«Mi ricandido in Europa per la mia terra»

Il bilancio dell’eurodeputata Gianna Gancia: «Anni intensi e formativi. Voglio proseguire il mio impegno in difesa di cittadini, famiglie e imprese»

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«Sono nata nel 1972 a Bra. Sono cresciuta nelle Lan­ghe, a Narzole, ed è qui che ho capito cosa significhi avere e coltivare la passione per un territorio. Le vicende della vita mi hanno fatto presto avvicinare al mondo dell’imprenditoria. All’età di 21 anni, dopo la prematura scomparsa di mio papà, mi sono trovata con la pesante responsabilità di gestire l’azienda di famiglia. Attra­verso questa esperienza ho imparato ad essere indipendente, determinata e ad avere valori saldi che da sempre cerco di trasmettere a mio figlio Gianpiero. Da mamma mi stanno molto a cuore i giovani». Un tratto significativo, preso dal suo sito ufficiale, che descrive appieno l’europarlamentare (della Lega) Gianna Gancia. Ne è nata una chiacchierata per IDEA in cui abbiamo toccato diversi temi, dai progetti presi in carico, quelli da ultimare e i prossimi obiettivi politici e personali.

Il suo mandato iniziato il 2 luglio 2019 si sta per concludere.

«Sono stati anni intensi, l’e­sperienza europea è super formativa. Sono cresciuta molto a livello personale. Si può essere europeisti o meno, resta che talvolta non è realmente percepita l’importanza dell’Europa. Perché determina, con direttive e normative, almeno l’80 per cento della legislazione nazionale. Questa legislatura è stata molto condizionata dai Verdi. Come tutte le ideologie, credo siano poco pratiche. Per migliorare l’ambiente, per la salute e per ridurre l’inquinamento bisogna ac­compagnare i cittadini e le im­prese gradualmente, senza creare traumi sociali. Ho combattuto fortemente in questa direzione. Ai governatori Cirio, Zaia, Bonaccini e Fontana quando è uscita la direttiva sulla qualità dell’aria – per la quale sono unica relatrice italiana – ho lanciato un chiaro segnale d’allarme riguardo agli effetti disastrosi e non risolutivi, sulla Pianura Padana».

Identità e Democrazia è il gruppo politico di cui la Lega fa parte nel parlamento europeo. Viene descritto come un partito sovranista di destra ed estrema destra. Cosa ci può dire a riguardo?

«Ho espresso i miei dubbi fin dall’inizio. La Lega è nata federalista e liberale, a favore delle Pmi. Sulle piccole e medie imprese, è il lavoro che porto avanti da sempre. “ID” non è stata la mia collocazione più adeguata, anche rispetto alla mia storia personale e alla storia della Lega, che non è assolutamente un partito di estrema destra. Ho sempre espresso le mie posizioni e in Europa mi sono fatta conoscere personalmente».

Quali progetti vuole portare a termine?
«Continuare ad impegnarmi, in prima persona per i nostri territori, le nostre imprese e il benessere di famiglie e cittadini. In Europa si fa un lavoro sottotraccia, che quasi non si vede ma è fondamentale. Spero di rendere l’idea. Ho lavorato molto sull’agricoltura, cercando di limitare l’ideologia green a favore della genuinità dei prodotti, della competitività del nostro sistema produttivo e della salute delle persone. Ho partecipato all’assemblea parlamentare tra l’Unione europea e i Paesi dell’organizzazione dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, in Angola. Bisogna lavorare per lo sviluppo dell’Africa: nuovi mercati per le nostre imprese, posti di lavoro per gli africani, freno reale all’emigrazione verso l’Europa. E poi le donne. La recente direttiva europea sulla violenza di genere, con il sesso senza consenso che è stupro, ma non reato e l’esclusione delle molestie sul lavoro votate dal Parlamento europeo, conferma che c’è ancora molto da fare sul fronte dell’uguaglianza e la rappresentanza femminile è fondamentale in tal senso».

Parliamo dell’agricoltura nel­la nostra provincia Granda.

«Il cambiamento e l’innovazione sono essenziali per il progresso umano, ma devono essere gestiti in modo responsabile e compatibile con le forze in nostro possesso. L’agricoltura e gli agricoltori sono i primi a voler preservare il territorio. L’ideolo­gia green è troppo spinta per essere applicabile e non produce nulla se non un disastro sociale. L’agricoltura va ac­com­pagnata verso la transizione climatica e il digitale, tenendo conto dei cambiamenti climatici. Gli agricoltori non si sono mai tirati indietro, ad esempio fronteggiando la siccità. La Granda, per larga maggioranza, è modernizzata, all’avanguardia e tiene all’ambiente. Possiamo essere ottimisti, la nostra provincia è un fiore all’occhiello. Un fiore all’occhiello per l’Italia».

Si ricandida per le imminenti elezioni europee?

«Sono a disposizione della Lega e la mia volontà è quella di continuare il lavoro intrapreso».

Quanto si sente ancora di dare, in campo politico?
«La politica è una ragione di vita, una missione, per me. Mi sento ancora di dare tanto dopo aver fatto la gavetta, partendo dal Consi­glio Comunale di Narzole. Sono stata presidente della Provincia di Cuneo (nel 2009 la più giovane presidente di Provincia d’Italia, ndr), al Consiglio Regionale del Pie­monte come consigliera eletta. Poi, l’inizio del percorso in Europa, continuando a mantenere il contatto con la realtà quotidiana, dialogo con le persone e il mio lavoro di imprenditrice agricola».

Possiamo dire “G come Gian­na Gancia” ma, anche, come gavetta.

«Sono davvero orgogliosa di questo. Sono sempre stata coerente, fedele ai miei principi, non ho seguito il vento del momento. Ho un’idea di autonomia e federalismo dei territori, libertà d’impresa e nessun spreco pubblico. Passione e gavetta, ma la gavetta la fai solo se hai la passione».