«Un’emozione doppia correre il Tour sulle mie strade»

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Tra le numerose ra­gioni che rendono il ciclismo uno de­gli sport più amati dalla gente ci sono certamente la passione, l’umiltà e la generosità che animano il cuore dei suoi campioni. Qualità in grado di renderli più “umani” agli occhi dei tifosi, ma anche di regalare momenti altamente epici, trasformando una salita o una fuga solitaria in un’avvincente metafora della vita. Qualità di cui dispone anche Matteo Sobrero, corridore albese del team Bora-Hansgrohe, che si appresta a vivere il suo primo Tour de France da protagonista. Un’esperienza meravigliosa, che il ciclista di Montelupo Albese vivrà con ancora maggior trasporto nel corso della terza tappa, quella che lunedì 1° luglio lo vedrà impegnato sulle strade di casa, in un pomeriggio in cui sogno e realtà finiranno giocoforza per mescolarsi, scrivendo un’altra incredibile storia da libro “Cuore”, una di quelle che solo il ciclismo sa offrire.

Sobrero, si avvicina la sua prima partecipazione in carriera al Tour de France. È pronto per questo prestigioso appuntamento?

«Con la squadra stiamo facendo una preparazione mirata in vista del Tour. Sono partito da casa il 7 maggio e non vi ho ancora fatto rientro. Le cose stanno andando abbastanza bene, per cui sì, dovrei essere pronto».

Ha sempre sognato di correre la Grande Boucle. Quando è nato il suo amore per questa corsa? Ci sono motivi o episodi particolari che hanno fatto scattare la scintilla?

«Per tutti i ciclisti professionisti il Tour è sempre il Tour. Penso sia la corsa più importante e più vista al mondo, quindi è speciale per tutti i miei colleghi. Quest’anno per me lo sarà in modo particolare in virtù della partenza dall’Italia e del passaggio per Alba. Potervi partecipare è davvero un sogno».

Ora che sarà tra i protagonisti, cosa direbbe al Sobrero bambino che sognava di raggiungere un traguardo simile?
«È difficile da dire. Per arrivare sin qui, però, sia io che la mia famiglia abbiamo fatto molti sacrifici per cui forse gli direi di affrontare le cose come ho sempre fatto, con molta passione e serietà, perché poi alla fine il duro lavoro paga».

Ad alimentare ulteriormente la magia della sua partecipazione, come diceva pocanzi, ci sarà la partenza dall’Italia e in particolare la tappa che toccherà proprio la sua terra, il Cuneese. Che emozione sarà correre sulle strade di casa?
«Già l’emozione di correre il Tour è di per sé molto forte, passare sulle strade di casa lo rende ancora più speciale. Ero già passato per Alba durante qualche tappa del Giro d’Italia ed era stato molto emozionante. Credo che anche stavolta proverò un brivido simile, se non addirittura maggiore».

Ad appoggiarla e a sostenerla, nel corso della tappa ma non solo, ci saranno la famiglia, gli amici e il fans club guidato da sua sorella Fran­cesca. Cosa rappresentano per lei?

«Il loro sostegno è sicuramente molto importante. La mia famiglia mi è sempre stata vicino, il fans club è invece attivo dallo scorso anno. È un modo che i miei amici e i miei sostenitori hanno trovato per stare insieme e fare festa. La loro spinta per me è importante, ma più che altro mi fa piacere sapere che si divertano».

Cosa significa invece per la provincia Granda il passaggio della corsa a tappe ciclistica più famosa e prestigiosa al mondo?

«Il Tour de France è tra gli eventi sportivi più visti a livello globale, quindi sarà una vetrina importante per le nostre zone, che sono bellissime. Il passaggio del Tour sarà un modo ulteriore per far ammirare il nostro territorio, che è già estremamente conosciuto e apprezzato in giro per il mondo. Sarà quindi un’occasione in più per dimostrare che le bellezze della Granda meritano tutto ciò che si dice di loro».

Da un punto di vista strettamente tecnico, invece, che tipo di tappa prevede? Cosa bisogna aspettarsi dalla terza frazione?
«Si arriverà da una due giorni molto impegnativa, che muoverà già qualcosa in ottica classifica generale, mentre l’indomani la quarta frazione sarà ancora più dura, per cui vedo la Piacenza-Torino co­me una tappa di passaggio, di transizione, quindi adatta ai velocisti. Spero sia così anche per potermi godere con maggiore tranquillità le strade di casa».

