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Dolori muscolo-articolari? I denti possibile causa

I dottori Enrico Rivarossa e Diego Merlo spiegano la correlazione tra cefalee, mal di schiena, disturbi cardiaci e una bocca curata

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“Mens sana in corpore sano” sentenziava Giovenale nelle sue “Satire” coniando un motto che ancora oggi è attuale e impiegato in più settori. Approfondendo gli aspetti legati all’odontoiatria con gli specialisti del Centro medico “Rivarossa” vien da parafrasare e completare quel motto dicendo: “Corpo sano in bocca sana”. È un approccio, questo, che il poliambulatorio con sede centrale ad Alba in via Ognissanti 30 (tel. 0173 362757; www.rivarossa.net) e studi a Fossano e Carrù, ha fatto proprio fin dalle sue origini, esprimendo, con il progressivo inserimento di dottori altamente specializzati nelle varie branche della sanità, un criterio multidisciplinare nella prevenzione e nelle cure mediche odontoiatriche e non solo.

L’igiene e la cura della bocca sono un aspetto fondamentale ai fini della prevenzione di numerosi disturbi, anche quelli non immediatamente riconducibili a questioni odontoiatriche. In questo numero di IDEA approfondiamo, in particolare, alcuni disturbi muscolari e, nello specifico, cervicali che hanno origine nella nostra bocca. Lo facciamo dialogando con il dottor Enrico Rivarossa, fondatore del Poliambulatorio, chirurgo odontoiatra specializzato in alta chirurgia implantare, all-on-4, riabilitazione totale e implantologia con poco osso e con il dottor Diego Merlo, massofisioterapista osteopata, specializzato nel trattamento di problematiche muscolari quali disturbi cervicali, lombari e viscerali. Entrambi gli specialisti sono operativi presso il centro medico Rivarossa.

Quali connessioni ci sono tra una non corretta igiene della bocca e alcuni disturbi muscolari?
«Una bocca non curata è causa della formazione di placca dentale e tartaro che infiammano il tessuto gengivale e costituiscono un terreno fertile per numerosi batteri. Un sistema infiammatorio elevato soprattutto a livello buccale crea tensioni e restrizioni a livello muscolare sul pavimento buccale e, di conseguenza, su tutta l’area cervicale. Gestire l’infiammazione è indispensabile per ottenere benefici anche a livello cervicale; più in generale un paziente con una bocca sana e che non presenta disfunzioni, come il serramento e il bruxismo, ci consente di lavorare meglio sull’apparato muscolare».

La mancanza di uno o più denti può creare problemi cervicali?
«Sicuramente. Se gli aspetti precedentemente descritti, le­gati a un processo infiammatorio che può generare gengiviti e paradontiti, complicano dal punto di vista biologico la situazione cervicale, la mancanza di denti determina problemi mu­scolari per una causa meccanica. Se manca un dente la lingua cerca di occludere quella zona per mantenere la chiusura ermetica della bocca e questo provoca una restrizione della catena linguale che progressivamente perde la sua elasticità e comporta variazioni importanti a livello di deglutizione. Noi deglutiamo circa 1.200 volte al giorno utilizzando la catena linguale. Se questa non funziona correttamente, per deglutire modifichiamo in modo involontario la nostra postura (sia a livello cervicale, sia di tutta la catena anteriore) spingendo la testa in avanti. Quello crea sovraccarico a livello muscolare a partire dai condili mandibolari; è come se a ogni deglutizione ricevessimo un piccolo colpo di frusta che, nel tempo, incide a livello posturale generando dolore alla base dell’occipite o in tutta la zona cervicale o senso di pesantezza a livello di colonna vertebrale. In questo caso è necessario riequilibrare tutta la funzione della bocca e il combaciamento armonioso delle due arcate sostituendo il dente mancante per evitare sovraccarichi muscolari».

Tra i problemi “meccanici” della bocca ci sono anche quelli di serramento o di bruxismo. Anche in questo caso ci sono attinenze con i dolori cervicali?
«Quelle citate sono problematiche sempre più frequenti e comuni che incidono in modo significativo sulle tensioni muscolari cervicali e non solo. Il sistema che il nostro corpo utilizza per scaricare la tensione è stringere i denti, ma così facendo utilizziamo tantissimo i mu­scoli che gestiscono la nostra mandibola. Questa tensione provoca un’infiammazione a livello di alcuni nervi tra i quali il più noto è il trigemino; sorgono in questo modo diverse problematiche o di cervicale, o di cefalea specie nella zona laterale, o il classico mal di testa a casco, o ancora dolori puntori a livello cervicale. L’errato serramento o il bruxismo sono deviazioni nel processo di chiusura e apertura della mandibola determinate da una non corretta gestione dei condili mandibolari da parte dei muscoli pterigoidei e generano tensioni muscolari che hanno conseguenze negative sul nostro livello di benessere e sulla nostra salute».

Come intervenire?
«Il trattamento osteopatico è senza dubbio fondamentale poiché lavora sui muscoli e gestisce quella tensione a livello cervicale, ma anche buccale e di diaframma. Un’ottima integrazione è il bite, strumento da mettere tra i denti durante il sonno che evita lo sfregamento e consente alla mandibola di posizionarsi correttamente, da consigliare in collaborazione con un medico odontoiatra in modo che sia realizzato ad hoc per i problemi specifici del paziente. Si tratta di una soluzione efficace per non sovraccaricare ulteriormente i muscoli sui quali già quotidianamente graviamo, in attesa di ripristinare le condizioni ottimali della bocca. La procedura ottimale è un trattamento osteopatico pre bite che toglie tensione a livello diaframmatico e della bocca, l’utilizzo del bite e, a seguire, una seduta post bite per riequilibrare il sistema».

Quanto contano nei percorsi di cura che ci avete descritto la collaborazione e la consapevolezza del paziente?
«Sono un aspetto fondamentale: un paziente proattivo fa anche prevenzione e non agisce sempre in risposta di una patologia già esistente. È quella che indichiamo come responsabilizzazione del paziente che, messo al centro di un progetto, deve essere cosciente di essere parte integrante e fondamentale di quel percorso. Noi possiamo intervenire su un sistema che non funziona in modo ottimale, ma il paziente ci deve aiutare a gestire l’intervento e il successivo mantenimento al meglio».