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«Così il Piemonte si è trasformato in un grande set»

Paolo Manera, direttore di Film Commission: «I paesaggi vitivinicoli, una carta da giocare»

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Il Piemonte è sempre più un grande set cinematografico, nel capoluogo è facile imbattersi in qualche troupe intenta a girare, nelle pubblicità alla televisione riconosciamo le piazze auliche. Le cifre di questa importante industria fanno registrare valori da record: 1.300 giornate di riprese nel solo 2023, 236 progetti, 52 milioni di euro di impatto sul territorio. Siamo andati a chiedere il segreto di questo successo a Paolo Ma­nera, direttore della Film Com­mission Torino Piemonte, fondazione preposta al sostegno delle produzioni che scelgono di venire a girare nella nostra regione.

Dottor Manera, ci spieghi…
«Il Piemonte è oggi un polo cinematografico sempre più affermato, come risultato di una strategia perseguita con tanta costanza nel corso del tempo. È sicuramente favorito dalla molteplicità di scorci naturali e dalle svariate tipologie architettoniche, ma non si tratta di offrire solamente belle location per scenografie importanti, qui alle spalle c’è tutta un’industria con competenze e maestranze di grande professionalità, vi sono coinvolte imprese dalla forza economica e progettuale. Si è venuta a creare una sinergia con istituzioni pubbliche e private, con incentivi economici e sostegni concreti nell’ottica di proporre sempre più il territorio per opere audiovisive di vario genere».

E questo è il ruolo di Film Commission, operativa sul territorio dal 2000, che fa parte di un’associazione di una ventina di altre simili realtà regionali…
«Sì, la nostra fondazione, una delle prime, ha fatto da subito un’azione molto forte di pubblicità, comunicazione, attrazione di tante produzioni consolidando la storica vocazione cinematografica del territorio. Oggi siamo in grado di assicurare, anche a nove produzioni in contemporanea, servizi, assistenza logistica e aiuto nel reperimento di cast, per le concessioni del suolo pubblico o i contatti con enti».

La sede in cui ci troviamo è la riconversione industriale di un ex lanificio che ha però mantenuto gli elementi strutturali originali. Suddivisa in 18 blocchi per uffici e laboratori, dispone anche di una sala casting e di una sala polivalente per le proiezioni ad uso interno.
L’attività continua anche all’esterno…

«Abbiamo un importante servizio di location scouting, con guida ai sopralluoghi per una prima ricognizione delle varie località proposte nella guida online che è una vera banca dati di circa 1.500 immagini tra abitazioni residenziali, contesti urbani, ambienti rurali e industriali, monumenti o infrastrutture».

Un piacevole catalogo da sfogliare, cui ognuno può aggiungere la propria personale candidatura. Di questa vostra preziosa offerta di location circa 200 luoghi sono in provincia di Cuneo. Cosa attrae di più?
«Di sicuro sono di grande interesse le residenze molto grandi, ville nobiliari con parchi, palazzi a carattere aristocratico borghese, ma anche strutture industriali. Penso ad esempio alla ex cartiera di Ormea che è stata recentemente sede di un’importante produzione ci­nematografica. Funziona mol­to la disponibilità di queste strutture dalla forte personalità, capaci di mettere in scena diverse epoche storiche. Poi penso al museo ferroviario di Savigliano o alla stazione di Saluzzo, alla Racconigi sabauda. Una carta ancora da giocare sono invece i grandi paesaggi vitivinicoli dell’Albese».

“Sacred creatures” di Frieda Luk ha recentemente portato in scena Bra e Marene…
«Sì, la regista canadese cercava un ambiente non metropolitano e ha fortemente voluto girare in Piemonte. A Bra ha fatto tappa anche l’attore Stanley Tucci con i suoi servizi alla scoperta del cibo di qualità per la Cnn».

Ritrovare un contesto noto in un film innesca un particolare coinvolgimento, ma non sempre le ambientazioni sono esplicite, anzi…

«Dichiarare o meno il luogo reale è un aspetto molto interessante del cinema. Se appare in modo manifesto la sua visibilità comporta un potente ritorno turistico. Il primo caso eclatante è stato il castello di Aglié nella serie Elisa di Ri­vombrosa. Più recentemente la prima stagione di “La legge di Lidia Poët” ha messo in moto specifici percorsi turistici in città, spingendosi poi anche fuori, come a Fossano».

