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Don Domenico Ricca l’amico salesiano

Ci ha lasciati il cappellano fossanese del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino

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Un lutto che ha colpito diversi ambiti e territori. La morte di Don Do­menico Ric­ca, 77 anni, conosciuto come Don Mecu ha lasciato realmente un vuoto. Salesiano, fossanese di nascita, con tanti amici cuneesi, don Mecu era stato ordinato nel 1975 e dal 1979 per oltre quarant’anni cappellano nel carcere che già don Bosco frequentava, il carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. I suoi compiti e incarichi sono stati tanti e in giro per tutta l’Italia e non solo. Sempre attento al mondo degli ultimi, è stato tra i fondatori della cooperativa sociale Valdocco, poi dell’Ags per il territorio, dei Salesiani per il Sociale, degli Amici di don Bosco onlus che si occupa di adozioni a distanza, consulente in molti tavoli per il Ministero della Giu­stizia, delegato per le Acli di Torino e tanti altri incarichi.
Ma è al carcere minorile che ha dedicato la sua vita. E amava ricordare che l’intuizione di don Bosco su oratorio e sistema preventivo era proprio nata dalla frequentazione del santo con i ragazzi del carcere e da qui si originarono le basi educative salesiane sempre attuali.
Con uno sguardo e un’intelligenza tutta sua e tutta “salesiana” don Mecu, ovunque è andato, tra i suoi ragazzi in carcere, tra i ragazzi delle scuole, nei tavoli ufficiali, tra le autorità, ha sempre saputo scuotere, interpellare, smuovere per suscitare idee e nuove strade a favore dei giovani, specie per quelli più disagiati. «Il mondo dei giovani – diceva – è un mondo di possibilità. Per poter essere fermento in questo mondo, dobbiamo conoscere e valutare positivamente e criticamente ciò che i giovani valorizzano e amano». Il racconto dell’esperienza era diventato un libro intervista di Marina Lomunno “Il cortile dietro le sbarre: il mio oratorio al Ferrante Aporti”. Lascia, oltre ai confratelli, tanti amici in tutta Italia e i familiari a Busca, tra cui una sorella suora Giuseppina a Cuneo.