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«Racconto la Bibbia libro straordinario con le nostre radici»

Il giornalista e scrittore albese torna nella Granda con il nuovo spettacolo: «Il 10 luglio a Saluzzo e il 27 novembre nella mia Alba. Sarebbe bello vedere il Sociale tutto pieno. Moni Ovadia ha il fisico giusto per interpretare Dio. Io sono il narratore. E la musica, con Giovanna Famulari, ha un ruolo molto importante»

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Gli appuntamenti di Aldo Cazzullo in Granda sono già in agenda: «Il 10 luglio a Saluzzo e il 27 novembre nella mia Alba. È sempre emozionante tornare al Teatro Sociale: sarebbe bello trovarlo tutto pieno di miei concittadini, sia nella parte moderna sia in quella storica». “Il Romanzo della Bibbia” è il nuovo lavoro del giornalista albese, vicedirettore del Corriere della Sera: «Alla Bibbia ho dedicato il mio prossimo libro che uscirà a fine settembre, in qualche modo lo anticipo con questo spettacolo teatrale».

Perché proprio la Bibbia?
«Perché è anche un grande romanzo, è l’infanzia dell’umanità, l’autobiografia di Dio. Nello spettacolo cerchiamo di raccontare questa grande storia: la Creazione, Caino e Abele, Adamo ed Eva, Abra­mo, Isacco, la storia di Giu­seppe, l’interpretazione dei sogni (il faraone che sogna sette vacche magre che divorano sette vacche grasse, una storia affascinante…). E poi Mosè, la liberazione dall’Egit­to, Davide e Golia, il passaggio del Mar Rosso e i Dieci Comandamenti. Una storia che mi avvinceva fin da quando ero bambino e che è stato emozionante ritrovare. Non dimentichiamo poi Ester, Giu­­ditta, Susanna… La storia della Bibbia è anche un racconto di donne, ovvero di matriarche».

Si è occupato di Dante, poi del fascismo e adesso della Bibbia. Tre modi di raccontare le nostre radici?
«Sì, in fondo tutto il mio lavoro, sia nei libri che a teatro, altro non è che il tentativo di ricostruire l’identità italiana. Avevo portato uno spettacolo al teatro Sociale già nel 2011 per i 150 anni dell’Unità d’Italia che si chiamava ap­punto “Viva l’Italia” e ricostruiva il Risorgimento, la Grande Guerra, la Resistenza. Era anche una cosa pensata in difesa dell’Unità d’Italia che all’epoca qualcuno metteva in discussione, ma in cui adesso – grazie al cielo – ci ritroviamo tutti. Poi è arrivato lo spettacolo su Dante, “A riveder le stelle” con Piero Pelù perché tutto comincia proprio con Dante: la nostra lingua. Lui che è il primo a parlare d’Italia e per la quale aveva una missione: conciliare la Roma dei Cesari (a cui ho dedicato l’ultimo libro “Quando eravamo i padroni del mondo”) e la Roma dei Papi, cioè la Classicità e la Cristianità. E le radici di quest’ultima so­no nella Bibbia. Il Nuovo testamento si innesta sull’Antico testamento. Quando Gesù dice “non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te” cita il Talmud, quando dice “ama il prossimo tuo come te stesso” cita il Levitico. Poi il Dio del Nuovo testamento è pietoso e misericordioso, sacrifica il suo stesso figlio per amore dell’umanità. Ma c’è traccia di questo anche nella Bibbia. Tra i Comandamenti, un passo meno noto dice “se incontri il tuo nemico e il suo asino è stramazzato a terra, aiutalo”. Poi certo, a volte è un Dio spietato che per esempio chiede di passare tutti i nemici a fil di spada e rimprovera il primo re Saul perché non ne ha uccisi abbastanza. Alcuni passaggi oggi ci mettono in difficoltà: i Filistei sono gli avi dei Pa­lestinesi. Sansone, catturato da loro, viene portato a Gaza e lì abbatte il tempio (“muoia Sansone con tutti i Filistei”). Nel Sinai, davanti al Mar Rosso, 3mila anni fa un esercito egiziano si fronteggia con Israele. Due millenni dopo, la Guerra dei 6 giorni (’67) e la Guerra del Kippur (’73): nello stesso luogo due eserciti con lo stesso nome si fronteggiano. Un caso senza precedenti».

