Home Articoli Rivista Idea Vigna Rionda festeggia 90 anni «Le novità? Terra e blockchain»

Vigna Rionda festeggia 90 anni «Le novità? Terra e blockchain»

Davide Rosso: «Da questo prezioso vigneto si ottiene un grande Nebbiolo, solo in parte destinato al vino più rappresentativo della nostra cantina di Serralunga»

0
1

Per Davide Rosso, storia e innovazione sono un binomio che oggi più che mai permette di ottimizzare l’uso delle risorse naturali, migliorare la qualità dei prodotti, impattando così positivamente sia sull’ambiente che sulla società e l’economia.
Riprova ne è il suo impegno nell’azienda agricola Giovanni Rosso di Serralunga d’Alba, una passione di famiglia dove la concretezza del terroir di una vigna storica del Barolo, si abbina al valore immateriale, ma tangibile, di un NFT, acronimo di non fungible token. A ciò si somma la lungimiranza del “vignaiolo visionario” Davide Rosso che proprio in questi giorni ha svelato un compleanno importante: i 90 anni di Vigna Rionda.

Che cosa rappresenta questo vigneto per la sua azienda e per la sua famiglia?

«È senza dubbio una importante parte della nostra storia, ma al contempo rappresenta un valore ed un’enorme responsabilità che anno dopo anno ci vede in prima linea per preservare un “mito”. Un vigneto che nel 1934 Tommaso Canale, cofondatore del neonato Con­sorzio del Barolo, decise di acquistare insieme ad altri appezzamenti, considerandolo a pieno titolo, tra i più bei vigneti di Serralunga. A sostenere Tommaso nella decisione di acquistare una porzione di Vigna Rionda fu tutta la famiglia. A partire dalla moglie Esterina e con lei i figli Aldo e Amelio. Furono poi proprio questi ultimi, nel 1946, terminata la Grande Guerra e dopo la morte del padre, a rinnovare parte del vigneto regalandogli nuova vita. Un patrimonio naturale di inestimabile valore che la mia famiglia ha saputo salvaguardare e valorizzare. Fino al 2011, quando in qualità di rappresentante della quarta generazione della famiglia, decisi di avviare un delicato progetto di rinnovamento di parte delle viti, quelle più vecchie e meno produttive».

Perché le produzioni di questo lembo di terra esposto a Sud sono uniche ed iconiche?

«La complessità del suolo, la perfetta esposizione e l’altitudine ne fanno un mix perfetto. Si pensi poi che già negli anni trenta queste uve venivano pagate il doppio rispetto ad altre. Non è errato sostenere quindi che ci troviamo davanti a quasi un secolo di super qualità».

Eccellenza, tradizione e moderata innovazione… Ed ora sta per prendere forma un progetto speciale. Ce lo svela?
«Per celebrare i 90 anni dall’acquisto dello storico vigneto abbiamo realizzato un progetto che ci permette di presentare il nostro Barolo Vignarionda Ester Canale Rosso in un modo esclusivo e alla luce delle nuove tecnologie. A partire dall’annata 2020, a ogni bottiglia della collezione, per la prima volta verrà associato un NFT, basato sulla blockchain carbon neutral Poligon (Ethereum). Grazie a questo innovativo certificato, i fortunati possessori delle bottiglie possono avere una assoluta certezza dell’originalità del vino acquistato e della numerazione della singola bottiglia rispetto all’esclusiva tiratura totale. Nella pratica, è stato creato un Phygital Twin di ogni bottiglia numerata. E, grazie alla tecnologia NFC, Near Field Com­munication, basta avvicinare lo smartphone all’etichetta per visualizzare il passaporto digitale della bottiglia, che comprende file multimediali e caratteristiche del token blockchain ad essa unicamente associato. Grazie alla Block­chain, ogni cliente potrà dunque avere una garanzia inalterabile che viaggia dalle mani del produttore a quelle del consumatore finale. Il token block­chain viene associato in modo inequivocabile e inalterabile allo Smart Contract dell’azienda. Avvicinare il proprio cellulare ad una bottiglia sarà l’unico semplice gesto che permetterà ad un cliente di avere garanzia di autenticità».

Che è poi il valore ricercato dai collezionisti…

«È la prima cosa che i collezionisti di tutto il mondo chiedono, oltre chiaramente alla massima qualità».

Come è maturata l’idea di bottiglie vendute con la formula “en primeur”?
«Attraverso il nostro importatore di Londra, Berry Bross&Rudd che vanta oltre 300 anni di storia e da sempre collabora con i più importanti Château di Bor­de­aux, realtà in cui la vendita “en primeur” è stata inventata».

Le novità messe in campo in questo 2024 rappresentano un’evoluzione che vi spinge sino a dove?
«Guardare avanti è un desiderio personale, parte anche del mio carattere. Porsi sempre nuovi obiettivi e traguardi rappresenta uno stimolo, un continuo “piacere” nel mettersi in gioco per continuare l’instancabile viaggio che induce a nuovi orizzonti. I “passi” in avanti vanno sempre fatti, non bisogna assolutamente stare fermi: ecco perché con tutto il mio team di collaboratori stiamo già lavorando per lo sviluppo del prossimo anno. Continuando ad alzare l’asticella…».