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«Piazza Galimberti, cambiamo insieme l’insegna stonata»

Giorgio Fossati ha denunciato in una lettera un dettaglio che non rende onore allo storico balcone nel centro di Cuneo: «Un’evidente incongruenza»

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Da qualche giorno, a Cuneo, stanno tenendo banco le riflessioni sull’apparente «disarmonia» di Piazza Galimberti, dovuta alla presenza (da vari decenni) dell’insegna luminosa di un esercizio commerciale sotto al famoso balcone – ora parte integrante del Museo Casa Galimberti – dal quale il 26 luglio 1943 Duccio pronunciò il famoso discorso per incitare il popolo alla Resistenza. A sollevare la questione è stato Giorgio Fossati, già appartenente al sodalizio dei Lions locali. Per conoscere meglio i dettagli della sua proposta, Rivista IDEA lo ha intervistato.
Fossati, quando e come mai ha deciso di attivarsi?
«Da qualche anno sono state posizionate su quel famoso balcone delle sagome, per cui ogni volta che si passa da quelle parti non si può fare a meno di notare l’incongruenza tra le due immagini. Durante la splendida rievocazione storica del discorso di Galimberti, andata in scena lo scorso 26 luglio, inoltre, l’insegna venne spenta e questo tacitamente avvalora la mia idea, cioè che la stessa mal si accosti con un sito storico di tale portata».
In che modo ha deciso di avanzare la proposta?
«Ho semplicemente deciso di inviare una lettera di presa di coscienza alle testate locali, mandandola per conoscenza anche all’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo del presidente Gigi Garelli e alla Fondazione Nuto Revelli».
Qual è stato il riscontro generato dalla sua lettera?
«Ho ricevuto l’immediata con­divisione del professor Garelli, alla quale ha fatto seguito quella dell’assessore alla cultura e pari opportunità Cristina Clerico. Anche lei mi ha detto di condividere appieno la mia idea e ha aggiunto che avrebbe interessato della cosa anche gli uffici comunali di competenza. Seppur non direttamente coinvolto, pure l’Anpi-Associazione Naziona­le Partigiani d’Italia, tramite un amico, mi ha fatto sapere di appoggiare la proposta».
In concreto, cosa suggerisce per ovviare al problema in modo da non intaccare gli interessi dell’esercizio?
«L’esercizio in questione è noto da decenni e credo non abbia bisogno di farsi conoscere con quel tipo di insegna. Come suggerivo nella lettera e alla stessa Clerico, ad ogni modo, il Comune potrebbe andare incontro al locale, facendo digerire meglio questa eventuale ricollocazione con qualche benefit sulle imposte comunali».
La sua richiesta poggia sul desiderio di esaltare il valore storico-culturale di un luogo simbolo della città. Quanto è importante questo aspetto per Cuneo?
«È assolutamente una priorità per qualunque città. Oggi andiamo alla ricerca di valori e per farlo non c’è nulla di meglio che andare a trovare le radici della nostra Costitu­zione e della nostra libertà che ci siamo guadagnati con la sofferenza e il sangue versato di tanti, Galimberti compreso. Approfondire la storia, toccandone il tasto del valore, è utile soprattutto per i giovani. An­che per questo sono da apprezzare iniziative come la rivisitazione storica dello scorso mese di luglio, che speriamo venga riproposta tutti gli anni».
Non è la prima volta che si impegna in simili iniziative. Qual è il suo legame personale con Cuneo e con la sua storia? Cosa rappresentano per lei?
«Sono un cuneese acquisito, ormai da quaranta anni sono in questa zona. Ci si tiene logicamente che tutto funzioni bene, che sia gradevole e vivibile. A volte, scherzando, famiglia ed amici mi chiedono chi me lo faccia fare, ma se c’è una critica motivata e costruttiva non vedo perché il cittadino non debba farsi tramite, per il bene di tutti, di quello che pensa».

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo