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«Io con Chiambretti tra Roma e Torino per celebrare la tv»

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Mercoledì 28 feb­­­braio, in pri­ma serata su Rai1, Mas­si­mo Gilet­ti condurrà “La tv fa 70”: anniversario che coincide con un grande ritorno, il suo. «Faremo un viaggio in macchina per le strade di Roma, con me ci sarà Piero Chiambretti. Io e lui, due “fuggiaschi” che ritornano. Due che da Torino ora girano nella Capitale. Ci dirigeremo verso il teatro del Foro Italico. l’Auditorium dove un tempo l’Or­chestra sinfonica della Rai aveva la sua sede», ha anticipato per IDEA l’ex volto di “Non è l’Arena”.

Il nome di qualche ospite illustre (De Filippi, Mentana, Bo­nolis) è già uscito. Ne può an­ticipare altri?
«Avremo anche Antonella Clerici, una come lei non po­trebbe mancare. E altri personaggi altrettanto legati alla televisione come Alberto An­gela, lo stesso Amadeus, Carlo Conti. Sarà un percorso nella memoria comune, il racconto di una storia condivisa, fatto per immagini».

In collegamento con Torino, città che ha condiviso i primi giorni della radio e poi anche della televisione italiana?
«Sì, saliremo sul tetto della sede di via Verdi, la prima casa della radio e della televisione. Un omaggio per ricordare il lavoro svolto dagli ingegneri Sergio Bertolotti e Alessandro Banfi, che per primi avviarono la sperimentazione delle trasmissioni negli anni tra l’Eiar del pe­riodo fascista e la Rai del dopoguerra».

Perché sul tetto?
«Un famoso cantante sarà lì, tra le antenne, e celebrerà in collegamento da Torino il legame con la televisione. E a proposito di musica, avremo ospite anche Angelina Man­go, vincitrice del festival di Sanremo».

Un racconto tra passato e at­tualità?
«Un racconto che si sviluppa con la dialettica e i linguaggi multimediali, la musica, i vecchi filmati degli archivi. Certo, sappiamo che non potrà essere esaustivo e che fatalmente ci dimenticheremo di qualcosa o di qualcuno. Si tratta di un viaggio lungo 3-4 ore, mentre per coprire l’intera vicenda del servizio pubblico servirebbe un’impresa titanica».

Che emozioni prova a tornare in Rai, da dove era uscito nel 2017?
«Io con la Rai sono cresciuto, con lei ho condiviso i miei sogni. Non sono mai andato via veramente e conosco ogni anfratto, ogni dettaglio di questa azienda. I limiti e i pregi, tutto. Tornare significa sempre rivivere ogni tappa del cammino».

È vero che nei momenti più difficili ha trovato tante manifestazioni d’affetto da parte del suo pubblico?
«L’altro giorno ero sull’aereo e, prima del decollo, il comandate è uscito dalla cabina per venire a stringermi la mano. Mi ha detto “sarò sempre dalla parte di chi ha coraggio, complimenti”. Mi ha fatto davvero piacere. In questo periodo ho ricevuto tanti attestati di stima dalle persone più diverse. So bene di essere scomodo, un eretico della tv, ma sono sempre rimasto dalla parte delle persone e se per questo ho pagato dazio, va bene così».

Non è la prima volta che finisce nell’occhio del ciclone.
«Il fatto è che non ho mai partecipato ai salotti dell’Intelli­ghenzia e del potere. Ecco perché spesso mi attaccano. Preferisco la libertà. Ciò che non sopporto è la disonestà intellettuale. Sono scelte di vita».

Ha già parlato del suo futuro con la Rai?
«Ho un accordo fino a giugno, in questi mesi vedremo quale sarà il destino. Rimango sereno, quello che ho attraversato mi fa essere molto deciso e sicuro su cosa fare, cioè solo progetti condivisi con chi accetta di lasciarteli fare».