Dunque un ritorno di immagine importante e un decisivo coinvolgimento dell’indotto…
«Certo. Per costi e praticità tra l’altro la produzione cinematografica un tempo rimaneva concentrata su Torino e dintorni, mentre ora ci sono molte produzioni internazionali più attente al valore del luogo, disponibili a spostarsi nelle province. Ma è anche vero che la maggior parte delle volte in cui si vedono immagini di Roma o Milano non si tratta che di scorci torinesi in incognito. Pensiamo alla casa di Andreotti nel film “Il divo”. Anche scene sensazionali della serie “Fast&Furious” sono state riprese magari sul Po. Il Piemonte riesce a interpretare molti ruoli ed è scelto come luogo per ricreare ad esempio paesaggi svizzeri o francesi, grazie alla bellezza del territorio, alla sua luce, oltre che alla sua ospitalità e al supporto che è in grado di garantire. Può poi contare su una popolazione dalla grande ricchezza multiculturale. Anche l’industria della pubblicità ha saputo co­gliere queste sue opportunità».

A febbraio è stato assegnato il Nastro d’Argento a “Enigma Rol” come miglior docufilm.

«Sì, è un interessante documentario sostenuto da Fctp, girato in gran parte a Torino, nei pressi del Valentino, dove viveva Gustavo Rol, carismatico sensitivo. Sempre in campo biografico, tra Torino e diversi altri comuni piemontesi, si sono realizzate le riprese di “Call me Levi”, una serie tedesca ispirata alla figura di Levi Strauss, l’inventore dei blue jeans. La versatilità del nostro territorio ha permesso di ricreare qui l’atmosfera di San Francisco e New York di fine Ottocento».

E cosa ci anticipa invece sulla miniserie tv dedicata a Sergio Marchionne, ex amministratore delegato della Fiat?

«Per ora è ancora in fase di scrittura, si tratta di un progetto dallo stimolante valore autoriale dedicato a un personaggio internazionale dal carattere audace e creativo».

Torino sembra avere il cinema nel proprio Dna, dai tempi in cui vide nascere grandi kolossal come Cabiria, capolavoro del muto. Il Museo del Cinema, che da più di vent’anni ha la principale sede alla Mole Antonelliana, come interagisce con voi?

«È il nostro primo partner. Mentre noi ci dedichiamo a sostenere la produzione, il museo gestisce la conservazione, le mostre, i festival. Torino è giustamente riconosciuta come capitale del cinema a livello internazionale, ma lavoriamo a una sempre maggiore crescita, volano economico non solo per l’industria di settore».

Ci congediamo guardandoci ancora una volta intorno in questa grande officina dove tra uffici e sartorie, depositi e attrezzerie varie, convivono in questo momento ben sei diverse produzioni. Accanto ai registi, fonici, montatori, doppiatori, truccatori, ognuno nel proprio spazio con precisa organizzazione porta avanti in piena autonomia la propria operosità, fotografia attendibile in tempo reale di quanto si stia concretamente girando tra fiction, cortometraggi, spot.

Una vita nella filiera del cinema: musicista, attore e critico

Paolo Manera, classe 1967, torinese, è laureato in Lettere Moderne con una tesi in Storia e critica del cinema sulla distribuzione e le sale cinematografiche in Piemonte, un lato un po’ trascurato dell’aspetto più prettamente economico e sociale della cinematografia, di cui all’epoca aveva già iniziato ad avere conoscenza diretta. Musicista quando aveva tempo, attore in qualche piccolo cameo, critico cinematografico, autore di saggi, consulente per trasmissioni radiofoniche e televisive, organizzatore di eventi, ha sperimentato negli anni i diversi aspetti della filiera del cinema in modo molto diretto. Dal 2015 è Direttore della Film Commission Torino Piemonte e dal 2020 è vicepresidente di Italian Film Commissions.

Più di 1.500 realizzazioni dal 2000 a oggi lungometraggi, serie tv, spot e videoclip

La Fondazione senza fini di lucro Film Commission Torino Piemonte, creata nel 2000, ha come scopo la promozione della regione e del suo capoluogo come location e polo di lavoro per produzioni cinematografiche e audiovisive. Con più di 1.500 realizzazioni effettuate tutte o in parte sul territorio da parte di compagnie italiane e straniere, contribuisce sensibilmente allo sviluppo e al sostegno dell’industria locale. Le produzioni spaziano dai lungometraggi e i cortometraggi cinematografici, alle serie TV, a documentari, pubblicità, videoclip e molte altre attività collaterali. Fornendo supporto logistico, incentivi economici e qualificate competenze professionali è negli anni diventata punto di riferimento fisico permanente nella propria ampia sede di via Cagliari 40.

Articolo a cura di Ada Corneri

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