«La società occidentale pensa al bene-avere più che al ben-essere – ragiona il matematico e saggista cuneese Piergiorgio Odifreddi -. Si interessa molto del tenore di vita e dell’accumulo di ricchezze e materiali, molto meno dello stare bene. Ma chi ha meno non per forza sta peggio». Doveva esserci il tema della salute mentale tra le nuove generazioni al centro dell’incontro in cui, domenica scorsa, è intervenuto al Salone del Libro di Torino. Ne parla, davanti a una platea di oltre mille ragazzi, con il presidente dell’Ordine degli psicologi David Lazzari e con il rapper-influencer Fedez. Per quest’ultimo, è una delle prime apparizioni pubbliche dopo la separazione dalla moglie Chiara Ferragni, travolta dallo scandalo delle operazioni commerciali mascherate come operazioni benefiche. Il dialogo cambia direzione quando, invitati a porre domande agli ospiti, prendono la parola alcuni giovani dei gruppi Pro Palestina. Criticano Lazzari per, a detta loro, non aver preso posizione sul conflitto israelo-palestinese (a differenza di quanto fatto con quello russo-ucraino). Il presidente dell’Ordine smentisce qualsiasi tipo di pregiudiziale sulla questione e, poco dopo, ecco che Fedez decide di dire la sua a riguardo: «Questi giovani esprimono la richiesta di un ordine di priorità rispetto agli avvenimenti» esordisce. Poi, come ha già fatto in diverse altre occasioni, si lascia andare a un’invettiva contro i giornalisti riferendosi al suo presunto coinvolgimento nell’aggressione in cui, poche settimane fa a Milano, è stato ferito il personal trainer Cristiano Iovino.
Una questione che nulla centra con il conflitto israelo-palestinese e, tantomeno, con il tema della salute mentale tra i giovani. Su questo, restano le riflessioni di Odifreddi nella prima parte dell’incontro: «Chi l’ha detto che chi ha meno sta per forza peggio? – entra nel problema il matematico cuneese -. Questo è un pregiudizio della nostra società occidentale. Sono sempre di più le persone che chiedono aiuto per il loro malessere. Ma non sono così convinto che chi si sente perfettamente al proprio posto nella società di oggi viva in una condizione di benessere. La nostra società non è perfetta e segue logiche che possono non essere adatte a tutti noi. Sentirsi perfettamente a proprio agio al suo interno non per forza è sinonimo di stare bene».
Spiega Lazzari: «Il lavoro di noi psicologi è aiutare le menti ad aprirsi e restare aperte. La sofferenza le chiude. La creatività richiede, invece, di averle ben aperte».
La creatività e le arti, tra cui la musica, possono essere uno strumento utile per affrontare i momenti di difficoltà? Fedez racconta la sua esperienza: «Io ho vissuto degli stati depressivi che hanno annullato tutta la mia creatività. In altre situazioni, invece, uno stato di malessere può generare ottimi spunti creativi. È impossibile generalizzare. Certamente, in una realtà che si è sempre più digitalizzata, aiuta i ragazzi avere a disposizione dei luoghi di aggregazione reali».
Può sembrare una contraddizione detta da lui che, proprio sul racconto digitale della sua vita (anche e soprattutto privata), ha basato gran parte della sua notorietà e, di conseguenza, del suo impero economico. «Penso ai centri sociali – aggiunge il rapper -. La loro chiusura sta facendo venire meno dei punti di aggregazione importanti. Andiamo oltre la loro connotazione politica. Sono posti dove molti sperimentano per la prima volta delle realtà eterogenee di confronto. Focalizzarci su queste realtà può essere un aiuto per chi soffre».
Il fenomeno del malessere giovanile riguarda tutte le realtà: grandi città, piccoli centri, periferie… È in crescita anche sul territorio e i dati dell’Ordine degli psicologi danno il quadro di una situazione che va posta al centro delle attenzioni. Fa notare Lazzari: «Contiamo che il 23% della popolazione soffra di un disagio psichico. Tra i giovani, la percentuale sale al 29. Su 10 persone che hanno bisogno di aiuto, 8 ottengono aiuto da professionisti che operano in campo privato». Solo uno su cinque, dunque, trova risposte nella sanità pubblica.
Ospiti d’eccezione alla fiera del libro di imperia: Gerry Scotti, Carmen Lasorella e Stefano Zecchi
Sono i sei super ospiti della Fiera del Libro di Imperia in programma dal 31 maggio al 2 giugno nel cuore di Porto Maurizio a Imperia. Si tratta di Gerry Scotti, Gino Paoli, Carmen Lasorella, Stefano Zecchi, Laura Valente e Lorenzo Beccati. Il leit motiv del Festival della Cultura Mediterranea di quest’anno sarà “Fatti e parole: le relazioni pericolose”. Il programma dell’evento che si terrà in via Cascione e via XX Settembre prevede l’incontro con la voce del Gabibbo Lorenzo Beccati alle 18 di venerdì 31 maggio. Sempre venerdì ma alle 18,30 incontro con Gerry Scotti. Si prosegue sabato 1° giugno alle 17 con l’incontro con la giornalista Carmen Lasorella; alle 17,45 protagonista della seconda giornata sarà Gino Paoli. Domenica 2 giugno alla Fiera del Libro arriveranno alle 17,15 Stefano Zecchi e alle 18 Laura Valente.
La nuova edizione della Fiera del Libro rappresenta una buona opportunità per i visitatori di scoprire le ultime novità letterarie e partecipare a dibattiti e incontri con gli autori.
Premiato a Firenze, adesso il poeta saviglianese Beppe Mariano è in gara al “Viareggio repaci”
L’ultimo libro del poeta saviglianese Beppe Mariano, uscito a gennaio di quest’anno, dal titolo “Notizie dalla terra stondata” (Felice Edizioni, prefazione di Alessandro Fo), è stato scelto dalla giuria del prestigioso premio “Viareggio Repaci” ed è in concorso insieme con una ventina di altri libri di altrettanti poeti. Inoltre Mariano ha vinto ex aequo a Firenze il concorso “leopardiano” La Ginestra con il libro di poesie “Attraversamenti”, edito nel 2018 da Interlinea. La Giuria presieduta dallo storico della letteratura italiana e poeta Silvio Ramat, ha scelto il libro insieme con quello della poetessa romana Rosa Salvia. Al nuovo centro culturale “Le Murate” di Firenze si è svolta la cerimonia di premiazione. «Sono particolarmente lieto – ha detto Mariano – di questo riconoscimento perché mi giunge proprio da Firenze, che è stata negli anni Settanta-Ottanta la mia città dove ho studiato e sono stato per nove anni redattore della rivista letteraria “Salvo Imprevisti”, diretta dalla poetessa fiorentina Mariella Bettarini».
Articolo a cura di Luca Ronco