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L’Istituto “Baruffi” di Ceva al teatro “Modena” di Genova sulle tracce di Galileo

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Galileo. Chi era costui? E, soprattutto, quale eredità ci ha lasciato?

Spinti dalla medesima curiositas del grande scienziato, gli allievi dell’Istituto Superiore “Baruffi” di Ceva aderiscono al progetto “Metti una sera a teatro” e sabato 17 febbraio presenziano allo spettacolo “Processo Galileo” presso il “Gustavo Modena” di Genova. I docenti e la Dirigente scolastica al seguito non devono neppure costringerli a staccarsi dai cellulari, perché l’atmosfera si rivela magica: impossibile distrarsi e divagare; tutti gli occhi si indirizzano subito sul palco, dove campeggiano zolle di terra, una tastiera, alcune sedie e poltrone e, sullo sfondo, una lavagna e alcuni pannelli appesi al soffitto.

All’inizio appare un Galileo umiliato e in ginocchio difronte a una donna d’età matura simboleggiante la Chiesa; con la voce, più che col cuore, egli ritratta le sue scoperte occhi a terra. Ma nei 95’ minuti dell’atto unico, la trama s’infittisce, la lingua dei protagonisti si alterna diacronicamente e sposta di continuo lo spazio e il tempo: dal XVII secolo ai giorni nostri e poi, nel finale, a scandagliare i drammi più noti del Novecento. Un turbine di emozioni in cui gli spettatori sembrano davvero rincattucciati dietro il famoso cannocchiale a riflettere sul progresso e sulla sua pericolosa deriva, sul coraggio delle idee e sui rischi di sbandierarle a gran voce, sul metodo scientifico acerrimo nemico dell’ipse dixit.

Gli attori si alternano al centro della scena rappresentando anche personaggi diversi. Luci soffuse, raggi accecanti, polvere che a tratti si solleva a scandire i fallimenti di un’umanità che, per quanto stordita, non vuole arrendersi e continuamente si rialza con rinnovata passione. Suoni di piano e tastiera, che enfatizzano i momenti più drammatici; calcoli matematici, geometrie tracciate col gesso sull’ardesia. Silenzi. Ogni minuto trascorso è un invito a guardare in alto, ad occhi aperti, con entusiasmo; ad essere coraggiosi e credere nelle possibilità individuali di cambiare un mondo sempre meno decodificabile. Forse nel momento topico dell’abiura i cieli e le stelle hanno scritto sulla pietra e su lastre dorate le straordinarie evidenze di un uomo curioso, di un gigante che si è piegato perché amava troppo la vita. Grazie Galileo.

BaNNER
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