Carlo aveva soltanto quindici anni quando s’ammalò d’improvviso. Leucemia fulminante, tre giorni soli di speranza e di preghiera, gli occhi chiusi per sempre in un lettino dell’ospedale San Gerardo di Monza. Mamma Antonia era accanto a lui, distrutta eppure forte nella fede, consolata dalla serenità e dal coraggio del suo bambino: poco prima di salire in cielo confidò di voler offrire le sue sofferenze alla Chiesa e al Papa, e a lei promise che sarebbero rimasti vicini, che le avrebbe dato segni della sua presenza. Sono arrivati, quei segni: le visioni di Carlo sono apparse nel sonno e nel sogno, da lui mamma Antonia ha saputo che avrebbe avuto altri figli e infatti nel 2010 sono venuti alla luce i gemelli Michele e Francesca Acutis, oggi adolescenti illuminati dall’esempio d’un fratello mai conosciuto, ma ammirato attraverso racconti e testimonianze, custodi della sua stessa fede religiosa.
Per Carlo, già da Beato indicato come patrono di Internet – in realtà esiste già: Isidoro da Siviglia, nominato tale da Giovanni Paolo II in quanto autore della prima enciclopedia – poiché già nei primi anni del nuovo millennio – è morto nel 2006 – aveva compreso l’importanza della Rete per diffondere la parola di Dio, sarà avviato il processo di canonizzazione per decisione di Papa Francesco dopo il riconoscimento d’una sua intercessione per un miracolo: «Una ragazza del Costa Rica, in Italia per studiare, ha avuto un gravissimo incidente in bici ed era sospesa tra la vita e la morte: la mamma è venuta ad Assisi, ha pregato tutto il giorno Carlo e hanno pregato anche in Costa Rica, lei ha ripreso a respirare e ora sta per laurearsi». Prima, ce n’era stato un altro: la guarigione inspiegabile, dopo aver toccato una reliquia, di un bambino brasiliano di sei anni affetto da una malformazione al pancreas.
I miracoli sono sempre ravvisati da tre commissioni – medica, teologica e cardinalizia -, ma tanti piccoli miracoli avvengono ogni giorno, perché Carlo trasmette serenità, sollievo, consiglio: «L’azione di Dio attraverso lui sta aiutando tantissime anime in tutto il mondo – continua Antonia -. Per noi è anche una consolazione: la morte di un figlio è un grande sacrificio, però sappiamo, con la speranza cristiana, che il nostro non è un addio ma un arrivederci». Sorride, d’un sorriso buono, emozionata dall’annuncio del Pontefice e travolta dalle incombenze d’ogni giorno: «Presto sarò madre d’un Santo, ma per adesso mi sento più che altro una segretaria. C’è tanto da fare ogni giorno per seguire le attività della fondazione intitolata a Carlo, impegnata a sostenere innumerevoli progetti in ambito sociale, e dell’associazione che segue e supporta la causa di santificazione». Anche la santità le è stata anticipata da Carlo: in sogno, apparendo, e con l’esempio di una vita breve spesa a favore degli altri, in particolare dei più deboli: «Carlo aveva una purezza straordinaria: aveva Dio dentro di lui. Da quando fece la Prima Comunione, a sette anni, non smise mai di andare a Messa e fare l’Adorazione Eucaristica tutti i giorni, di recitare il Rosario. Si percepiva che dentro di lui c’era qualcosa e credo che la gente si avvicini ancora per questo. L’Eucaristia era il centro della sua vita, della sua giornata: amava Dio sopra ogni cosa». Sarà il primo santo millennial e, se vogliamo, il primo digitale: usò tantissimo la rete e i social per divulgare la fede.