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L’uomo dell’IA europea

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Cédric O, ex segretario di stato francese per gli affari digitali e co-fondatore di Mistral AI, startup di intelligenza artificiale, regala un consiglio, o forse lancia un allarme, intervenendo al Wired Next Fest 2024, festival dedicato a innovazione, tecnologia, scienza e cultura che s’è appena tenuto a Milano. Il suo assunto è semplice: se infrastrutture e tecnologie non appartengono a un continente, l’indipendenza decisionale del medesimo viene meno, e un modello di IA americano, interrogato su temi concernenti il nostro mondo, che si tratti di conflitti o tensioni internazionali, risponderà alla luce di una visione d’oltreoceano. Restare legati a tecnologie sviluppate lontano, comporta il rischio, per l’Europa, di guardare sempre il mondo attraverso un prisma che non abbraccia i nostri valori con effetti scontati, e inquietanti, sul piano politico, culturale, economico e sociale.
«Con quali valori – il quesito base – vogliamo far crescere il nostro ecosistema dell’innovazione? Occorre fare un passo avanti deciso e aprire una nuova fase, affinché le imprese europee si trasformino in imprese globali. I nostri decision maker hanno il compito di creare un ambiente che permetta loro di crescere restando in Europa. Lo stesso vale per i nostri talenti». Si badi che Cédric O non cita mai la sua Francia, come non cita l’Italia, la Germania o lnghilterra: spiegazione ovvia, eppure significativa, perché «il futuro della tecnologia è europeo, non ha senso che sia nazionale: dobbiamo decidere noi in che contesto vogliamo si faccia innovazione in Europa».
La Mistral AI, risposta europea a OpenAI, startup di intelligenza artificiale generativa che lo scorso febbraio chiudeva un round di finanziamento di Serie B da 600 milioni di euro, raggiungendo un valore di 6 miliardi di euro, è stata fondata soltanto nel 2023 a Parigi, ma ha guadagnato in fretta consensi e stima. Prima di contribuire alla sua nascita, da cofondatore non esecutivo, Cédric O, 41 anni, ha ricoperto incarichi nel settore pubblico e privato: è stato consulente del Ministro dell’Economia e delle Finanze francese, dirigente del gruppo aerospaziale Safran, consigliere del Presidente della Repubblica prima di essere nominato Segretario di Stato per gli Affari Digitali durante il primo mandato di Emmanuel Macron. Nonostante la giovane età, ha vissuto in prima linea l’approccio più alto alla tecnologia e all’innovazione, studiandone non solo l’applicazione e la diffusione, ma anche le conseguenze che comporta, assegnando sempre grande importanza ai valori e alla loro difesa. Oggi si rivolge all’Europa e ai giovani europei, chiede investimenti maggiori per sentirci padroni del nostro futuro e far sì che possiamo decidere le nostre priorità e rispettare le nostre prospettive senza farceli dettare da altri grandi Paesi. Invita, inoltre, i giovani ricercatori a non lasciare l’Europa – si rivolge, palando a Milano, in particolare agli italiani – per portare avanti un progetto che è anche la difesa di una visione, di un patrimonio socio-culturale e di un destino. E dà l’esempio con il lavoro quotidiano, come lo ha dato immergendosi di recente nello studio approfondito del coding.
«Non voglio diventare un genio della programmazione – ha rivelato -, ma oggi per capire come funziona il mondo è necessario sapere come funziona il codice».