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Tutte le passioni di Emilio Vigolungo per vincere insieme

Due giorni di iniziative benefiche a sostegno di Cancersucks e Ugi Odv ricordando l’imprenditore

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«Può sembrare un accostamento strano ricordare chi non c’è più e ci manca con un sorriso, in una festa, ma qualcuno disse che per continuare a far vivere le persone bisogna coltivare le loro passioni. Qui ci sono tutte le passioni di Emilio: una grande cena, tanti amici, la nostra terra, la solidarietà intesa anche come attenzione agli altri. Ci sono tutte le componenti per sorridere continuando a voler bene a chi non c’è più e facendo vivere tutti i valori che gli sono appartenuti. Qui ci sono tutte le cose belle che ricordiamo di Emilio».
Prendiamo a prestito le parole del Governatore del Piemonte, Alberto Cirio, per raccontare ai lettori di IDEA la serata di giovedì 13 giugno. Il protagonista dell’evento è stato Emilio Vigo­lungo, imprenditore, amm­i­nistratore delegato dell’omonima azienda di Canale fondata dal nonno e oggi leader nel settore del legno, prematuramente scomparso nel giugno del 2023.
La grande cena è quella benefica allestita in occasione della “Partita più bella del mondo” da un quartetto di chef d’eccezione: Flavio Costa del ristorante 21.9 di Piobesi, Ugo Alciati (Guido, Serralunga), Massimo Camia (omonimo ristorante di La Morra) e Davide Palluda (All’Enoteca di Canale). Ad accompagnare i loro piatti c’erano le focacce e il pane di un altro prestigioso nome dell’enogastronomia cuneese: Fulvio Marino. Il tutto innaffiato dai vini donati dalla cantina “Pio Cesare” e da vermouth e barolo chinato delle Distillerie Si­bona.
Gli amici sono imprenditori, amministratori, personalità che hanno preso parte all’evento sold out a pochi giorni dalla distribuzione degli inviti: trecento persone riunite nella condivisione di un ricordo e di un progetto, intorno alla famiglia Vigolungo, a Francesca Domini, moglie di Emilio e ai loro tre figli.
Il territorio è quello, ben sintetizzato nei panorami che circondano “Tenuta Carretta” di Piobesi, del Roero e dell’albese, più in generale piemontese: «una terra ricca non solo perché produce ricchezza ma perché animata da senso di “restituzione” fenogliano, dal desiderio di dare qualcosa in più per ciò che si è avuto» l’ha definito Cirio.
La solidarietà è stato il perno intorno a cui l’evento si è mosso con l’obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca da destinare a “Cancersucks”, as­sociazione no profit che si occupa in particolare di tumore al cervello, voluta da Luca Belloni al quale le terapie sperimentali hanno consentito di vivere per quasi cinque anni dopo la diagnosi di glioblastoma. Il dottor Riccardo Soffietti è il presidente di “Cancersucks”: «quello che state facendo» ha spiegato, «è un’attività sociale fondamentale: i finanziamenti pubblici non possono essere sufficienti ed è sempre più importante sostenere la ricerca integrandola con l’attività del no profit. I progressi ci sono, anche se lenti. La bella notizia è che è stato recentemente individuato un nuovo approccio terapeutico che attacca l’alterazione molecolare con un farmaco dimostratosi altamente efficace per certi tipi di cancro al cervello. Vogliamo continuare su questa strada: destiniamo oltre il 75 per cento dei nostri proventi alla ricerca finanziando posizioni di ricercatori, borse di studio, pubblicazioni scientifiche, studi su cure sperimentali in collaborazione con la divisione di neurooncologia dell’ospedale Moli­nette, centro di riferimento rete nazionale per i tumori rari e hub per i tumori celebrali. Stiamo investendo in comunicazione e informazione. Mediamente pren­­diamo in carico 180 pa­zienti l’anno e cerchiamo di potenziare l’a­spetto di vicinanza e sostegno a loro e ai familiari anche con forme di supporto psicologico perché la scoperta della malattia è un momento drammatico».
L’aspetto scientifico e medico, ma anche quello dell’umanità nell’approccio sono stati più volte sottolineati dalla famiglia Vigolungo, nelle parole di Stefano che ha rimarcato come «la ricerca è un qualcosa di lontano, perfino invisibile, ma quando certe patologie arrivano e ci coinvolgono estende i suoi benefici a tutti. Sotto questo aspetto la solidarietà ciascuno la vive da vicino ed è bello poterla esprimere in un contesto conviviale e informale come questo, nel ricordo di Emilio».
La cena benefica ha di fatto aperto la due giorni de “La partita più bella del mondo” nata nel 2021 per raccogliere fondi a favore di Ugi Odv, organizzazione legata all’ospedale Regina Margherita di Torino che offre sostegno, ospitalità e assistenza ai bambini affetti da tumore e alle loro famiglie. Un’iniziativa a cui Emilio Vigolungo aveva creduto fin da subito insieme alla sua famiglia, pur non avendo potuto scendere in campo a causa della malattia che l’aveva già colpito come ha sottolineato Marco Milano, ideatore dell’evento «che abbiamo chiamato così perché i bambini e, in generale, le persone affette da questo male hanno già giocato la loro partita più difficile e si meritano di giocare la più bella». Sabato 15 giugno il fischio d’inizio dell’arbitro sul campo Malabaila a Canale ha dato il via a un torneo di sei squadre miste di bambini guariti dal cancro, provenienti da altrettanti Centri di Oncoe­ma­tologia pediatrica: il Regina Margherita di Torino, il Gas­lini di Genova, il Sant’Or­sola di Bologna, l’Istituto dei Tumori di Milano, il San Gerardo di Monza e il Santa Chiara di Pisa. Domenica 16 giugno è stata la volta del trofeo “Emilio Vigolungo” quadrangolare che ha visto scendere in campo, accanto a tanti amici di Ugi, cantanti, ex calciatori, personaggi dello spettacolo e lo stesso presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Nel corso dell’appuntamento tre piemontesi noti al grande pubblico hanno ricevuto il premio “Alter Ego”: lo scrittore Luca Bianchini, lo chef panificatore Fulvio Marino e Miss Italia, Francesca Bergesio. Il riconoscimento è un’installazione realizzata in multistrato di pioppo, materiale per il quale Emilio Vigolungo nutriva una grande passione.
Insomma, nulla è stato lasciato al caso perché come ha sottolineato Vera Vigolungo, ringraziando i presenti per la loro generosità e ricordando i ruoli complementari dei fratelli in azienda, «come sempre Emilio è protagonista e io e Stefano organizziamo, fa parte della nostra storia!».
Fino alle poche, commosse, parole di papà Pietro, col suo discorso interrotto, perché strozzato in gola e concluso con un significativo «Il mio Emilio mi capisce», a testimoniare che una persona seguita a vivere non solo nel ricordo, ma anche nella presenza quando la sua esistenza continua a declinarsi in gesti concreti, a maggior ragione se di solidarietà.