«Si tratta di un viaggio interiore, una moltitudine di sguardi, un’alternativa al pensiero unico, un ribaltamento dello stereotipo del dio biblico: un “viceversa, un dio che cura l’interno di ognuno nonostante tutto. Ma è anche uno studio condotto sul tema del viaggio dell’umanità stessa, del suo rapporto con il divino e soprattutto dell’incontro con l’Altro da sé che nel racconto biblico è incontro personale con un dio che chiede fiducia. L’archetipo femminile della cura è presente in ciascuno, è il “viceversa”, il femminile di Abramo, l’Abrahama nascosta in ognuno, è possibilità di relazione autentica con l’Altro da sé (che è e sono tutte le Sara della storia, gli Abramo, gli Isacco, tutti gli Ismaele, ma anche i senza tenda, i senza barca, i senza nome…), è cura nei confronti della Terra stessa. La regia e drammaturgia sono di Elisa Dani, luci a cura di Roberto Punzi, trovarobato di Vallati Marina. Con Simona Bergia, Lorenza Bernardi, Pamela Dutto, Chiara Ferrari, Anna Isoardi, Alessia Lucchino, Laura Mangioni, Rosanna Marro, Mara Mondino, Carla Pellegrino, Roberto Saba, Marina Vallati. Si ringraziano per la collaborazione Enrico Gallo Eva Maio Sabrina Marinone. Il progetto/spettacolo, già replicato almeno cinque volte sul territorio del cuneese, questa volta torna in scena nell’ambito della Rassegna “Viceversa”, voluta dal Comune di Cuneo, Assessorato alle Pari Opportunità e Cultura per ragionare intorno al tema della parità di genere, delle discriminazioni e del mondo femminile. “Poi mi dici” è una riflessione sul tema del rapporto tra il femminile ed il maschile dentro ognuno, all’interno della sociètà, ma soprattutto un modo ‘per pensare al rapporto con l’altro” cambiando punto di vista: un ribaltamento di sguardo, “un viceversa del pensiero”. Sarà presentato nello “Spazio varco” a Cuneo, in via Pascal, alle 21 di domenica 17 marzo. L’ingresso è libero, ma la prenotazione obbligatoria al 334.7334805
Elisa Dani conduce da anni percorsi espressivi e formativi in ambito teatrale per adolescenti e adulti, le «Palestre di teatro a Boves». Ogni anno le Palestre di Teatro affrontano tematiche contemporanee che hanno a che fare con il vivere umano e le declinano attraverso un puntuale e preciso lavoro su di sé degli attori e di ricerca di fonti e scrittura creativa.
«Poi mi dici» è uno studio sulla figura dell’Abramo biblico attraverso gli sguardi molteplici di Sara. Sara si moltiplica attraverso le tante attrici, e le loro singolari personalità, assumendo, appunto, connotazioni contemporanee.
«Poi mi dici» è uno studio sulla figura dell’Abramo biblico attraverso gli sguardi molteplici di Sara. Sara si moltiplica attraverso le tante attrici, e le loro singolari personalità, assumendo, appunto, connotazioni contemporanee.
Dopo uno studio approfondito e collettivo da Kierkegaard a Levinas, da Carmine di Sante a Vacchelli, a Marco Tibaldi, da Bobin a Szymborska, l’esercizio creativo di scrittura ha permesso di superare gli stereotipi in merito al dio biblico, accedendo ad un panorama di sensi e paradossi molto interessanti, al di là del pensiero comune. Ne è nato un lavoro che è come un viaggio interiore popolato da personaggi, tratteggiati dagli allievi, in realtà molto concreti ed attuali che riportano però sempre ad una dimensione d’interno.
«Le vicende raccontate dalla Genesi sono state rilette da molteplici punti di vista esistenziali portandone alla luce aspetti a volte meno evidenti e affrontando temi a dir poco importanti come l’amore e il tradimento, l’inganno e la gelosia, l’egoismo, lo sfruttamento degli altri e il potere, la paura, il dubbio e l’angoscia, il sacrificio e il dono di sé, la casa, lo sradicamento, l’attaccamento alla terra e la trasmissione di un’identità, e poi la vita e la morte e soprattutto il significato del creare la vita o del non volerlo del non poterlo fare. O del volerlo fare a tutti i costi. Il tutto con un tono di “verità” davvero vibrante. Se Abramo resta uno, trasformato in una sorta di eterno turista/profugo con trolley, camicia hawaiiana e infradito, Sara si è moltiplicata in undici sue possibili versioni. Più giovane o meno giovane. Più disincantata o più aperta alla speranza. Ma tutte incinte di bambolotti o stracci… (..)». Da una recensione di Paolo Bogo.