Settantotto sì, quattro no e un astenuto. Questo l’esito della votazione di Palazzo Madama che ha permesso, dopo il via libera della Camera, di approvare in via definitiva la legge Massari. Era stato proprio Iginio, l’uomo che le dà il nome, a chiedere con determinazione una norma destinata a riconoscere e tutelare gli artigiani meritevoli del mondo del food, secondo un modello che all’estero esiste da sempre.
Una lunga storia, che affonda radici nel 1997 quando il grande pasticcere ebbe come primo interlocutore il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, decollata con il governo di Giorgia Meloni con la quale il pasticcere bresciano ha discusso del disegno qualche anno fa, e sbloccata, dopo 27 anni, da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, il politico che più ha insistito perché la legge fosse intitolata al Maestro. «Massari – ha spiegato al Salone internazionale della gelateria, pasticceria, panificazione artigianale e caffè (Sigep) di Rimini – è un ambasciatore straordinario dei cibi italiani nel mondo: a lui va il nostro ringraziamento per l’azione propulsiva e promozionale».
Il premio, che punta a riconoscere e promuovere l’eccellenza del settore, avrà un costo di duemila euro annui per il conio delle medaglie destinate a chi otterrà il titolo di Maestro dell’arte della cucina italiana, premio che ha come obiettivo promuovere l’eccellenza attraverso i mestieri di pasticcere, chef e artigiani del cibo, ma viene esteso anche ai produttori di vino, olio e prodotti caseari. «È stato Massari – continua Lollobrigida – a sollecitarmi affinché mettessi in campo una norma che potesse valorizzare figure importantissime, spesso veri e propri ambasciatori di qualità e d’italianità che tengono alto il nome del Made in Italy nel mondo». Le candidature saranno aperte a chiunque abbia svolto un percorso di formazione nel proprio settore, con almeno quindici anni di esperienza, tenendo una condotta civile e sociale irreprensibile e sia in regola con le tasse e i contributi. Sarà sempre il ministero dell’Agricoltura a vagliarle su proposta dalle associazioni di categoria, ed entro aprile di ogni anno girerà l’elenco alla presidenza del Consiglio. I vincitori saranno invece nominati da una commissione ad hoc guidata da un rappresentante della presidenza del Consiglio, lo stesso Massari, e formata da esponenti di vari ministeri (Agricoltura, Imprese e Made in Italy, Istruzione e merito), oltre che da un rappresentante di ciascuna delle categorie che dovranno essere premiate. La commissione resterà in carica per tre anni, e nessuno dei partecipanti sarà pagato in alcun modo. Al di là dell’impulso dato al premio, il nome di Massari è perfetto in quanto simbolo: partito da un panificio di Brescia, l’81enne pasticcere, si è formato in Svizzera e ha costruito un marchio di qualità grazie a rivisitazioni dolciarie artistiche in equilibrio tra tradizione e innovazione nei propri laboratori in tutta Italia e ad una presenza di successo in tv. E quando Lollobrigida ritrae i possibili destinatari del premio («persone che con sacrificio, giorno dopo giorno, ci danno la possibilità di vantare i migliori prodotti del pianeta. Esperti che, con questo riconoscimento, potranno insegnare e tramandare le loro esperienze e conoscenze ai ragazzi delle scuole professionali per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera») non si può, in fondo, che pensare a lui.
Un premio di qualità
Approvata la legge Massari che riconosce e tutela i maestri della cucina italiana: nel nome di un artista della pasticceria partito da un panificio bresciano e famoso in tutto il mondo