Parte oggi a Dronero la terza edizione del Festival Ponte del Dialogo. Sul palco del Teatro Iris, alle ore 18, Simone Demaria, presidente dell’associazione culturale “Il Maira”, presenterà il libro Lo sci in valle Maira. Un secolo di storia, scritto da Fortunato Bonelli, in passato atleta-allenatore di prestigio. Con loro Gianpiero Fissore, uno dei fondatori dello Sci Club Valle Maira; Guido Campana, giornalista e per molti anni addetto stampa dello Sci Club; Nino Perino, guida alpina e maestro di sci, punto di riferimento in valle per le attività invernali.
Ospiti speciali della serata le campionesse olimpioniche di sci di fondo Stefania Belmondo e Elena Desderi, insieme alle giovani promesse Davide Ghio e Elisa Gallo.
Porterà il saluto del Panathlon Cuneo il presidente Aldo Meinero.
Un appuntamento molto importante per l’intera valle Maira, come sottolineerà l’assessore alla Cultura di Dronero, Carlo Giordano, nella sua introduzione. Un’occasione di incontro fra le comunità che compongono uno dei territori alpini più affascinanti e apprezzati anche a livello internazionale.
La serata proseguirà alle ore 21 con l’intervento dello scrittore torinese Alessandro Perissinotto che proporrà una performance dal titolo Parigi lato ferrovia, introdotto dall’ avvocato-scrittore cuneese Claudio Streri.
Alessandro Perissinotto.
Alessandro Perissinotto nasce a Torino nel 1964. Pratica vari mestieri e, intanto, si laurea in Lettere nel 1992 con un tesi in semiotica. Inizia quindi un’intensa attività di ricerca, occupandosi di semiologia della fiaba, di multimedialità e di didattica della letteratura. È docente nell’Università di Torino. Collabora inoltre con il quotidiano “La Stampa”, per il quale scrive articoli e racconti che appaiono sul supplemento “TorinoSette”, e con “Il Mattino” di Napoli.
Nel 1997 inizia a pubblicare romanzi che ruotano attorno a tematiche poliziesche. Il primo è L’anno che uccisero Rosetta, ambientato negli anni ’60 in un piccolo paese delle valli di Lanzo (Piemonte), seguito poco dopo da La canzone di Colombano, giallo ambientato questa volta in Val di Susa, a Chiomonte, all’inizio del XVI secolo. Segue Treno 8017, che prende spunto da un incidente ferroviario del 1944, in cui persero la vita oltre 500 persone, che chiude la serie dei racconti storici. Del 2004 è Al mio giudice, romanzo epistolare contemporaneo in cui i messaggi scambiati tra un presunto omicida latitante e il giudice che gli dà la caccia; con questo romanzo Perissinotto si aggiudica il Premio Grinzane Cavour (2005) per la Narrativa Italiana.
Nei suoi successivi tre romanzi Una piccola storia ignobile, L’ultima notte bianca e L’orchestra del Titanic, tutti pubblicati da Rizzoli, le indagini sono condotte da un solo e ben delineato personaggio, la psicologa Anna Pavesi, che utilizza la conoscenza della mente per sondare e portare alla luce la banalità di quel male ben connaturato nell’animo umano.
Con Le colpe dei padri, Piemme, 2013 si classifica in seconda posizione al Premio Strega. Pubblica poi, nel 2014, Coordinate d’oriente sempre con Piemme. Nel 2017 esce il romanzo: Quello che l’acqua nasconde (Piemme). Nel 2019 viene insignito del Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane con Il silenzio della collina, basato sull’omicidio di Maria Teresa Novara. Nel 2020 è uscito per Laterza Raccontare.
Le sue opere sono state tradotte in numerosi paesi europei e in Giappone.
Parigi lato ferrovia
«Se, come me, siete spesso passeggeri di treni locali, sapete di cosa parlo: è strano come la gente interpreti il ‘lato strada’ e il ‘lato ferrovia’ come due mondi completamente diversi. Il ‘lato strada’ è il biglietto da visita della casa. Il ‘lato ferrovia’, al contrario, è lo spazio dell’intimità.» Le città sono come le case: c’è un lato ufficiale, presentabile, fotografabile, e un ‘lato ferrovia’, che è quello che permette di scoprire le novità anche in una città vista e narrata milioni di volte. Per conoscere Parigi da questo punto di vista basterà tenersi alla larga dalla Tour Eiffel, dal Louvre, da Notre-Dame, da Montmartre e da tutti quei luoghi che, ormai, appartengono di diritto all’immaginario collettivo. Bisognerà invece passeggiare piano lungo il tracciato di vecchie ferrovie urbane abbandonate, muoversi come fantasmi nelle brume serali del canal Saint-Martin, dominare dall’alto la città a bordo di una mongolfiera, esplorarne le viscere alla ricerca delle stazioni fantasma della metropolitana. Perché, anche a Parigi, cominci a divertirti solo dopo che hai esaurito le visite obbligate.