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«Più donne in bici per essere in forma»

La campionessa cuneese Elisa Balsamo: «Alle ragazze consiglio di godersi lo sport senza pressioni»

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La ciclista cuneese Elisa Balsamo, campionessa del mondo, si racconta a IDEA tra passato, presente e futuro.

Se dico Giro d’Italia cosa le viene in mente?
«Beh, la mia associazione al Giro d’Italia è la maglia rosa. Il simbolo della corsa, il suo colore. Da bambina, ricordo la carovana rosa del Giro uomini, uno spettacolo nello spettacolo. Ma è il ricordo da atleta il più bello che ho. Nel 2022, in veste di campionessa del mondo, corsi il mio primo Giro. Terza nel prologo e vincitrice di tappa il giorno dopo. Una gioia immensa, a cui si è aggiunta anche la maglia rosa che portai ben due giorni».

Qual è stato il suo primo contatto con il ciclismo?
«Fu la prima bicicletta che i miei genitori mi regalarono. Una bici rossa era il desiderio più grande che avessi da bambina. Fu amore a prima vista, confermato alla prima pedalata. Il ciclismo come attività agonistica fu qualcosa che, invece, arrivò dopo, senza pressioni o stress. Mio padre era molto appassionato, mia madre, in realtà, era più preoccupata che non mi facessi male».

Tutto parte dal Piemonte.
«È la mia terra, lì ci sono le mie radici, la mia famiglia. La mia attività giovanile in bici l’ho svolta tutta lì. Ci sono percorsi bellissimi dove pedalare, e non solo per allenarsi. In Piemonte ho anche studiato, all’Università di Torino, dove ho conquistato uno dei traguardi più belli della mia vita finora, ovvero la laurea. Il Pie­monte per me è casa».

Che ciclista è Elisa Balsamo?
«Sono veloce, con doti di resistenza che stanno crescendo con gli anni. Insomma, un’atleta da classica. I miei punti di forza sono la determinazione, la voglia di vincere e la capacità di rialzarsi anche dalle delusioni più cocenti. La mia debolezza è quella, talvolta, di non credere fino in fondo in me stessa».

Per la stagione 2024 i traguardi sono ambiziosi.
«È una stagione lunga, impegnativa, iniziata molto bene. Ho concluso la prima parte, improntata sulle classiche, con grandi soddisfazioni. Ho vinto Trofeo Binda e Brugge de Panne, sfiorato il bis alla Gent-Wevelgem e vinto una medaglia d’argento alla Roubaix. Sono contenta. Ora staccherò qualche settimana, per recuperare forze fisiche e mentali in vista della lunga volata che mi porterà al Giro, alle Olimpiadi e poi al Tour. Per ognuna di queste corse ho un obiettivo».

C’è una gara in particolare che sogna di vincere?
«Le classiche sono il mio pensiero fisso. Sogno di vincere un Giro delle Fiandre e poi, vista la bella esperienza avuta quest’anno alla Paris-Roubaix, aggiungo anche quella. Un altro obiettivo è lasciare un segno al Tour de France. Poi ci sono gli appuntamenti in maglia azzurra, come Olimpiadi e Mondiali. Insomma, i sogni sono tanti ed è difficile scegliere».

Quali sono le sue impressioni sul ciclismo femminile in Italia?
«È un movimento in grande espansione ovunque. Noi professioniste percepiamo un’attenzione crescente, benché ancora si fatichi a trovare spazio costantemente sui media più importanti, come magari accade per il ciclismo maschile. Ma la strada è quella giusta: più visibilità aiuterà ancora la nostra crescita. E poi, vedo tante ragazze, tante donne, che hanno scoperto la bicicletta come mezzo per fare sport, per stare bene. Credo sia questo il grande successo del ciclismo».

Quali consigli darebbe a una giovane ragazza che vuole iniziare a gareggiare in bicicletta?
«Di godersi lo sport senza mettersi inutili pressioni. Io, da bambina, mi sono goduta ogni istante della mia attività. La bicicletta era il mio gioco, le gare una competizione giocosa. Lo sport ha tanti aspetti positivi, ma può portare con sé un carico di aspettative e pressioni esterne nocive, soprattutto in giovane età. Pertanto, godetevi la bici».

Quali sono le sue passioni al di fuori del ciclismo?
«Sono una persona curiosa, amo leggere, conoscere il mondo che mi circonda. È il mio modo per staccare dalla frenesia delle corse, per recuperare le forze mentali. Insieme al mio fidanzato Davide cerchiamo di spendere più tempo possibile insieme, condividendo le stesse passioni».

C’è uno sportivo a cui si ispira?
«Nella mia crescita ci sono state tante fonti di ispirazione, ma non un modello unico. Al mondo siamo tutti diversi, ognuno ha la propria specificità. Se dovessi menzionare qualcuno, potrei citare diverse mie compagne di squadra. Conoscere nel profondo certe storie personali, vedere il dietro le quinte di certe imprese, è per me un grandissimo motivo di ispirazione».

 

Articolo a cura di Daniele Vaira