A proposito, la violenza non manca nelle pagine della Bib­bia.
«Alcune pagine terribili riguardano le violenze sessuali o addirittura l’incesto: quando Dio distrugge Sodoma e Go­morra risparmia solo la famiglia di Lot, nipote di Abramo. Ma sua moglie non resiste dal voltarsi a guardare la distruzione della città e diventa una statua di sale. Allora le figlie per continuare la stirpe ubriacano il padre, giacciono con lui e concepiscono un figlio. E il condottiero ebraico Iefte scon­­figge i nemici ma ha promesso a Dio di sacrificargli la prima persona che incontrerà tornando a casa. Gli corre incontro sua figlia. E lui commette questo terribile sacrificio umano che Dio non voleva (aveva già impedito il sacrificio di Isacco). Nello spettacolo devo raccontarlo, tutto va raccontato senza per questo essere giudicato. La Bibbia è stata scritta in un altro tempo, ma ha un significato universale perché quando Abramo viene benedetto da Dio, dice “In te saranno benedette tutte le nazioni della terra”. Ancora una volta “De te fabula narratur”, il libro parla di te. Le radici della civiltà giudaico-cristiana sono nella Bibbia».

Come è cambiato, nella mo­der­n­ità, il no­stro rapporto con la Bibbia?
«È cambiato assieme al rapporto con Dio. Io ho cominciato a rileggere la Bibbia al capezzale di mio padre che ci ha lasciato nell’ospedale di Verduno alla vigilia di Natale. E ho ripensato al fatto che la generazione dei miei genitori e, di più, dei miei nonni, non si poneva il problema dell’esistenza di Dio. Era certa come il sole che sorge e tramonta. Generazioni di no­stri padri sono vissute sotto l’occhio di Dio. La Bibbia la sapevano persino in latino. Noi abbiamo un po’ rimosso la questione di Dio e la Bibbia non la leggiamo più. Sba­gliamo perché è un libro straordinario».

Quella del suo spettacolo è una formula ormai consolidata con Moni Ovadia e Giovanna Fa­mulari?
«Con loro si è creato un rapporto bellissimo. Abbiamo gi­rato l’Italia con “Il Duce delinquente” che abbiamo portato anche ad Alba. In questa nuova avventura la musica è molto importante. Giovanna suona il pianoforte e il violoncello. E suona gli spiritual (Mosè che chiede al faraone di lasciar partire il suo popolo: “Let my people go!”), oppure “Joshua fit the battle of Jericho” (che in italiano diventa “Oggi si combatte a Gerico nel nome del Signore”), fino all’Alleluia».

È vero che Ovadia nel nuovo spettacolo “interpreta” Dio?
«Moni è la voce di Dio. Perché La Bibbia magari non è stata scritta da Dio in persona ma di sicuro è scritta da dio. E Moni ha il fisico adatto».

Proprio Ovadia ci ha detto in un’intervista di aver scoperto in lei una notevole abilità de­clamatoria.
«Una sorridente provocazione… Io naturalmente non sono attore, sono narratore, racconto una storia. Moni è l’attore che interpreta Dio. Io non mi ritengo un divulgatore, mi piace essere appunto narratore. Nessuna storia è senza un’idea e nessuna idea senza una storia».

CHI È

Aldo Cazzullo è nato ad Alba il 17 settembre 1966. Vive a Roma e ha due figli, Francesco e Rossana. Giornalista e scrittore oltre che autore e conduttore di programmi televisivi di successo, attualmente ricopre il ruolo di vicedirettore del Corriere della Sera

COSA HA FATTO

Nell’ultimo periodo ha scritto alcuni best sellers accomunati dalla ricerca dell’identità italiana, come “Mussolini il capobanda” da cui è tratto lo spettacolo “Il Duce delinquente”. Su La7 lo abbiamo visto nella trasmissione dedicata ai grandi eventi storici, “Una giornata particolare”

COSA FA

Dopo l’estate uscirà il suo nuovo saggio “Il Romanzo della Bibbia” che è anticipato dal nuovo spettacolo teatrale con Moni Ovadia e Giovanna Famulari. È già uscito il calendario con i prossimi appuntamenti a teatro: Cazzullo sarà di scena anche a Saluzzo e ad Alba, oltre al resto d’Italia