per sostenere le imprese danneggiate dalle calamità atmosferiche e le filiere più deboli, incentivando i consumi alimentari e offrendo contributi finalizzati agli investimenti innovativi.
Se in Germania e Francia il movimento di protesta rappresenta soprattutto una reazione ad alcune iniziative governative, come l’abolizione degli sgravi fiscali ai carburanti agricoli o l’introduzione di nuove imposte sulle macchine agricole, in Italia nessuna di queste proposte rientra nell’agenda del Governo che, al contrario, ha confermato uno stanziamento annuo superiore al miliardo di euro per garantire un’agevolazione ritenuta essenziale come quella del gasolio agricolo.
Per sostenere le imprese nel gestire l’aumento dei costi di produzione e la volatilità del mercato, l’Italia ha adottato una strategia di lungo periodo che ad interventi spot e orizzontali sostituisce misure più lungimiranti, rivolte alle filiere più deboli o in grado di incidere maggiormente sull’innovazione del comparto.
A tal proposito, sono stati istituiti il Fondo per le Emergenze in agricoltura (300 milioni di euro), il Fondo Innovazione ISMEA (250 milioni di euro) e il Fondo per la Sovranità Alimentare (100 milioni di euro).
Nel corso del primo anno di Governo è stato inoltre rinegoziato il PNRR, con ulteriori 2,85 miliardi di euro per gli interventi agricoli e un aggiornamento delle relative misure, ora più flessibili e rispondenti alle necessità delle aziende.
Le nuove risorse sono indirizzate ai contratti di filiera, finalizzati a potenziare l’efficienza e a garantire una più equa distribuzione del valore tra le diverse componenti della filiera stessa, nonché all’intervento relativo al Parco Agrisolare, che finanzia impianti fotovoltaici sulle coperture dei fabbricati agricoli senza consumo di suolo.
Rispetto alla diffusione incontrastata della fauna selvatica e ai danni che questa comporta per le produzioni agricole, siamo intervenuti con determinazione, varando una modifica della legge 157 del 1992 attesa da anni dal settore produttivo, offrendo così maggiori strumenti per il contenimento degli animali selvatici. Su questo tema, la nostra opera di sensibilizzazione a livello europeo ha indotto la Commissione UE a presentare una proposta di modifica della Direttiva Habitat volta anche a rivedere lo status di protezione di quelle specie ormai caratterizzate da sovrappopolamento come, ad esempio, il lupo. Iniziativa, che solo poco tempo fa, sarebbe stata impensabile.
Sempre nell’ottica di assicurare la sovranità alimentare, il Governo è intervenuto anche a sostegno delle imprese della pesca e dell’acquacoltura, al fine di affrontare le emergenze (come quella del granchio blu) e migliorare la competitività.
Sono numerosi gli interventi realizzati in un solo anno e cospicue le risorse messe a disposizione del settore della pesca, a cui abbiamo esteso le opportunità che prima erano riservate esclusivamente all’agricoltura. A partire da quest’anno, infatti, le aziende ittiche potranno beneficiare dei contributi previsti dal Fondo per le Emergenze e dal Fondo Innovazione. In pochi mesi abbiamo varato una riforma epocale, equiparando il pescatore all’agricoltore, con l’estensione di tutte le agevolazioni (ivi comprese quelle di natura creditizia e previdenziale) previste dal decreto legislativo 102 del 2004.
A livello europeo, già prima che gli agricoltori lo richiedessero con la loro protesta, l’Italia si è fatta capofila di un cambio di mentalità, con un’azione diplomatica che mira a rimettere al centro il ruolo dell’agricoltore come custode del territorio e come figura chiave per garantire una crescita delle aree rurali sostenibile sul fronte economico e sociale oltre che ambientale. Come Ministro dell’agricoltura lo scorso novembre al Consiglio UE ho presentato un documento di posizionamento sul tema, poi sostenuto da molti altri Stati Membri.
Per questo Governo l’agricoltore deve essere messo nelle condizioni di ottenere un reddito dignitoso e di produrre cibo salubre e di qualità, valorizzando altre funzioni essenziali conseguenti alle esternalità positive legate alla sua attività, quali il presidio del territorio e dell’ambiente e la tutela della biodiversità.
Per ribaltare l’approccio pregiudizialmente ostile che finora ha messo l’agricoltore sul banco degli imputati invece di valorizzarne il suo ruolo, occorre innanzitutto ripensare la strategia agricola europea per mettere mano alla PAC: partendo da una rimodulazione di quella attuale, relativa al 2023-27, e preparandosi a riscrivere in modo profondo quella relativa al successivo periodo di programmazione UE. A tal riguardo, l’Italia intende promuovere da subito un’importante semplificazione della PAC che ne renda più flessibile l’attuazione da parte degli Stati Membri, in modo da rispondere alle innumerevoli tipologie di agricoltura dell’UE.
Grazie al confronto con la Commissione, rafforzato in questo periodo di proteste, siamo già riusciti a ottenere risultati importanti, come il ritiro della proposta di regolamento sui fitofarmaci e il retro-front sull’obbligo di mettere a riposo il 4 % dei terreni agricoli. Al contempo, l’Italia non ha avuto timore di esprimere, con voto contrario, il proprio dissenso su altre proposte della Commissione UE che rischiano di danneggiare le imprese agricole italiane ed europee come accaduto con la Direttiva Emissioni Industriali e con il Regolamento Imballaggi.
Abbiamo profuso lo stesso impegno nel difendere i nostri pescatori in Europa, contrastando con un voto negativo il nuovo Piano d’Azione per la Pesca e ogni proposta che potesse comportare una riduzione dello sforzo di pesca.
Rispetto alle preoccupazioni che riguardano la possibile diffusione del cibo sintetico va ricordato che in occasione del Consiglio Agricoltura e Pesca del 23 gennaio scorso, come Ministro dell’agricoltura italiano, insieme agli omologhi di Austria e Francia e con il sostegno di una ampia maggioranza degli altri Stati Membri, ho presentato un documento sul ruolo della PAC nel salvaguardare la produzione alimentare primaria e di alta qualità. Il documento esprime un netto rifiuto al cibo prodotto in laboratorio, un tema su cui l’Italia si è posta all’avanguardia, avendo adottato la prima legge nel mondo che introduce un divieto alla produzione e commercializzazione di questi alimenti.
Quelle sin qui delineate sono le più importanti azioni che questo Governo ha portato avanti nel primo anno e mezzo di attività a sostegno del settore agroalimentare italiano, ma molto altro resta ancora da fare, sia su scala nazionale che europea.
Tenuto anche conto delle richieste pervenute in occasione di questi ultimi giorni di confronto con gli agricoltori, il Governo ha deciso di compiere subito un ulteriore sforzo.
Nel corso del recente incontro a Palazzo Chigi tra Governo e le Organizzazioni agricole maggiormente rappresentative, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato la piattaforma programmatica per affrontare le emergenze del settore. Una piattaforma di dieci punti che ha l’obiettivo di affrontare la fase emergenziale ma anche di creare le basi per un intervento strategico:
- Difendere gli agricoltori in Europa per un PAC più snella e più giusta;
- Potenziamento dei controlli sulle pratiche sleali per il rispetto del giusto prezzo agli agricoltori;
- Irpef più giusta;
- Rafforzamento dei controlli a difesa del made in Italy per il contrasto alle importazioni sleali;
- Sostegno al credito agrario attraverso l’ISMEA;
- Emergenze agricole – fondo di 300 milioni di euro per sostenere gli agricoltori contro le calamità e le crisi settoriali;
- Riforma del sistema assicurativo in agricoltura;
- Sostegno alle filiere 100% italiane – aiuto agli indigenti con acquisti Agea e carta dedicata a te;
- Istituzione di tavolo di coordinamento per il lavoro in agricoltura;
- Contrasto alla fauna selvatica.
Una prima e immediata risposta è stata data con gli emendamenti di interesse agricolo inseriti nel Decreto Milleproroghe. Tra questi il più rilevante riguarda l’equilibrata rivisitazione dell’esenzione IRPEF, applicata al 100 % ai soggetti con un reddito inferiore ai 10.000 euro e al 50 % a quelli con reddito tra 10 e 15.000 euro. Degna di nota anche la proroga al 30 giugno dell’obbligo assicurativo per le macchine agricole.
E’ importante, inoltre, che il Governo si impegni ad affrontare alcune criticità che limitano la possibilità di aumentare le nostre produzioni, prima tra tutte la questione degli approvvigionamenti idrici. Per produrre cibo abbiamo bisogno di acqua e non possiamo permetterci di disperderla. Presso la Presidenza del Consiglio è stata istituita una Cabina di Regia sulla crisi idrica, coordinata dal Ministero dei Trasporti, per affrontare le sfide legate alla gestione sostenibile dell’acqua. E’ un primo importante passo ma dobbiamo fare di più, non solo per ridurre le dispersioni della rete che, secondo i dati Istat, superano il 40 %, ma anche per migliorare la capacità di stoccaggio e di utilizzo dell’acqua piovana.
Allo stesso modo, non possiamo più permetterci di consumare suolo agricolo, considerato che, sempre secondo l’Istat, negli ultimi 40 anni si è ridotto di oltre il 20 %. Come Ministro dell’Agricoltura sono favorevole alla transizione energetica ed è per questo che mi sono impegnato al rafforzamento dell’intervento per l’installazione di pannelli fotovoltaici sui fabbricati agricoli. Dobbiamo invece disincentivare quelle forme di investimento che vanno a sottrarre terreni alla produzione agricola.
