Luca Borsato, albese, membro del Comitato nazionale dell’unione promotori esports e gaming (Upeg) racconta un mondo in espansione, ma “sconosciuto” ai più.
Facciamo subito chiarezza, che cosa si intende per esports?
«Gli esports, abbreviazione di “electronic sports”, si riferiscono alla competizione professionale utilizzando videogiochi. Questo può variare dai tornei individuali ai giochi di squadra e si svolge su vari generi di videogiochi, come quelli di strategia, di combattimento, di sport e molti altri. Al pari degli sport tradizionali, gli esports coinvolgono atleti professionisti, squadre, leghe e una vasta gamma di competizioni. Questi eventi spesso attraggono un pubblico numeroso, sia online che in presenza, e possono offrire premi per i vincitori».
Un fenomeno in grande crescita?
«Assolutamente sì, gli esports sono un fenomeno in rapida espansione a livello globale. Negli ultimi anni, hanno visto un’impennata sia in termini di popolarità che di investimenti economici. Questa crescita è spinta non solo dall’aumento del numero di giocatori e spettatori ma anche dall’interesse di sponsor, marchi e piattaforme di trasmissione che vogliono associarsi a questo settore dinamico. Gli eventi di esports nel mondo riempiono stadi, attirano milioni di spettatori in streaming e generano opportunità di carriera per giocatori, organizzatori e professionisti del settore».
La situazione in Italia presenta invece alcune peculiarità.
«Nonostante il valore del comparto esports in Italia sia stimato attorno ai 50 milioni di euro, il paese affronta delle sfide uniche che ne modulano lo sviluppo e la percezione. Uno dei motivi principali risiede nella diffidenza culturale e nella mancanza di riconoscimento ufficiale degli esports come discipline sportive a tutti gli effetti. Mentre in molti paesi sono stati abbracciati come parte integrante dell’industria dello sport, in Italia persiste ancora una certa reticenza nel considerarli al pari degli sport tradizionali. Questo si traduce in minori investimenti istituzionali e in una minore presenza nei media tradizionali rispetto ad altre nazioni».
Quali altri problemi ci sono?
«La frammentazione del mercato e una mancanza di strutture dedicate che possano ospitare eventi di grande portata, elementi che in altri paesi hanno contribuito significativamente alla crescita dell’ecosistema esports».
Che passi avanti sono stati fatti?
«Il settore in Italia ha compiuto passi da gigante verso il riconoscimento e la regolamentazione, grazie all’azione congiunta dell’Osservatorio Italiano Esports (Oies) e del Parlamento italiano. Un momento significativo in questo percorso è stata la presentazione di un White Paper sugli esports, elaborato dall’Oies, direttamente alla Camera dei Deputati. Si tratta di un documento che ha catalizzato l’attenzione e l’interesse delle istituzioni verso questo mondo, ponendo le basi per una discussione ufficiale sulla disciplina del settore. Discussione che si è avviata pochi giorni fa, il 21 febbraio 2024, in Commissione Lavoro e Cultura della Camera dei Deputati. La calendarizzazione e l’avvio di una discussione parlamentare sulla regolamentazione degli esports rappresentano un traguardo senza precedenti per il settore in Italia».
È stata lanciata l’idea di un documento ufficiale di regolamentazione.
«Il White Paper presentato dall’Osservatorio Italiano Esports (Oies) al Parlamento italiano è un documento strategico e informativo che mira a fornire una panoramica dettagliata dell’industria del settore in Italia, evidenziandone le potenzialità, le sfide e le opportunità di crescita. Il White Paper è frutto di un ampio processo di consultazione e collaborazione tra professionisti del settore, appassionati, accademici e rappresentanti istituzionali, che hanno condiviso conoscenze, esperienze e visioni per tracciare insieme il futuro degli esport in Italia. Sono fiero che anche alcune mie proposte siano state comprese in questo documento».
Quali sono i nodi cruciali?
«La richiesta di un intervento normativo che possa riconoscere ufficialmente gli esport come discipline sportive. Questa mossa non è solo un passo verso la loro legittimazione, ma anche un modo per garantire che lo sviluppo di questo settore avvenga in maniera leale, integra e trasparente. Altrettanto importante è il sostegno ai professionisti del settore. Il documento sottolinea la necessità di stabilire standard professionali per atleti, allenatori e tutti gli operatori del settore, al fine di assicurare condizioni di lavoro eque e percorsi di carriera sostenibili».
Altri pilastri sono l’inclusione e l’educazione.
«Viene enfatizzata l’importanza di promuovere una cultura del gaming responsabile, affrontare il cyberbullismo e assicurare la parità di genere all’interno della comunità. Il documento propone l’introduzione dell’educazione al gaming nelle scuole, riconoscendo il potenziale formativo e educativo dei videogiochi come strumenti capaci di trasmettere valori positivi e stimolare l’apprendimento».
State lavorando anche a livello regionale?
«Lavorare a livello regionale e locale è proprio l’obiettivo dell’Unione Promotori Esport e Gaming di cui faccio parte. Proprio a Torino lo scorso 30 novembre si è tenuto il Future Gaming Lab nato da una partnership tra Talent Garden e Oies. Durante l’evento i partecipanti hanno potuto presentare le proprie idee di business nel mondo gaming davanti a investitori ed esperti che sono stati felici di fornire indicazioni concrete e suggerimenti».
Lei è di Alba, cosa succede in ambito locale?
«Certamente, essendo di Alba, nutro un forte interesse nel portare la cultura degli esports nel nostro territorio. Il mio obiettivo è organizzare un evento nelle Langhe che possa fondere la componente competitiva con la ricchezza culturale del gaming. Sono alla ricerca di partner e collaboratori locali che condividano la visione di un evento capace di diventare un punto di riferimento sia per gli appassionati di questo settore sia per coloro che desiderano scoprire le Langhe sotto una nuova luce».
L’idea è di coinvolgere il movimento sportivo tradizionale.
«La collaborazione con gli enti sportivi tradizionali rappresenta un aspetto fondamentale nel processo di crescita e di riconoscimento degli esports. Fin dal 2022, per esempio, la Lega Nazionale Dilettanti (Lnd) ha intrapreso una partnership con l’Osservatorio Italiano Esport, portando avanti un’importante opera di sensibilizzazione. Questa sinergia ha l’obiettivo principale di creare ponti tra il mondo sportivo tradizionale e quello digitale, riconoscendo e valorizzando le potenzialità di entrambi».
Articolo a cura di Daniele Vaira