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Plin: concluso il ciclo sui carnevali alpini. Ai ranghi di partenza un marzo al femminile

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Si è concluso giovedì 22 febbraio il primo ciclo di eventi che la società Prokalos ha organizzato negli spazi Plin, al secondo piano del Rondò dei Talenti di Cuneo (via Gallo,
1). Nel pomeriggio di sabato 17 protagonista è stata la Baìo, antichissima tradizione occitana la cui riproposizione più famosa è quella della Valle Varaita, in particolare di Sampeyre. A raccontare questo carnevale, che affonda le sue radici addirittura attorno al Mille e che richiama le antiche feste di paese, le “abbadie”, sono stati i registi Andrea Fantino e Fredo Valla. Fantino ha proiettato in anteprima il suo documentario “Baío. La festa e il rito”, realizzato durante l’edizione del 2012. Valla, invece, sampeyrese di nascita e per molte edizioni figurante della manifestazione, ha introdotto e commentato il lavoro
cinematografico del suo allievo raccontando non solo la storia e il significato della Baìo, ma anche il suo vissuto personale e alcuni toccanti aneddoti legati a questa.

Giovedì 22 spazio al pestifero (e divinatorio) Orso di Segale di Valdieri. Il Carnevale dell’Orso di Segale, tradizione risalente alla notte dei tempi, dopo un’interruzione durata 50 anni ha ripreso vita nel 2004 grazie a un progetto della Regione Piemonte e al contributo di storici e antropologi.
Per il ventesimo compleanno della sua “rinascita”, Plin ha ospitato l’antropologa Irene Borgna e il referente dell’Ecomuseo della Segale, Alessio Barale, entrambi a nome dell’Ente di gestione delle Aree Protette Alpi 2 Marittime, i quali hanno raccontato sia lo svolgimento,
quanto mai singolare, di questo carnevale alpino, sia la sua contestualizzazione nella grande tradizione italiana ed europea del “risveglio” degli animali selvatici. L’Orso di Segale esce dal letargo, corre per le vie del paese, non si ferma nemmeno quando viene incatenato dal domatore ed “esorcizzato” dai finti frati, ma che succede quando viene finalmente catturato? L’orso guarda il cielo, si ricorda della luna che aveva visto nella notte in cui è uscito dalla tana e ci dice se la primavera sarà vicina o ancora lontana.
I carnevali alpini rappresentano, attraverso i costumi, le musiche e i dialetti, le leggende e le superstizioni di un mondo rurale ormai scomparso. Lo scompiglio della festa viene eliminato dalla comunità, che sia “processando” i tesorieri furfanti, come avviene nella Baìo, o bruciando il fantoccio dell’orso, come succede invece a Valdieri, e si lascia spazio alla Quaresima, un tempo nuovo fatto di calma e, sicuramente, di ristrettezze, ma foriero della primavera e dell’estate. Dopo il lungo, freddo inverno che costringeva tutti in casa,
consumava le provviste e riduceva le possibilità di contatti sociali, febbraio diventava il momento delle feste, degli scherzi, di un mondo sovvertito e colorato, e quella festa ci coinvolge ancora oggi con una nuova, rinnovata forza: tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri.
Gli incontri del mese di marzo, attualmente in via di definizione, saranno invece incentrati sul tema “La montagna delle donne”.

Tutti gli appuntamenti sono realizzati con il sostegno di Fondazione CRC.