La Regione ha affrontato oggi in Aula la proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, che dovrebbe regolare le modalità attraverso cui un malato in condizioni irreversibili possa porre fine volontariamente alla sua esistenza con l’aiuto della medicina. La maggioranza sostiene che tale proposta, sconfinerebbe dalle competenze del legislatore regionale posto che il tema andrebbe disciplinato con legge dello Stato.
Nel corso del dibattito è intervenuto in Aula il Consigliere regionale Pd Maurizio Marello: “La questione pregiudiziale di incostituzionalità che ha sollevato la maggioranza a parer mio è totalmente infondata per numerose ragioni”, ha spiegato, “Non si tratta di una proposta di legge che stabilisce il diritto al suicidio medicalmente assistito e consente di decidere di porre fine alla propria vita in determinate condizioni: nessuna Regione potrebbe legiferare in materia. Potrebbe farlo lo Stato e lo ha fatto, non attraverso una legge del Parlamento, ma attraverso una sentenza della Corte Costituzionale, la n.242 del 2019 ( sul caso Antoniani-Cappato), sentenza “additiva” che ha dichiarato incostituzionale l’art. 580 del Codice penale (istigazione e aiuto al suicidio), nella parte in cui non esclude la punibilità di chi agevola l’esecuzione del proposito di suicido autonomamente e liberamente formatosi in una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili. Precisando che questa persona deve essere in grado di prendere tale decisione in modo libero e consapevole e sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura del servizio sanitario nazionale previo parere del comitato etico territoriale “. Ha proseguito Marello: “questo tema, certamente etico e controverso, è già stato risolto nel nostro Paese, che piaccia o no, lo ha risolto la Corte Costituzionale ed è legge dello Stato. Quello che ci viene richiesto oggi è di definire meglio condizioni, modalità, tempi, procedure per poter accedere a un diritto già previsto in Italia”.
“La Corte Costituzionale non ha stabilito chi debba definire queste procedure, ma se lo Stato non lo fa, certamente le Regioni hanno la competenza per farlo e, aggiungo, hanno il dovere di farlo. Oggi questo diritto viene già esercitato ma con tempistiche molto diverse tra un Asl e l’altra, a totale discrezione della struttura a cui ci si rivolge , talvolta con tempi inaccettabili di alcuni mesi od anni e senza garanzie di gratuità. Definire tempi precisi e modalità significa altresì aumentare le cure palliative e cercare magari di aiutare le persone a ritrovare la forza ed il desiderio di vivere”, ha proseguito ancora il Consigliere Pd.
E ancora: “È paradossale sentir dire che stiamo compiendo un atto incostituzionale quando semplicemente stiamo dando seguito ed esecuzione ad una sentenza della Corte Costituzionale. Non confondiamoci: oggi è in discussione il fatto che in Piemonte si definiscano regole precise per accedere a un diritto già presente nel nostro Paese. La maggioranza vuole affossare questa legge, “mandando al macero” le 11 mila firme raccolte per presentare la legge e questo è molto grave.”
La pregiudiziale è stata approvata a maggioranza con il voto contrario delle opposizioni.