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«La politica? È vocazione e affetto per la mia terra»

«Mi piace la pesca subacquea, amo i cani e la montagna. Sono anche appassionato di moto: sono tutte attività che mi trasmettono un grande senso di libertà»

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Il nome di Luigi Genesio Icardi, Assessore Regionale alla Sanità, in passato già consigliere provinciale di Cuneo e per dieci anni sindaco di Santo Stefano Belbo, paese che gli ha dato i natali l’11 aprile 1961, è tra i più conosciuti e apprezzati dell’intero panorama politico piemontese. A pochi giorni dalle Elezioni Regionali del prossimo 8 e 9 giugno, che lo vedranno nuovamente protagonista tra le fila della lista “Lega Salvini Piemonte”, Rivista IDEA lo ha intervistato per tracciarne un ritratto più intimo e personale, spaziando dalle origini del suo rapporto con la politica agli aneddoti del suo percorso, fino ad arrivare alle passioni coltivate nel tempo libero.

Assessore, quando e come è nata la sua passione per la politica?

«La politica per me è sempre stata uno strumento per realizzare progetti concreti per il territorio. Fin da studente, mi interessava occuparmi delle potenzialità del mio paese, farlo conoscere, promuoverne lo sviluppo economico e turistico. L’opera del concittadino più illustre di Santo Stefano Belbo, Cesare Pavese, ha esercitato un certo fascino su di me e fornito la chiave per aprire le porte del paese al grande pubblico».

Qual è stata l’immediata reazione della sua famiglia quando ha deciso di scendere in campo?
«Finché si tratta di fare il sindaco, il tempo sottratto alla famiglia tutto sommato viene percepito come un sacrificio accettabile, perché viene speso per attività che riguardano molto da vicino anche la famiglia, quale parte attiva della comunità locale. L’impegno in Regione, invece, è un’evoluzione che richiede ai propri cari uno sforzo di accettazione non indifferente, perché vuol dire allontanamento fisico e sociale dagli affetti più stretti. Serve molta comprensione, da ambo le parti».

C’è chi vive la politica come vocazione e chi invece la concepisce come un mestiere. Nel suo caso l’istinto che la spinge è soprattutto l’amore per il territorio?
«Per me non è certo un mestiere. Io arrivo dal mondo del lavoro, per me si tratta di una vocazione, di affetto per la mia terra e la mia gente, che vuol dire Pavese, Moscato, servizi comunali, sanità pubblica… Se mi guardo indietro, rifarei tutto. Credo che alla fine ne valga la pena, nonostante i tanti sacrifici».

Proprio la passione per il bene comune permette di sopportare le rinunce che l’impegno politico impone. Quali sono personalmente i sacrifici più pesanti?

«Senza dubbio la vita che non si è potuta spendere con la famiglia e con gli amici. Non poter seguire come vorrei i figli, poter dedicare loro più tempo visto che, si sa, è un attimo e sono grandi. Poter andare con gli amici, con i compagni di avventura che partono per un nuovo viaggio in moto, ma anche vivere il proprio paese, il “natio borgo selvaggio”, mi manca molto».

Per fare politica occorre anche una notevole forza d’animo. A tal proposito, come si descriverebbe caratterialmente?
«Politica… a livello regionale siamo amministratori più che politici. Ritengo di essere molto determinato, se così non fosse sarebbe stato impossibile portare a termine impegni come quello dell’assessorato regionale alla Sanità, soprattutto nel periodo del Covid. Deter­mi­nazione e forza di non mollare mai sono requisiti indispensabili se si vuole fare politica».

Nel suo percorso ha avuto modo di rapportarsi ai cittadini con una notevole costanza. Ricorda episodi o incontri che l’hanno particolarmente colpita in questi anni?

«Ricordo il volto di tanti pazienti incontrati negli ospedali – adulti, bambini e anziani-, quello dei medici e degli infermieri in prima linea nella pandemia, la generosità di un esercito di volontari della Sanità che non hanno mai smesso di donare al Piemonte lavoro, sangue e impegno incondizionato».

Ci sono dei colleghi con cui intrattiene un rapporto di amicizia oltre che lavorativo? Se sì, in che modo si separano la sfera privata da quella politica?

«In questi anni in Regione, purtroppo c’è stato poco tempo per coltivare le amicizie. Gli amici di sempre sono rimasti tali, nonostante la politica. Quelli incontrati grazie ad essa si misureranno nel corso del tempo».

Oltre alla politica, invece, quali sono le sue principali passioni? Coltiva qualche hobby in modo particolare?

«Mi piace la pesca subacquea, amo i cani e la montagna. Sono appassionato e vado in moto: tutti hobby che mi danno un grande senso di libertà. Ma in questi ultimi anni, più che hobby mi sono trovato a coltivare virus e pandemie: Covid-19, influenza aviaria, peste suina, West Nile, vaiolo delle scimmie…».

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo