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A Fossano, sabato 22 giugno, Marco Brunazzi con “La traccia delle cose assenti”

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Si terrà sabato 22 giugno la presentazione del volume “La traccia delle cose assenti” di Marco Mortar, alias Marco Brunazzi, presso la libreria Le Nuvole di Fossano. Oltre all’autore, interverranno Paolo Canavese, Michela Michelis e Maria Teresa Milano.

Marco Brunazzi è Presidente della Fondazione Gaetano Salvemini, dove, da oltre trent’anni, coordina attività di ricerca, progettazione e organizzazione culturale. Già docente di Storia contemporaneaall’Università di Bergamo e all’Università di Varsavia. Collabora con il Comitato Emergenza Cultura di Torino e con realtà e associazioni teatrali e coreografiche. Tra le sue numerose pubblicazioni, citiamo Le Formazioni Matteotti nella lotta di Liberazione (con Agostino Conti, L’Arciere 1986), Ebraismo e cultura europea del ’900(con Anna Maria Fubini, Giuntina 1990), nonché la cura di molti importanti volumi (Umberto Calosso antifascista e socialista, Marsilio, 1981; La comunione dei forti di Roger Caillois, Bollati Boringhieri, 2007; Scrittori e trincee. La grande guerra degli intellettuali italiani, Edizioni SEB27 2017). Per La traccia delle cose assenti ha utilizzato lo pseudonimo di Marco Mortara.

Il lettore, come sul palco di un teatro, vede nel susseguirsi dei racconti, illuminati da un cono di luce, frammenti di un universo femminile, intorno ai quali si aggira lui, il protagonista, il filo rosso che lega le varie vicende narrate, lucidamente autoironico, aggrappato a “una vita mai vissuta” che reclama “ancora e ancora la sua realtà”, pur consapevole che, se il passato occupa un ampio spazio nella memoria, è sempre in agguato il rischio di annullare il presente. Dalle pagine si leva una sinfonia di immagini e suoni, creati da un’artedell’evocazione vivida e sensuale in cui frammenti e squarci di luce si susseguono a volte con rilassatezza, a volte con un frenetico singulto, mentre il tutto è orchestrato dalle sapienti, continue pause che accompagnano dolcemente il lettore, oppure dagli a capo inattesi, che lo spingono a forza nella voragine del ricordo o delle proiezioni oniriche, in un tempo indefinito. La narrazione talora sembra più dipinta che scritta e spesso ha il passo della poesia, ma, nel contempo, con uno stile “chirurgico” disseziona l’interiorità dei protagonisti, riproducendo   l’oscillazionedell’animo con frasi brevi e spezzate, in un continuo dialogo con autori posti in esergo, quasi un sottotesto, che intreccia in una rete armoniosa l’elemento autobiografico, il topos della quête, il quadro d’ambiente.
Paola Biglione

BaNNER
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