Al S. Croce e Carle, due pazienti affetti da stenosi valvolare aortica severa sono stati sottoposti con successo a procedura di Tavi (trapianto di valvola aortica transcatetere) con una protesi valvolare di ultima generazione. Tale procedura, che consiste nella sostituzione della valvola aortica per via percutanea, è stata eseguita da un’equipe multidisciplinare composta da cardiologi interventisti, cardiochirurghi e cardioanestesisti.
«La stenosi valvolare aortica rappresenta una patologia piuttosto comune, specie nei soggetti anziani e, se non trattata, è gravata da una mortalità che può superare anche quella di alcuni tumori», afferma Roberta Rossini, direttrice della Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo.
«Si stima che in Italia oltre un milione di persone, nonché il 10 per cento della popolazione oltre i 65 anni che è la fascia più colpita, siano affetti da stenosi valvolare aortica. L’intervento Tavi è una procedura estremamente innovativa e mininvasiva, che permette di sostituire la valvola aortica passando da un’arteria della gamba senza necessità di intervento chirurgico. La degenza complessiva del paziente è di pochi giorni, e la mobilizzazione avviene nel giro di 24-48 ore».
«La procedura di Tavi viene eseguita da un team multidisciplinare composto da cardiologi interventisti, cardiochirurghi e cardioanestesisti», spiega Maurizio Roberto, direttore della Cardiochirurgia. «Nel 2023, nel nostro ospedale, sono state eseguite 90 procedure di Tavi e, nei prossimi anni, questi numeri sono destinati ad aumentare. L’avvento della metodica Tavi ha consentito di intervenire anche su pazienti anziani e molto anziani, che un tempo non sarebbero stati sottoposti ad alcun trattamento per gli elevati rischi di un intervento cardiochirurgico tradizionale».
«I due pazienti trattati oggi avevano una vasculopatia significativa agli arti inferiori, che, fino ad alcuni anni fa, avrebbero precluso la possibilità di poter procedere all’intervento passando dalla gamba. Peraltro, la nuova protesi valvolare aortica che abbiamo utilizzato, offre peculiarità tecniche che ne favoriscono un più agevole posizionamento e navigabilità, rendendo così più semplice e rapido l’intervento anche nei pazienti più complessi», afferma Giorgio Baralis, cardiologo interventista.
«Oggi, grazie al lavoro di equipe tra cardiologi e cardiochirurghi, nonché all’impiego di una particolare tecnica di litropsia intravascolare (che consiste nella frammentazione di placche calcifiche, mediante onde d’urto), è stato possibile portare a termine agevolmente le due procedure», conclude Omar Di Gregorio, cardiochirurgo.