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«Pogacar vuole vincere Giro e Tour come Pantani»

L’analisi di Paolo Viberti: «Il ciclismo è l’unico sport davvero per tutti. E il Piemonte è la sua terra»

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La storia di Vincenzo Nibali raccontata ai ragazzi delle scuole, una Notte Rosa con la Fondazione Fossano Musica con la partecipazione del campione Gianni Bugno e del giornalista di Tuttosport Paolo Viberti. Il Triathlon dei Principi e il Trofeo Città di Fossano, gara ciclistica categoria Allievi. Pedalate dedicate ai bimbi, dj set, vetrine allestite a tema. Così Fossano festeggia l’arrivo in città della terza tappa del Giro d’Italia, il prossimo 6 maggio. Una serie di eventi di avvicinamento che hanno lo scopo di raccontare il grande ciclismo coinvolgendo i giovani, i campioni, i commentatori di uno degli sport più affascinanti, popolari ed emotivamente coinvolgenti. Ne abbiamo parlato con il giornalista sportivo Paolo Viberti protagonista, insieme al due volte campione del mondo Gianni Bugno, della Notte in Rosa con la Fffm del 4 aprile, al Palazzetto dello Sport. Da ricordare, spiega Paolo Viberti, che «Bugno è stato l’ultimo corridore in grado di indossare la maglia rosa dal primo all’ultimo giorno del Giro d’Italia del 1990 (come solo Girardengo, Binda e Merckx erano riusciti a fare prima, ndr)». E quest’anno il Piemonte sarà grande protagonista del Giro d’Italia 2024 con la prima tappa, in partenza il 4 maggio da Venaria Reale e arrivo a Torino; la seconda da San Francesco al Campo al Santuario di Oropa (Biella), la terza da Novara alla città degli Acaja passando da Vercelli, Casale Monferrato, Alba e Cherasco (una quarta, con partenza da Acqui Terme, arriverà ad Andora).

Paolo, qual è il ruolo del Piemonte nel Giro?

«Torino è l’unica città europea che possa vantare di essere stata scelta per due volte – la prima nel 1961, la seconda quest’anno – quale partenza del Giro e sede di tappa del Tour de France. Ed è una rarità che il Giro sia partito dall’estero, anche se è capitato. Venendo in Piemonte, il Giro arriva in una regione che è la sua “terra naturale”. Per 17 volte è stato vinto da corridori di origine piemontese: Fausto Coppi di Castellania, che lo ha vinto 5 volte; Giovanni Brunero, di San Maurizio Canavese, 3 volte; Costante Girardengo, di Novi Ligure, 2 volte, Giovanni Valetti, di Vinovo, 2 volte, Franco Balmamion, di Nole Canavese, 2 volte, Beppe Saronni, di Novara, 2 volte e poi, una volta a testa, Luigi Marchisio di Castelnuovo don Bosco e Francesco Camusso, di Cumiana. Quindi Torino e il Piemonte, come detto, sono terra naturale del Giro. Poi quest’anno si inizia con il botto. Innanzitutto il 4 maggio, a commemorare gli Invincibili del Grande Torino con partenza da Venaria Reale e arrivo nel capoluogo piemontese lambendo il colle di Superga. Per questo la maglia rosa di quest’anno contiene una piccola dedica in omaggio sul colletto (Grande Torino 1949 “Solo il fato li vinse”). Si parte da Venaria Reale, riferimento alla casata che ha caratterizzato la storia della Regione ma anche dell’Italia. La seconda tappa ha come arrivo il Santuario di Oropa (Biella) con la salita di Marco Pantani, il più grande scalatore del mondo. Memorabile quando nel 1999 gli saltò la catena mentre era già in salita, e poi superò 49 avversari tagliando il traguardo senza alzare le mani perché non sapeva se aveva vinto».

Come immagina sarà la tappa Novara–Fossano?

«L’unica adatta ai velocisti. Quest’anno il più forte corridore è lo sloveno Tadej Pogacar che viene a correre il Giro perché si è mes­so in testa di voler vincere Tour de France e Giro d’Italia. Cosa compiuta da Marco Pantani nel 1998: da allora nessuno ci è più riuscito. Obiettivo straordinariamente difficile perché il giro è cambiato spe­cializzandosi sempre più, ed è difficile fare l’accoppiata».

Qual è il fascino esercitato dal ciclismo?

«È l’unico sport concepito per essere davvero accessibile a tutti. Al pari c’è solo la maratona che però dura 2 ore mentre nel Giro d’Italia si gira per 5 ore in sella alla bici per 15 giorni. Se tu sei un amante del calcio sogni di giocare al Santiago Bernabéu di Madrid o se sei un amante della boxe vorresti salire sul ring del Madison Square Garden di New York. La bici ti dà la possibilità di fare gratis le salite dei grandi campioni, di poter pedalare su quei colli misurandosi con la storia del ciclismo stesso».

La città come sta vivendo l’arrivo della carovana rosa?

«Come sempre in queste occasioni è divisa in due tra coloro che attendono con ansia e quelli che, orologio alla mano, vedono la carovana come una piccola invasione. Il passaggio del Giro è una festa popolare. Vincenzo Torriani, patron dagli anni ‘50 agli ‘80 diceva: “Vuoi che si asfaltino le strade? Fai passare il Giro o il Papa”. Questo dà la cognizione dell’importanza del Giro. Secondo: una volta venivano seguite le tappe solo negli ultimi 40 minuti, ora i media seguono il Giro con il racconto delle tappe e le riprese dall’elicottero. Un vantaggio per tutto il territorio».

Articolo a cura di Erika Nicchiosini

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