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L’opinione di Cathy La Torre

«Se una cosa che abbiamo sempre scambiato come un segno d’amore in realtà è un reato, vuol dire che c’è qualcosa che non va»

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IL FATTO
La scia dei delitti legati alla prevaricazione è ancora lunga. perché resta così difficile riconoscere i segnali che in una
relazione possono sfociare in fatti violenti?

Nel suo ultimo libro “Non è normale. Se è violenza non è amore. È reato” (Feltrinelli), l’avvocata e attivista Cathy La Torre ha elencato tutti quei reati che talvolta rimangono nascosti agli occhi di chi non vuole vedere. O non può. E allora bisogna informare, far capire. Mettere in guardia le persone. L’amore non è mai violento. Il libro in questione è come «una cassetta degli attrezzi che spiega come riconoscere la violenza, ma soprattutto che ti dice che alcune delle cose che noi pensiamo normali in realtà non sono affatto normali e non è che non lo sono secondo me, non lo sono secondo la legge, secondo la Cassazione», afferma La Torre nella sua intervista al sito Fanpage.
E poi una considerazione incontrovertibile: «Se una cosa che noi abbiamo sempre scambiato come un segno d’amore in effetti è un reato, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Quello che noi scambiamo per attenzione, premura e interesse in realtà è in molti casi un comportamento abusante, violento e che può sfociare in condotte pericolosissime come lo stalking o addirittura il femminicidio».
È fondamentale metterlo in chiaro. Perché, come abbiamo visto negli ultimi casi di cronaca, è proprio in questa zona apparente d’ombra che nascono e si sviluppano i più drammatici epiloghi.
A questo proposito, un’altra domanda che Cathy prova a farsi è: «Qual è il confine tra vivere dentro a una relazione controllante, abusante e poi trovarsi vittima di un reato gravissimo come il femminicidio? Perché il femminicidio che ha colpito Giulia Cecchettin ha scosso così tanto le coscienze? E poi ci sarebbe da domandarsi perché esistono femminicidi di serie A e di serie B? È una cosa che io trovo tragicamente ingiusta nei confronti delle vittime, ovviamente, ma in quel caso specifico succede perché nasce dentro un contesto culturale e sociale di ragazzi che studiano all’università, non voglio dire un contesto borghese, ma di normalità, di ragazzi scolarizzati che si stanno per laureare. Quel ragazzo poteva essere il figlio, il fratello, l’amico di chiunque noi che dice di volerti proteggere e alla fine muori per mano sua».
Ma alla fine purtroppo il risultato è lo stesso. Perché i sentimenti sono difficili da governanare, soprattutto in giovane età.
Intanto i dati sono indicativi. In Italia avvengono all’incirca 300-330 omicidi all’anno e di questi 170, quindi più della metà, sono femminicidi. «È una cosa sconvolgente, se si pensa che la mafia ammazza molto meno dei femminicidi, le persone uccise dalla criminalità organizzata sono tra le 15 e le 20 all’anno, mentre i femminicidi sono all’incirca tra i 150 e i 180. Quando chiedo alle persone: “Ma secondo voi quanti omicidi ci sono ogni anno in Italia?”, la gente spara 20.000, 100.000, invece no, sono più o meno 300 e più della metà sono femminicidi. Allora è o non è preoccupante?». La domanda di Cathy La Torre non deve cadere nel vuoto.

BaNNER
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