L’uomo che ha camminato su fili tesi fra grattacieli arabi, cascate estoni e creste africane si prepara ad attraversare, sospeso in equilibrio, lo Stretto. Un’impresa senza precedenti che diventa l’ultima sfida di Jaan Roose, 32 anni, campione di slacklining, l’arte di camminare su una fettuccia di poliestere nel cielo: i 3.646 metri di distanza sovrastano i 2.710 metri che scolpiscono il record, percorsi sulle Alpi francesi. Appuntamento a luglio, fiato e fune sospesi, gli estremi di quest’ultima annodati a due giganteschi tralicci elettrici in disuso, uno in Calabria e uno in Sicilia: Roose partirà da Santa Trada, Villa San Giovanni, da un punto del pilone alto 265 metri e cercherà, muovendosi su un nastro ad alta tecnologia largo appena due centimetri, di raggiungere Torre Faro, Messina, a un’altezza di 230 metri. Tempo stimato di percorrenza fra tre e quattro ore, però nessuno, tra infinite variabili, può prevederlo: unica certezza che sarà un esercizio fisico e mentale durissimo, niente possibilità di riposo e decontrazione dei muscoli legata solo a piccoli movimenti. Bisognerà valutare inoltre il riflesso del clima: è previsto un forte caldo, i venti che soffiano sullo Stretto tendono a cambiare spesso direzione. Il passo dovrà essere estremamente regolare, come l’idratazione che sarà assicurata attraverso uno zainetto. In caso di problemi, previste varie procedure: la più estrema è l’evacuazione in elicottero.
Approfondendo l’ambito tecnologico, Roose camminerà su un cavo di Dyneema, una fibra sintetica di polietilene ad altissima resistenza – a prova di recisione, non potrà mai spezzarsi – che sarà tesa tra i due piloni opposti da un elicottero: l’atleta, su quello di partenza, salirà dalle scale di servizio. Oltre alla slackline su cui si muoverà, ce ne sarà una seconda. Roose sarà assicurato al cavo da una corda elastica che in caso di caduta gli permetterà di tornare rapidamente in sella e indosserà, lui che predilige sempre i piedi nudi, delle scarpette con suola flessibile al fine di evitare piaghe. «Avverto un misto di paura ed eccitazione, ho la sensazione di portare al limite la sfida con me stesso» ha confidato, ricordando l’aspetto psicologico che è fondamentale, benché nell’immaginario conti essenzialmente l’equilibro: «Da un punto di vista mentale devo concentrarmi su ciò che sto facendo in quel momento, ridurre al minimo ogni distrazione e andare avanti, cercando di restare il più lucido possibile, passo dopo passo».
Tre volte campione del mondo della specialità, Roose non è nuovo a queste imprese leggendarie. Oltre alle sfide già accennate – i ghiacci della sua Estonia, le rocce africane – ha percorso su un filo 500 metri tra pilastri calcarei del Mangystau in Kazakistan e 150 tra le Katara Towers a Louisal City, ma il livello di difficoltà, stavolta, è altissimo: «Livello di follia da 1 a10? 10+1» spiega il recordman. E rimarca: «Sarà una sfida con me stesso, lassù non avrò maestri né avversari». Lo seguiremo, trepidando con lui. Affascinati da un esercizio “oltre” che richiede equilibrio, concentrazione, allenamento e sacrificio, che non perdona il minimo errore, che ci fa sentire piccoli perché impauriti al solo pensiero. Noi aspettiamo il ponte, se stavolta lo faranno davvero, intanto passiamo da una sponda all’altra in traghetto: guardavamo con ammirazione chi lo faceva sbracciando in acqua, adesso alzeremo gli occhi a cercare Roose camminare piano su un filo.
Un filo sospeso sul mare
L’atleta estone Jaan Roose tenterà di attraversare lo Stretto in equilibrio su una fune tecnologica. Ha già fatto imprese simili, ma questa sarà la più grande sfida con sé stesso