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Un caschetto con telecamera per la Cadiochirurgia mini invasiva

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Un caschetto dotato di fotocamera frontale integrata, acquistato grazie alla Fondazione “Specchio dei tempi” e alla generosità dei lettori de “La Stampa”, è in dotazione, da 4 mesi, alla Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo.
“Permette – spiega il primario, Maurizio Roberto – una visualizzazione del campo operatorio ancora più definita e amplificata. Inoltre dà la possibilità di registrare e rivedere le fasi dell’intervento, che possono servire sia da didattica per la formazione di specializzandi e giovani chirurghi, sia per migliorare la tecnica chirurgica. Questo caschetto si sta rivelando particolarmente utile per l’accesso chirurgico mini invasivo transascellare destro, utilizzato solo in pochi centri in Italia, tra cui il S Croce di Cuneo, unico centro del Nordovest, che consiste in una piccola incisione cutanea di 4-5 cm lungo il margine anteriore del cavo ascellare, permettendo così un’esposizione delle valvole cardiache ottimale per eseguire una riparazione o sostituzione. Nel primo quadrimestre del 2024 il 21% delle nostre procedure sono state eseguite in modalità mini invasiva, percentuale che aumenta a circa il 60% se si considerano quelle isolate di riparazione o sostituzione valvolare. In quest’ultime abbiamo ottenuto una netta riduzione delle complicanze postoperatorie e una mortalità che oggi è pari allo 0%. Ringrazio la mia equipe cardiochirurgica la Cardioanestesia, la Cardiologia, la Radiologia, tutto il comparto e la direzione generale per il supporto costante”.
Attualmente la quasi totalità delle patologie valvolari mitraliche, tricuspidaliche, aortiche isolate, vengono eseguite con tecnica mini invasiva. Ma anche la patologia coronarica, gli aneurismi dell’aorta ascendente, in casi selezionati, possono essere trattati mediante piccole incisioni, pur mantenendo la sicurezza e l’accuratezza di trattamento. I vantaggi sono i minori rischi di infezioni, sanguinamento e trasfusioni. Si riducono anche i tempi di permanenza in terapia intensiva e quelli della riabilitazione post operatoria, oltre a un minor dolore per il paziente e un miglior recupero psicologico ed estetico. “Stiamo attraversando una fase di transizione e trasformazione, grazie soprattutto all’innovazione tecnologica sempre più veloce e varia, di cui la cardiochirurgia può e deve approfittarne per consentire a pazienti, sempre più anziani e gravati da copatologie sempre più complesse, di poter essere curati al meglio – conclude il primario -. Sono gli ospedali hub, come il S Croce e Carle, che hanno la possibilità di attivare percorsi diagnostico-terapeutici all’avanguardia, dove il paziente viene preso in carico sin dalla prima visita ambulatoriale”.