Sul fronte europeo, al prossimo Consiglio dei Ministri Agricoltura e Pesca che si terrà il 26 febbraio, presenterò un non paper per modificare la PAC affinché torni ad essere rispondente agli obbiettivi strategici di natura economica e sociale previsti dai trattati dell’UE: da un lato garantire sicurezza degli approvvigionamenti di cibo ai cittadini europei, dall’altro assicurare un adeguato tenore di vita alla popolazione agricola. Obiettivi che possono essere raggiunti solo sostenendo il reddito degli agricoltori.
Nel breve e medio termine, l’Italia chiede di adottare un quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, finalizzato a fronteggiare la crisi del settore primario e di garantire una moratoria europea sui debiti degli agricoltori. Occorre, inoltre, innalzare la percentuale di risorse che gli Stati Membri possono indirizzare ai pagamenti accoppiati per sostenere le filiere strategiche e rafforzare le misure volte ad assicurare il ricambio generazionale in agricoltura. Tra le altre proposte italiane comparirà anche il potenziamento degli strumenti di gestione del rischio e la velocizzazione dell’iter di modifica dei Piani Strategici Nazionali, così da rispondere in maniera tempestiva al sopraggiungere di nuove esigenze degli agricoltori.
Sempre sulla PAC abbiamo aperto un tavolo di confronto con le organizzazioni agricole e con le Regioni, volto anche a un miglior di coordinamento nell’attuazione degli interventi di sviluppo rurale, che dovranno essere meglio integrati in una strategia unitaria nazionale.
Il Governo italiano ribadirà anche la richiesta di rendere più stringenti le norme applicabili sui prodotti importati, limitando al minimo le clausole di tolleranza sull’uso di prodotti fitosanitari. Un’azione necessaria per tutelare la salute dei cittadini e non svantaggiare gli agricoltori europei. Più in generale, l’Italia chiederà alla Commissione UE di negoziare con maggiore determinazione gli accordi commerciali con altri Paesi, anche attraverso l’inserimento di elementi di reciprocità sul fronte degli standard sanitari, ambientali e sociali delle produzioni commercializzate, per evitare un aumento di importazioni frutto di concorrenza sleale.
Le cose che abbiamo fatto sino ad oggi sono frutto di un nuovo modo di lavorare che ha visto tutto il Governo unito in un efficace gioco di squadra. Un approccio che intende superare la logica a compartimenti stagni e che abbiamo attuato con successo a partire dalle iniziative nazionali.
Così è stato fatto, ad esempio, con la legge sul cibo sintetico, con la legge sul Made in Italy o con le norme sui prodotti contenenti farine di insetti, redatte da Masaf, Mimit e Ministero della Salute, che hanno introdotto maggiori garanzie per i cittadini. Altrettanto condivisi con gli altri Ministri competenti sono stati gli interventi legislativi varati in occasione dell’emergenza siccità e delle alluvioni. Da segnalare anche la collaborazione con il Mimit nell’ambito del Tavolo Agroindustria e con il Ministero della Salute e il Ministero della Difesa per la gestione dell’emergenza della Peste Suina Africana, arrivando al coinvolgimento delle Forze Armate per il contenimento dei cinghiali, responsabili della diffusione della malattia. La cooperazione con il Ministero della Cultura ha riguardato la candidatura della Cucina Italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco, così come altre iniziative, a cui partecipa anche il Ministero per gli Affari Esteri, volte all’internazionalizzazione e alla valorizzazione del patrimonio agroalimentare nel mondo. Con il Ministro Valditara abbiamo lavorato alla valorizzazione degli istituti agrari e di quelli alberghieri, mentre con il Ministro Abodi abbiamo istituito il Servizio civile agricolo.
Sono solo alcuni esempi, che mostrano l’importanza di una strategia comune e ben coordinata, che, come detto, vogliamo riproporre sul piano internazionale, partendo proprio dai temi di particolare interesse del settore agroalimentare.
Ritengo, infatti, che bisogna rafforzare questo lavoro di squadra. Con il coinvolgimento proattivo dell’intera compagine di Governo abbiamo l’opportunità di ottenere cambiamenti decisivi in Europa.
Chiedo, dunque, alla Presidente del Consiglio di farsi portavoce in Europa del contributo unitario del sistema Italia, grazie all’apporto di ogni singolo Ministro, per realizzare un’azione coordinata e di sistema, in grado di valorizzare le singole competenze in maniera sinergica e allargata e capace di perseguire con maggiore efficacia gli obiettivi condivisi.