Vede la luce, presso il Castello reale di Govone, il progetto atto al recupero degli appartamenti reali: un intervento complesso e fondamentale, finanziato dalla Fondazione Crc, dalla Fondazione Crt e dall’Associazione Govone Residenza Sabauda, che si occupa della gestione del Castello Reale di Govone insieme al Centro di Promozione Govone e il Castello.
Ne abbiamo parlato con il direttore Luca Malvicino e con Monica Chiabrando, direttrice dei lavori.
Innanzitutto, una premessa “storica” per comprendere la portata di questa operazione: «Il Castello Reale di Govone nel 1795 -dicono i due professionisti- fu scelto come dimora della famiglia dei Savoia, e a seguito della parentesi Napoleonica, a partire dal 1819 iniziarono importanti lavori di riammodernamento voluti da Carlo Felice di Savoia duca del Genevese, re di Sardegna dal 1821, indirizzati in particolare agli appartamenti reali che nel 1820 il duca decise di destinare al fratello Vittorio Emanuele I re di Sardegna e alla moglie Maria Teresa d’Asburgo-Este».
Già allora, si scelse il meglio per i migliori obiettivi: «I lavori furono affidati ai migliori artigiani e artisti del Regno di Sardegna sotto la supervisione dell’architetto ingegnere Giuseppe Cardone e dell’assistente Michele Borsa: l’arredo ligneo fu eseguito da un’equipe di intagliatori e scultori in legno, composta da Giovanni Battista Ferrero, Giuseppe Gianotti, Francesco Tanadei, Francesco Novaro, con a capo Giuseppe Maria Bonzanigo sia per quanto riguarda i pavimenti che per gli arredi. Mentre il percorso pittorico, che si ispira alla mitologia classica, ai pittori Carlo Pagani, Andrea Piazza, Luigi Vacca e Fabrizio Sevesi».
In cosa consiste, di fatto, questa attività ora pronta per essere presentata ai visitatori? «Si tratta di un intervento rigorosamente conservativo per mantenere tutte gli elementi artistici e architettonici ancora presenti e eliminando tutte le criticità presenti nei numerosi materiali senza però modificarli esteticamente».
Con “delicatezza”, beninteso: «È stato effettuato, infatti, un restauro “invisibile”, che consenta il recupero del bene e della sua leggibilità, senza imporsi su di esso. La discrezione raffinata e la leggerezza diventano davvero indispensabili per poter restituire ad un pubblico sempre più numeroso, la sensazione di entrare in un luogo intonso, i cui abitanti siano solo momentaneamente assenti».
Stiamo parlando a tutti gli effetti, espressamente, di quello che viene definito un “cantiere pilota” per il restauro di tutti gli appartamenti reali. «Questi appartamenti, infatti, sono stati decorati a cavallo tra la Restaurazioni e i grandi interventi commissionati da Carlo Alberto. Gli appartamenti del castello reale di Govone sono uno dei pochi esempi in Piemonte di questa fase decorativa che vede il passaggio da una decorazione di tipo impero-neoclassico alla ricercatezza del neogotico intrapreso da Carlo Alberto. La stanza scelta come cantiere pilota è una delle poche degli appartamenti reali che conserva tutte le decorazioni originali, aspetto confermato anche durante i lavori di restauro».
Non sono mancate sorprese, impensabili “prima”, e capaci di dare ulteriore valore aggiunto ad un bene che, già da sé, è stato riconosciuto come patrimonio universale dall’Unesco.
In particolare: «La prima fase del restauro della “Camera da Parata della Regina” ha previsto il restauro degli apparati lignei di porte e finestre. Preliminarmente è stato rimosso lo strato di vernice verde stesa dopo il 1898, quando il castello fu acquistato dal Comune di Govone. La rimozione della vernice ha messo in luce una colorazione grigio-azzurra uniforme su tutti i serramenti».
Una scoperta “epocale”, perché questa inattesa scoperta ha chiarito le fasi decorative della stanza. «Intorno agli anni Venti del ‘900 è stato stesa una vernice uniformante su tutti gli elementi lignei e realizzato l’elemento di coronamento a losanga sopra le porte. Il restauro degli apparati lignei ha quindi permesso di comprendere che la camera da Parata della Regina è uno dei pochi ambienti degli appartamenti reali che conserva quasi completamente tutte le decorazioni scelte e volute dai Savoia».
Da una fase iniziale, ad un secondo passaggio, con il restauro delle superfici pittoriche, affidato al Consorzio Arkè. «Anche la seconda fase di restauro ha riservato alcune “scoperte” che hanno permesso di approfondire la conoscenza del Castello di Govone. Prima dell’intervento di restauro si pensava che la volta fosse completamente in muratura, invece, salendo in quota, è stato possibile individuare delle porzioni in canniccio, negli angoli in corrispondenza delle porte e delle finestre. Probabilmente, durante la ridecorazione voluta da Carlo Felice di Savoia e dalla consorte Maria Cristina di Borbone Napoli, era stato deciso di “addolcire” la volta settecentesca che presentava quattro “sfondati” negli angoli, chiudendoli e simulando una volta a padiglione per permettere di decorare in modo uniforme le superfici».
Mitologia e arte, grazie ai ponteggi installati, i quali hanno permesso di conoscere più da vicino le scene rappresentate sulla volta di questa sezione del castello: la dea Diana, nella fattispecie, personificazione della Luna.
Malvicino e la Chiabrando precisano ancora: «Con le visioni di Ecate, con fiaccola e falce (con un corteo sacrificale che rappresenta la luna priva di illuminazione), Selene (rappresentata mentre scende ad ammirare Endimione), Artemide (con la luna sulla fronte sorella di Apollo il sole, rappresentata mentre scaccia Callisto che sarà trasformata nella costellazione dell’Orsa Maggiore da Zeus. Ed infine, il corteo di Bacco con Ametista: la ninfa fu trasformata da Diana in cristallo per sfuggire a Bacco, che adirato gli scaglia una coppa di vino facendo diventare il cristallo di Ametista viola, rappresentazione delle fasi lunari, detta anche pietra di Luna».
Il Roero stupisce ogni volta, spesso nelle maniere più impensate. C’è infatti da segnalare con la terza fase, attinente il restauro delle carte da parati applicate alle pareti, affidato all’impresa Soseishi.
E c’è il margine per elaborare una sorta di “gemellaggio”, con un altro maniero apparentato con quello di Govone, sulle linee sabaude. «E’ emerso che nel Castello di Agliè è presente la medesima bordura esistente a Govone, ulteriore tassello che collega i due palazzi, entrambi residenze predilette di villeggiatura dal sovrano Carlo Felice di Savoia».
La Camera da Parata della Regina, nella sua veste restaurata, si può apprezzare con la riapertura avvenuta nel mese di marzo. Il Castello Reale di Govone è infatti visitabile dal venerdì alla domenica tra le 10 e le 12.30 e tra le 15 e le 18, sino a dicembre.
Durante l’anno, non mancheranno gli eventi che hanno reso ulteriormente un “polo attrattivo” lo storico edificio, anche sotto i profili naturalistici. Primo appuntamento da mettere in agenda: il ritorno di “Tulipani a corte” del prossimo 24 marzo, in attesa di “Regalmente Rosa” di maggio, i concerti tra queste storiche mura, e ovviamente il “Magico paese di Natale”.