Home Attualità Diventare meccanico e saldatore per dare una svolta alla propria vita

Diventare meccanico e saldatore per dare una svolta alla propria vita

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E’ giunto al termine il percorso di un gruppo di 13 studenti che ha frequentato il corso di specializzazione in “Lavorazioni meccaniche di base” promosso da APRO Formazione S.C.a.r.l.. Un gruppo eterogeneo per età, esperienza professionale pregressa e provenienza, accomunato dall’entusiasmo per l’acquisizione di nuove competenze fortemente richieste dal mercato del lavoro. Saldo-carpenteria, lavorazioni di base con il tornio e operazioni di aggiustamento meccanico sono solo alcune delle capacità trasmesse loro dai docenti durante il corso, che saranno riconosciute grazie ad un attestato finale. E’ da poco terminato il loro periodo di stage nelle aziende del territorio, per molti la prima esperienza di lavoro in Italia, per tutti opportunità di dimostrare quanto possono essere preziosi per il tessuto produttivo del nostro territorio.
Le storie personali dei partecipanti al corso partono da lontano, attraversano Paesi di cui non si sente parlare spesso, ma che sono il luogo d’origine di molti lavoratori impiegati nel nostro territorio. Infatti la maggior parte degli studenti presenta un background migratorio e proviene da Senegal, Mali, Burkina Faso e Marocco.
“Giù nel mio paese non c’è lavoro, sono arrivato in Italia con un visto nel 2001 quando ho raggiunto qui mio fratello, poi ho ottenuto il permesso di soggiorno – racconta uno degli studenti, di origine senegalese –. Ho fatto molti lavori, ho vissuto a Torino, poi ho lavorato nell’edilizia e nella raccolta della frutta e per 6 anni ho fatto il saldatore ma senza avere una vera formazione. Qui in APRO la differenza l’ho vista il primo giorno, ho subito imparato molto. Saldare mi piace, sono molto felice di iniziare lo stage e mi piacerebbe poter continuare a lavorare in questo settore”.
Terminate le ore di laboratorio e di insegnamento teorico dei principi base della saldatura, della meccanica e della torneria, i 13 studenti hanno frequentato un periodo di training di 150 ore come stage in azienda. Ciò ha permesso loro di approfondire sul campo le competenze sviluppate durante il corso e alle stesse aziende di rispondere a una richiesta di personale qualificato sempre più difficile da reperire. Le opportunità lavorative offerte dal territorio si intrecciano quindi strettamente all’opportunità di nuova manodopera specializzata che gli studenti rappresentano, raggiungendo così un terreno d’incontro tra domanda e offerta del mercato del lavoro e compiendo una vera e propria svolta esistenziale e occupazionale.
Il corso però è anche un esperimento di incontro di culture e di tradizioni, dove studenti e docenti imparano vicendevolmente dallo scambio di esperienze. “Prima di venire in Italia sono stato in Togo e anche lì facevo il saldatore – racconta uno studente burkinabé al termine di una lezione pratica al tornio -. Mi piace molto questo lavoro e spero di poterlo fare nel mio futuro qui in Italia. Non ho ancora iniziato a lavorare in azienda ma non vedo l’ora di scoprire ciò che mi aspetta”.
Oltre alle competenze pratiche specifiche, il corso ha proposto agli studenti attività di orientamento e di sicurezza sul lavoro, di approfondimento sullo sviluppo sostenibile, sulle pari opportunità e sulla transizione digitale, in modo da ampliare le conoscenze e le soft skills richieste dal mercato del lavoro. Inoltre tutti i partecipanti, giunti nel nostro paese da pochi mesi, hanno seguito anche un corso di lingua italiana per stranieri, per facilitare il loro processo di inclusione nella società. Un processo che però non può prescindere dal lavoro.
“I ragazzi sono stati una bella prova, soprattutto per le difficoltà iniziali date dalla comunicazione con loro, ma siamo riusciti a formare saldatori di buon livello. Queste figure sono molto richieste dal mercato, e loro hanno entusiasmo e passione, oltre che una “bella mano”. Spero che possano trovare un lavoro che a loro piaccia e soddisfi”. Con l’augurio del loro docente di saldatura, Iosif Cristian Ghenta, ex studente di APRO e ora artigiano autonomo, gli studenti dopo la seconda fase del percorso di specializzazione con il periodo di affiancamento in azienda sono ora pronti ad entrare nel mondo del lavoro.
L’intervento di Apro infatti, oltre a fornire loro formazione e competenze, ha permesso di individuare alcune aziende del territorio che hanno colto al volo l’opportunità di inserire gli studenti in stage. L’abbinamento tra stagista e azienda è un passo fondamentale che necessita di essere gestito con cura e attenzione, per poter rispondere a esigenze di competenza, di vicinanza territoriale, di allineamento di bisogni e desideri. “Lo stesso corso è stato già realizzato lo scorso anno – racconta Gervasio Bodda, docente di Apro Formazione e responsabile del corso – e il risultato è stato significativo: più dell’80% degli stage si sono poi concretizzati in contratti di lavoro stabili”. Molti degli studenti si sono appassionati a questo lavoro e intendono cercare un impiego in questo campo una volta terminato il corso. Le stesse aziende inoltre giovano del percorso di affiancamento, potendo testare concretamente le competenze apprese dagli studenti vedendoli all’opera durante le ore di stage.
Un’occasione non solo per chi prova ad inserirsi per la prima volta nel mercato del lavoro italiano, ma anche per chi cercando un riscatto vuole svoltare e iniziare una nuova carriera, più in linea con i propri interessi. È il caso di Simone, ex studente dell’APRO ritornato tra i banchi dopo trent’anni. “Nella mia carriera ho fatto il falegname per vent’anni e torno ora a cosa mi piace fare: usare il tornio, saldare. Ora vedo questo lavoro con gli occhi di un adulto, da giovane non ne coglievo l’opportunità e non avevo tanta voglia di studiare. Ora voglio portare a termine questo percorso e non vedo l’ora di iniziare a lavorare”.
Le storie di vita degli studenti sono uniche e toccano tematiche quotidiane: desiderio di riscatto, ricerca di un futuro lontano dalla guerra, voglia di sporcarsi le mani e di fare la propria parte, ma anche di nuovi legami con una nuova terra da chiamare casa. “L’Italia mi piace troppo, sono qui da vent’anni e non posso vivere in un altro paese. Anche quando lavoravo a Montecarlo, ogni giorno tornavo a Ventimiglia a prendere il caffè, da nessuna parte è buono come qui”.