«Rendere semplice la tecnologia porta evoluzione»

Giorgio Proglio, fondatore di tabUi, ha svelato una nuova fase per l’app nata nelle Langhe

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Trecento persone in una sala ad ascoltare il cambiamento e l’evoluzione al Pa­lablack Miroglio Fashion: tabUi, app di realtà aumentata, nata nelle Langhe, è pronta a spiccare il volo nel futuro. E Giorgio Proglio, ceo e fondatore, racconta i prossimi pas­si.

L’evento dei giorni scorsi ad Alba è uno spartiacque.
«Abbiamo presentato l’evoluzione dell’app all’interno di un evento “TabUi next day”, per noi oggi è già domani perché vogliamo evolverci, innovare. Ci piacerebbe farlo addirittura diventare un appuntamento annuale dove si parla delle nostre evoluzioni, ma an­che di altri temi, con degli speaker, come abbiamo fatto ad Alba».

Chi sono stati i relatori, oltre a lei?
«Andrea Parlangeli, caporedattore di Focus, Vincenzo Nu­bile, regional manager S&C Europe presso Easy Park Group, Danilo Ragona e Luca Paiardi, viaggiatori in carrozzina per la Rai e Sky Italia, Roberta Ceretto, presidente dell’omonima azienda vitivinicola e Giuseppe Mi­roglio, presidente del Gruppo Mi­roglio. Persone super competenti che sono riuscite a essere immediate, chiare e semplici, andando a braccio. Con loro abbiamo trattato “in stile TEDx” il tema dell’evoluzione».

In cosa consiste per tabUi?

«Non cambiano la mission e gli obiettivi, valorizzare i contenuti che arrivano dal basso, dagli utenti, con la possibilità ancora maggiore di condividere, di interagire e di far vi­vere un’esperienza. Noi saremo una sorta di enciclopedia online, sempre aggiornata, ma io voglio che escano le particolarità dei territori, i ciabot, per fare solo un esempio. TabUi cambia per tutta una serie di motivi: abbiamo ri­scritto il codice, iniziando a usare l’intelligenza artificiale. Ora c’è la possibilità di usare 32 lingue tradotte in simultanea, abbiamo sviluppato una nuova forma di realtà aumentata, oltre a una serie di esperienze im­mersive anche per vedere come erano i luoghi nel passato. Ovviamente c’è una nuova grafica e una user experience, una interazione, ancora più coinvolgente».

Ci sono anche degli avatar conversazionali.

«I luoghi non ti vengono spiegati in maniera meccanica, come semplici file o video, ma si possono fare domande e ricevere consigli. Rimane l’obiettivo di veicolare oltre alla tecnologia, anche la semplicità».

Il messaggio degli spot pubblicitari, un’altra novità.

«TabUi è anche sorriso, il ca­ne da tartufo, che è il nostro marchio, ora fa anche l’occhiolino. Negli spot la gente si perde e in maniera simpatica, coinvolgente, trova quello che stava cercando grazie a ta­bUi. Non serve altro. Il pay off è “Viaggia come parli” ed è perfetto. L’idea è quella di di­re: “Fai le cose in maniera semplice, ma personale, co­me ti viene meglio e senza perdere tempo”. Questa è un po’ la filosofia di tabUi, uno strumento interattivo, contemporaneo, capace di essere pop».

I vostri contenuti sono anche condivisi dal sito www.italia.it all’interno di un progetto con il Ministero del Turismo.

«Rappresenta una grande oc­casione e un privilegio essere uno strumento al servizio di una struttura così autorevole. Il nostro obiettivo è anche quello di far conoscere e in­centivare un turismo sostenibile, mirato e costruito a misura degli utenti».

Il vostro progetto ha studiato anche le tendenze turistiche.

«Le persone tendono a spostarsi non oltre i 50 chilometri, spesso viaggiano in ma­niera non organizzata, cercando posti o attrazioni a mi­sura di bambino e di famiglia. La­voriamo per fornire servizi e aree che valorizzino un turismo più lento, economico e sostenibile portando avanti progetti dedicati ad ogni singolo territorio, ma che confluiscano in una regia digitale unica».

I numeri vi stanno dando ra­gione.

«Intanto la rete di comuni ta­buiati continua a crescere, siamo arrivati a 300, con una community di 200mila utenti e oltre un milione di contenuti. Siamo un circuito pop che parla il linguaggio delle persone».

All’interno dei comuni tabuiati, c’è qualche chicca che le viene in mente?
«Moncalvo, in provincia di Asti, un gioiello ricco di sorprese, a cominciare da una curiosità storica. È la città più piccola d’Italia nonostante conti quasi 3.000 abitanti. Furono, infatti, i Gonzaga a concederle il titolo di città per consentire l’istituzione di da­zi come compenso per l’alto tributo. Tra i più distanti, in­vece il comune di Amandola, gioiello dei monti Sibillini, in provincia di Fermo, nelle Mar­che».

L’apprezzamento non arriva solo dagli utenti, ma anche dai soci investitori.
«Nell’assemblea privata ab­bia­mo dimostrato il fatturato in crescita di tre volte e l’elevato numero di contratti che abbiamo chiuso, senza di­menticare le collaborazioni che abbiamo e sono sempre più esclusive».

Ci sarà un nuovo aumento di capitale.
«Abbiamo avuto numerose ri­chieste di persone che vogliono entrare a far parte di questo progetto. A noi non interessa avere la maggioranza assoluta, ma condividere le no­stre idee, il nostro programma e il nostro modo di lavorare e di leggere il progresso. Mette­remo sul mercato delle quote a libero accesso».

Articolo a cura di Daniele Vaira