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«Il mio percorso nell’arte sacra partendo dal Perù»

Moglie, mamma e artista: la braidese Silvia Allocco ci racconta il suo percorso. «In Puglia tra emozione e vertigini, in Brasile tra il viaggio di nozze e nuovi dipinti. L’incontro con Papa Francesco è stato fantastico»

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Braidese classe 1987. Moglie e mamma, con un’amore scon­finato per l’arte. Lei è Silvia Allocco. Oggi una pittrice sempre più affermata e che ha collezionato emozioni e risultati straordinari. Da “Sogni & Scarabocchi” all’arte sacra: dipinti murali anche di grandi dimensioni, su carta, legno e tela, illustrazioni digitali e progettazione artistica di ambienti.

Perché “Sogni & Scarabocchi”?
«In realtà vorrei cambiare il nome e usarne uno più professionale (ride, ndr). Il mio profilo Instagram l’ho modificato con il mio nome e cognome. Ho iniziato nel 2014 con la ditta artistica individuale, aprendo la partita Iva, optando per quel nome un po’ particolare e simpatico. Sogni perché come qualcosa che è nel cassetto e che speri si realizzi. Scarabocchi beh, perché mi piace scarabocchiare! In realtà è iniziato tutto per scherzo, facendo dipinti a casa di amici e parenti, in salotti e camere da letto. Uno dei miei primi clienti è stata una piadineria di Bra, dove ho realizzato i menù su una grande lavagna. Da lì in poi, con il semplice passaparola, si è diffusa la mia attività».

Le si è aperto un mondo con l’arte sacra, vero?

«Nel 2016 ho partecipato a una missione umanitaria durata 9 mesi, in Perù, con l’Operazione Mato Grosso (movimento di volontariato di ispirazione cattolica, che svolge attività in America Latina), dove ho fatto l’insegnante di disegno e acquerello a Llapo e Tauca. Ho progettato e realizzato dipinti con la cooperativa Artesanos Don Bosco di Tauca. Un missionario mi ha coinvolta e mi ha proposto di lavorare ad alcuni progetti. Nello specifico, ho dipinto in un Santuario e in due Cappelle. Ritornata in Italia ho iniziato a lavorare su più fronti sempre religiosi, come nella Chiesa dei Salesiani di Bra».

Facciamo un passo indietro, quando ha capito che la sua strada era quella artistica?

«Da sempre. Pitturavo e pasticciavo già da piccola, farne una professione l’ho capito strada facendo. Mi sono diplomata in ragioneria all’istituto Ernesto Guala a Bra, perché all’inizio non ci credevo abbastanza. Poi mi sono decisa e mi sono lanciata! (Ha ottenuto la Laurea di secondo livello in Scenografia all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 2012, ndr). All’Oratorio Salesiano braidese che ho frequentato per tanti anni, ho forgiato tutte le mie passioni, realizzando le scenografie per l’Estate Ragazzi e per i carri di carnevale».

Anno dopo anno, ha collezionato soddisfazioni.
«Tante, 10 anni fa mai avrei pensato a un percorso simile. Anzi, sarei andata in paranoia! Ciascun lavoro, dal più piccolo al più grande, è stato una sfida nel momento in cui l’ho svolto. Ho fatto un cammino bello e interessante con l’Accademia, ma su tanti aspetti ho imparato nel tempo. Un percorso di crescita che non finisce mai. Anche adesso, mi ritrovo a fare delle cose mai provate prima».

Ci racconti una delle emozioni vissute.

«Una delle più recenti è stata a Vieste, in Puglia. Mi sono occupata dei dipinti nell’abside a 14 metri di altezza e nella cappella del Ss.mo della Chiesa del Buon Pastore. Un lavoro gigante, poi io soffro di vertigini! Pra­ticamente 7 piani di ponteggio. Mi avevano contattata perché avevano visto i miei lavori su Internet, davvero un qualcosa di incredibile. Mi hanno cercata per quello che so fare. Tan­tissima emozione. Un’altra emo­zione che parte da lontano: nel 2011 avevo conosciuto un salesiano brasiliano di nome Pedro, durante una Missione, e con il quale sono in contatto tutt’ora. Nel 2019, con mio marito Stefano avevamo fatto il viaggio di nozze in Brasile. Mi era stato chiesto di realizzare dei dipinti nella chiesa di Santa Luzia a San Paolo. Allora, agganciando il periodo della luna di miele e allungando leggermente la permanenza, ho potuto realizzarli!».

Moglie e mamma: a maggio c’è un secondo arrivo in famiglia.

«Già! Mio marito Stefano lo definisco un booster. Ha sempre investito molto nelle mie capacità, mi ha supportata tantissimo. Si interessa molto ai miei lavori e mi ha dato tanti consigli e supporti tecnici. Si è avventurato, con me, in tutto e per tutto. Come tutte le mam­me lavoratrici, occorre incastrare i tempi e i momenti giusti. Noi abbiamo un figlio che si chiama Matteo e ha 2 anni e mezzo. Invece a maggio arriverà una bimba!».

L’incontro con Papa Fran­cesco?

«Fantastico. Abbiamo fatto delle richieste per poter partecipare in prima fila all’udienza dello scorso 31 gennaio. Un momento bello ed emozionante. Pedro il salesiano brasiliano, per 3 anni ha studiato a Roma e non eravamo riusciti ad andare a trovarlo. Per fine gennaio c’è stata l’occasione di organizzarsi, per salutarlo prima che lasciasse la Capitale. Ha lavorato a Radio Vaticana e ho avuto l’onore di essere intervistata, in uno spazio in diretta dal titolo “Arte: il linguaggio universale dell’arte sacra”. Poi l’udienza con Papa Francesco è difficile da spiegare a parole. Ho realizzato un quadro che gli ho donato. Ci ha parlato, mi ha benedetto il pancione e ho pianto 10 minuti per l’emozione. Cose così capitano una volta nella vita. Sempre parlando di Roma, mi sono occupata dei dipinti nella Cappella della Parola nella casa generalizia salesiana del Sacro Cuore, la comunità del rettor maggiore cardinale Ar­time, della progettazione di vetrate, arredi sacri e decorazioni artistiche sul pavimento».

BaNNER
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