Guardando ad ampio raggio, l’obiettivo della sua squadra sarà quello di aiutare il capitano sloveno Primoz Roglic a competere per la maglia gialla. Siete fiduciosi in questo senso?
«Abbiamo appena vinto il Delfinato, Roglic sta bene e quindi confidiamo di arrivare preparati per quello che è il nostro obiettivo principale, il Tour. Stiamo lavorando nel modo giusto, siamo un bel gruppo e sicuramente proveremo a raggiungere il risultato. Ci sarà da battagliare parecchio visto che, come al solito, il livello sarà altissimo ma vedremo tappa dopo tappa, senza troppo stress».

Il recente successo ottenuto proprio sulle strade francesi può darvi qualcosa in più.

«Il Delfinato è stato un allenamento, un’importante tappa di avvicinamento al Tour, utile anche per affinare i meccanismi di squadra. Sicu­ramente abbiamo capito di poter controllare la corsa, di poter chiudere su una fuga in una tappa di montagna e che Roglic può vincere in salita. È stata una bella settimana, impegnativa, che potrà darci sicuramente quel qualcosa in più in termini di consapevolezza».

Da un punto di vista individuale, invece, qual è l’obiettivo che si è prefissato per la corsa francese? Le piacerebbe essere il primo italiano a vincere una tappa dopo Vincenzo Nibali (Val Thorens 2019)?
«Certo che mi piacerebbe, mentirei se dicessi di no. Però sin da inizio stagione l’obiettivo della squadra per il Tour è quello di supportare Roglic, Jai Hindley e Alexander Vla­sov. Sarò pertanto concentrato al 100% su quello, poi il resto si vedrà di giorno in giorno. Magari si potrebbe sfruttare qualche fuga, anche se la vedo difficile, andando con questo ruolo di uomo-squadra».

È alla sua prima stagione con la Bora-Hansgrohe: che giudizio dà a questi suoi primi mesi trascorsi con il suo nuovo team?
«Sono contentissimo, mi sto trovando bene e penso di essere migliorato parecchio, anche in salita. Quest’anno avevo pochi obiettivi personali, ho sempre corso come supporto a Roglic in avvicinamento al Tour, ma alla Mi­lano-Sanremo, dove ero abbastanza libero, ero lì davanti e me la sono giocata (dodicesimo posto finale, nda). Vediamo come va il Tour e poi si valuteranno anche i prossimi obiettivi stagionali».
A proposito di futuro, potrebbe esserci spazio anche per la partecipazione ai Giochi Olim­pici di Parigi?
«Non so, non credo. Ad ogni modo, stabiliremo il da farsi dopo la partecipazione al Tour».

Il corridore di Montelupo è professionista dal 2020, difende i colori della Bora-Hansgrohe

Matteo Sobrero è nato ad Alba il 14 maggio 1997 ed è passato professionista nel 2020 con il team Ntt. Nel suo primo anno tra i pro’ ha esordito al Giro d’Italia conquistando il settimo posto nella cronometro che ha aperto quell’edizione della corsa rosa. Nel 2021 il corridore di Montelupo Albese si è trasferito all’Astana-Premier Tech e nello stesso anno ha conquistato il titolo italiano a cronometro nella categoria elite – precedendo Affini e Cattaneo -, bissando il successo ottenuto due anni prima tra gli Under 23. Nel 2022 è arrivato il passaggio al team BikeExchange-Jayco, formazione con la quale si è tolto una doppia soddisfazione al Giro d’Italia: vincere la cronometro finale di Verona e indossare per due tappe la maglia bianca di miglior giovane della competizione. Da gennaio 2024 Sobrero difende i colori della Bora-Hansgrohe, che al Tour debutterà come Red Bull Bora-Hansgrohe. Con il nuovo team, in primavera, il corridore albese si è classificato dodicesimo alla Milano-Sanremo, prima classica monumento della stagione. Con la maglia della Nazionale italiana ha conquistato un argento (Wollongong 2022) e un bronzo (Fiandre 2021) mondiali nella staffetta mista a cronometro. Sempre in azzurro, inoltre, ha vinto un oro (Trento 2021) e un argento (Drenthe 2023) europei nella medesima specialità.

Domenico Abbondandolo

Fotoservizio
a cura di @bettiniphoto