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Il commento di Andrea Silvestro, vice-presidente ANPI di Fossano

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Pensando al significato più profondo della Giornata internazionale della donna, che ricorda l’alto valore delle conquiste sociali – spesso pagate a duro prezzo – del genere femminile, come sezione ANPI di Fossano abbiamo scelto di dare spazio a due testimonianze significative.

Franca Caffa ha vissuto, in tenera età, l’oppressione asfissiante del fascismo, rimanendone segnata profondamente. Nel secondo dopoguerra ha abitato nei quartieri operai di Genova, conducendo una vita umile e semplice, ma anche illuminata e fraterna, in cui è riuscita a coltivare ogni giorno un impegno politico autentico, improntato al riscatto sociale. Fin dalla giovane età, ha svolto varie mansioni, spesso faticose (una delle prime presso una raffineria petrolifera). Mansioni mai svolte in maniera fine a se stessa, ma sempre orientate ad una chiara visione politica; fraternizzando con i lavoratori, ha potuto nutrire di concretezza la sua militanza. La capacità di coniugare “teoria e prassi”, come da insegnamento di uno dei suoi più grandi maestri, Antonio Gramsci, è il tratto essenziale della sua biografia.

Un esempio di vita particolarmente prezioso oggi, all’interno di un neoliberismo che offre a tanti una possibilità di scelta senza precedenti, ma che rischia di confondere circa il cosa renda davvero la nostra vita degna di essere vissuta. “Nelle famiglie dei quartieri operai – mi ha raccontato Franca – le priorità erano chiare, questa confusione non c’era. La vita era dura, ma ci si aiutava”.

Rispetto alle questioni di genere, lo stesso neoliberismo relega le donne a mero oggetto di consumo, proponendo continuamente standard di bellezza e giovinezza inaccessibili, generando vissuti di ansia che spesso sfociano in patologie psichiatriche.

Questo comporta effetti devastanti soprattutto nelle menti, meno “protette”, delle giovani generazioni, in balia di modelli pericolosi. Oggettificare una persona apre la strada a violenze di portata inaudita, che non a caso ritroviamo nei casi, sempre più efferati, di femminicidio.

Un “olocausto del marketing” che solo un pensiero lucido può tentare di contrastare. Nell’appartamento milanese di Franca Caffa ho potuto scorgere una frase della filosofa Simone Weil, stampata ed incollata nel suo soggiorno a caratteri cubitali: “Cultura è educazione dell’attenzione”. Un messaggio rivelatore della sua missione di vita: insegnare con passione alle categorie più fragili, spesso residenti, con lei, nelle periferie milanesi.

Una missione difficile nel bombardamento odierno di stimoli e distrazioni. Per questo Franca aveva proposto al Comune di Milano l’istituzione di una “stanza del silenzio”. Il miglior modo – mi ha confidato – per attrezzare le menti ad un apprendimento profondo e realmente trasformativo. E per (ri)educarci al concetto di desiderio. Un concetto che si nutre di attesa, sacrificio e, appunto silenzio.

“Educare l’attenzione” è la strada cardine che Franca ha portato avanti con convinzione per tutta la vita. E che ci consegna per resistere all’indifferenza ed al qualunquismo di oggi, generatori di soprusi e violenze.

Più giovane, ma non meno densa di significati, è la vita di Azam Bahrami, attivista e scrittrice iraniana. Una madre – e una donna – che si occupa già da tempo di una moltitudine di problematiche, avendo nel cuore la situazione drammatica del suo paese, vissuta in prima persona e che l’ha portata a chiedere l’asilo politico in Italia nel 2011. Tra i fronti del suo impegno: le discriminazioni e le violenze vissute dalle donne dissidenti iraniane, il fenomeno dell’immigrazione femminile, il ruolo attivo delle donne per contrastare l’inquinamento ambientale e promuovere lo sviluppo sostenibile. E poi, ovviamente, da scrittrice e poetessa, l’importanza della libertà di parola, censurata con forza dal regime di Teheran. Una censura che nel suo paese l’ha coinvolta da vicino, e i cui fantasmi continuano ad inseguirla anche qui, con una moltitudine di odiatori seriali che continuano a minacciarla con violenza sui social. Essere una donna emancipata, intelligente e forte risulta inaccettabile per un certo oscurantismo presente anche qui, in un’Italia che non sempre la fa sentire al sicuro. Ma che non frena, ma anzi alimenta, le sue tante battaglie quotidiane.

Due donne, Franca e Azam, le cui vite non sono state affatto facili. Ma che proprio nelle asperità hanno trovato ragione di impegnarsi: donandosi agli altri, alle cause di chi quelle asperità continua a viverle ogni giorno. Un impegno frutto di scelte affatto scontate. Entrambe dotate di grandi strumenti intellettuali, avrebbero potuto, seguendo un imperativo tanto in voga oggi, “fare carriera”. Caffa nell’ambito politico, ambendo – considerate l’ineguagliabile esperienza e le eccellenti capacità – a diventare dirigente del PCI, ma anche in quello professionale: avendo tradotto, per la casa editrice Rizzoli, importanti saggi dall’italiano al francese. Azam all’interno delle grandi sigle votate all’impegno per i diritti umani (Amnesty International, ad esempio, con cui collabora a titolo volontario) o nell’ambito culturale (oltre a seguire come attivista varie battaglie, parla e scrive fluentemente in diverse lingue). Oppure, molto più semplicemente, “vivendo di comodo”, trovandosi – senza difficoltà, visti i mezzi – un’occupazione dignitosa, che le consentisse una vita tranquilla in seguito all’ottenimento dell’asilo politico.

Eppure, entrambe hanno intrapreso una strada diversa, pagandone il prezzo. Quello più oneroso è sicuramente il tempo sottratto agli affetti. Scelta durissima quando oltre che donna sei madre. Ma forse esiste un modo più grande di esserlo, che solo grandi donne come queste riescono ad incarnare. Essere al contempo madre biologica e del mondo, di cui scegli di avere in cuore le sorti. Educando – attraverso un esempio credibile e concreto, che accomuna queste due biografie – non solo i tuoi figli, ma l’umanità intera.

Lidia Beccaria Rolfi, insegnante, staffetta partigiana e deportata politica, sintetizza bene questa responsabilità: “La libertà è la facoltà di fare ciò che si deve e non ciò che si vuole. Ho un figlio grande e un marito, faccio politica, ho i fiori alle finestre e amo ancora la vita”.

Alle lotte di Franca, Azam a Lidia, e di tante altre donne coraggiose, dobbiamo tantissimo. Ricordiamocene sempre, noi uomini in primis.

 

Andrea Silvestro

Vice-presidente ANPI Fossano