L’abbiamo vista sul palco di Sanremo: ha detto che per pre­sentare il Festival c’è tempo (Vianello lo fece a 80 anni). Battute a parte, cosa le ha confidato Amadeus?
«Abbiamo chiacchierato per un’ora abbondante. Era in­teressante capire perché a un certo punto si decide di interrompere un’esperienza positiva. Ma che è stata molto faticosa. Non tanto per quanto ri­guarda la conduzione, perché quando sei sul palco hai la serenità che viene trasmessa da chi ti sta intorno e lavora al tuo fianco. Sanremo è un concentrato di tutto, un peso che non è facile gestire. Con tante polemiche dietro l’angolo. E poi a un certo punto si deve scegliere tra nuove sfide o vecchi successi. Anche Pippo Baudo ha fatto così: in totale ha presentato tredici edizioni di Sanremo, fermandosi sempre dopo cinque festival di fila. È il numero giusto. La vita è questa, alla fine della gioia ti accorgi che resta la fatica».

A proposito di fatica: torna in video dopo il vortice di “L’Are­na”. Quali sensazioni?
«La vivo come un’altra tappa. Mi hanno chiesto, è una rivincita? No, fa parte di un percorso con sconfitte e trionfi. Per percorrerlo serve equilibrio, andando oltre il passato».

Come ha vissuto gli ultimi me­si di “isolamento”?
«Ho recuperato l’anima. Mi sono nascosto in un’isola del Mediterraneo. Ho fatto come mi ha consigliato il mio maestro di vita e di giornalismo, Giovanni Minoli. Mi aveva det­to: allontanati dal frastuono e ritrova te stesso. Ho seguito il suo consiglio».

Ha funzionato?
«Se sono qui…».

Anche Minoli sarà con lei in trasmissione?
«Eh, non è semplice trovare i tempi giusti con Giovanni. Tra noi c’è un rapporto come tra padre e figlio. Ci saranno però alcuni suoi passaggi, perché lui è la storia della tv».

Un altro piemontese diventato romano. Lei sente ancora il legame con il territorio?
«Provo sorpresa quando sento qualcuno che, dopo essersi allontanato dalla sua terra, risponde con fastidio a chi gli ricorda le radici, “ormai vivo a Roma da quarant’anni…”. Cre­do che le radici siano la mia essenza, la mia storia. Sono convinto che certi valori che ci portiamo dietro, siano strettamente legati ai luoghi nei quali siamo nati. So bene quanto sia difficile essere precisi, puntuali e lavoratori. Ecco, questa serietà molto piemontese la porto con me».

Chiudiamo con un argomento che le sta a cuore: la Juventus. Lei è pro o contro Allegri?
«Non entro nella diatriba. Per la Juventus sarebbe più importante avere dirigenti che amino il calcio. La crisi è cominciata con la separazione da Marotta. Se prima noi eravamo al vertice mentre l’Inter era lontana, oggi le parti sono invertite: il parallelismo con i nerazzurri racconta questo. Più che mettere l’accento sulla guida tecnica, andrebbe valutata la questione dirigenziale. Considerando an­c­he che dal club nel frattempo è uscito un personaggio come Andrea Agnelli».

CHI È

Torinese, 61 anni, è giornalista, conduttore televisivo e radiofonico oltre che autore. Negli ultimi mesi non è più apparso in televisione dopo la brusca interruzione su La7 del suo talk show “Non è l’Arena”

COSA HA FATTO

È stato indagato assieme a Sandra Amurri per diffamazione dalla Procura di Terni dopo una denuncia presentata dal boss Giuseppe Graviano. In precedenza il faccendiere Salvatore Baiardo era stato ospite della trasmissione

COSA FA

Il conduttore tornerà in prima serata su Rai1 mercoledì 28 febbraio per condurre “La tv fa 70”, programma che celebra il compleanno del servizio pubblico con tanti ospiti prestigiosi e un racconto per immagini (e canzoni) che ripercorre tutte le tappe, dalle origini dell’Eiar a oggi. Un anno fa Giletti era uscito da La7, ora ha un contratto in Rai fino a giugno