Si parte da Vinum, l’enoteca più grande d’Italia, che per 7 giorni, il 25, 26, 27 e 28 aprile, il 1°, 4 e 5 maggio con 700 etichette, 400 produttori, un programma sconfinato, farà di Alba una vetrina internazionale per promuovere le eccellenze del territorio. Emanuele Bolla, assessore al Turismo albese era a Milano alla presentazione in anteprima della rassegna che quest’anno presenterà diverse novità, tra cui “Note di vino”, aperitivi musicali con lo sfondo del castello di Roddi.
Torna un evento che, ormai, è una certezza capace di innovarsi.
«Ci prepariamo a un’altra grande stagione turistica con l’arrivo del primo evento dell’anno, Vinum, arrivato alla quarantaseiesima edizione, una fiera capace di registrare lo scorso anno 160mila degustazioni, scelte da un pubblico sempre più internazionale e giovane».
Degustazioni, passeggiate, aperitivi, cene di gala: sarà difficile scegliere.
«Si tratta di un programma che mantiene una sua identità, ma con tante diverse sfumature, non solo enogastronomiche. Mi piace ricordare la giornata del 30 aprile dedicata alla dodicesima edizione dell’International Jazz Day, capace di richiamare ospiti come Andy Bluvertigo, Filippo Cosentino e Daniele Bertone in un inedito programma funk, ma anche segnalare Vinum Lab con una novità».
Di cosa si tratta?
«La Sala dell’Analisi Sensoriale del Mudet, il museo del Tartufo, sarà protagonista dei laboratori tematici che forniranno le basi per una corretta degustazione del vino anche in abbinamento con il formaggio».
Il Mudet sta diventando sempre più protagonista della città.
«Da quando è stato aperto abbiamo registrato quasi 5mila accessi: non bisogna dimenticare le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e il grande lavoro che è stato svolto anche dai nostri uffici per garantire un’apertura così rapida. Ora è il momento di farlo entrare ancora più in contatto con la cittadinanza, a cominciare dalle scuole. È fondamentale iniziare a sensibilizzare i giovani sull’importanza delle nostre tradizioni ed eccellenze, a cominciare dal tartufo».
Avete pensato a un percorso “ad hoc”.
«Una sequenza di stanze tematiche permette di esplorare tutte le sfumature del tartufo attraverso quattro principali filoni – l’uomo, la natura, la cucina e la cultura – offrendo un’esperienza cognitiva avvincente. Nel museo il fiore all’occhiello è rappresentato da una serie di immagini appositamente realizzate da Steve McCurry, una delle figure più iconiche della fotografia contemporanea, esposte in maniera permanente. Le dieci sale, corredate da uno spazio laboratoriale, conducono il visitatore nel mondo del tartufo lungo 140 metri di illustrazioni grafiche tematiche, dispositivi multimediali e oltre cinquanta oggetti espositivi a tema. Il nostro obiettivo di sviluppo, però, è ancora più ampio».
Quali altri elementi prevede?
«Continueremo a mantenere aperto il museo tutti i giorni e desideriamo sfruttare la sua sede per organizzare incontri di approfondimento, open day ed eventi. Il nostro obiettivo è trasformare il Mudet in un punto fermo e centrale nell’esperienza turistica locale, e successivamente ci dedicheremo a promuovere la sua interazione con le altre realtà della città e del territorio».
In generale, che 2023 è stato per il turismo albese?
«È stato l’anno del consolidamento per il turismo, che ha permesso di raggiungere i numeri del 2019, i pernottamenti registrati in città grazie alla tassa di soggiorno versata nelle casse comunali sono stati 203mila, in linea con i numeri precedenti alla pandemia».
Come interpreta i dati?
«I numeri ci dicono che il territorio e tutti gli attori coinvolti hanno lavorato bene con sinergia, coordinamento e programmazione, ma questo deve essere un punto di partenza».
La Fiera del Tartufo Bianco d’Alba rappresenta da sempre uno dei momenti di maggior affluenza.
«A settembre e ottobre ci sono stati oltre 50mila pernottamenti, rappresentando il picco di turisti, ma la stagione turistica legata alla Fiera arriva fino a dicembre. Abbiamo riscontrato miglioramenti anche in estate, da sempre il momento più delicato, grazie a proposte legate all’outdoor. Ci sono stati risultati positivi anche in primavera, sfruttando il volano di Vinum. Le presenze ad aprile sono state 19mila, oltre 3mila in più rispetto al 2019. Ci sono, però, margini di miglioramento e di perfezionamento dell’offerta turistica».
A cosa si riferisce?
«Dobbiamo continuare a puntare sulla qualità, ma accanto all’enogastronomia, all’outdoor, alla sostenibilità, dobbiamo puntare sulla cultura, facendo in modo che ci sia dialogo tra le varie realtà all’interno di un confronto costante anche tra enti pubblici e privati. La Cappella del Barolo è stata un’intuizione geniale della famiglia Ceretto e non è un caso che sia tra le attrazioni più fotografate e condivise sui social della nostra zona. Bisogna coltivare questa scintilla ed essere consapevole della forza culturale che abbiamo e che è il motore della nostra candidatura come Alba Bra Langhe e Roero capitale della cultura 2026».
Sta nascendo un modello di programmazione.
«Abbiamo una visione e un metodo fatto di partecipazione e condivisione. E ci sono delle risorse che lavorano sul territorio in maniera egregia in questo settore. Mi riferisco alla Fondazione Ferrero, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, alle tante iniziative che hanno come centro Alba, ma con un respiro più ampio, agli artisti come Valerio Berruti, che risiedono nel territorio e sanno valorizzarlo con il loro talento. La visionarietà di “Alba” in piazza Michele Ferrero è una scommessa vinta dalla città. Senza dimenticare l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero capace di ottenere ottimi risultati e di essere capofila di progetti come Prospettive che ha visto artisti internazionali realizzare opere d’arte a Roddino e Neviglie».
A chi ha paura del sovraffollamento o dell’overtourism, cosa dice?
«Un turismo sostenibile e di qualità è la priorità di tutti perché permette il rispetto ambientale e il mantenimento di un’identità forte. Attualmente non ci sono situazioni estreme e c’è un monitoraggio costante del territorio, oltre a una serie di progetti condivisi che vogliono tutelare il paesaggio Unesco e le persone
Articolo a cura di Daniele Vaira