Home Articoli Rivista Idea «Il problema di Macron è una Francia ferita da troppa violenza»

«Il problema di Macron è una Francia ferita da troppa violenza»

0
3

Sui social, materia che conosce perfettamente, ha svelato che in quella serata ca­ratterizzata dal grande e sorprendente an­nuncio di Macron dopo l’esito delle elezioni europee, nella sala stampa in cui si trovava si è diffuso un grande sconforto. «Queste avrebbero dovuto essere le settimane più tranquille dell’anno e molti giornalisti in Francia – compresa me – aveva prenotato le ferie, in tempo per poi rientrare in vista delle Olimpiadi. E invece…». Invece per Chiara Piotto, corrispondente di Sky Tg24 dalla Francia, si è aperta una fase professionale impegnativa e complicata. Così come è difficile il mo­mento politico oltre le Alpi, dopo le scelta di Emmanuel Macron che ha riportato nei seggi i francesi. E con l’ombra di Ras­sem­blement National che si staglia sul prossimo governo.
Come si sta da italiani a Pa­rigi?
«Adoro vivere qui e quando ne parlo con altri italiani, la reazione è sempre “wow”, perché il fascino di questa città è davvero immortale. Ma io ho una visione d’insieme che non è quella idealizzata di chi arriva da fuori, il mio lavoro è raccontare anche le criticità e quindi gli scontri e le violenze crescenti da queste parti. Certo, Parigi resta una capitale dinamica, dove accade sempre qualcosa, ma viverci non è affatto facile. É diventato faticoso».
E come ha affrontato la Francia questa settimana caratterizzata dalla chiamata al voto?
«In un clima di grande attesa e di grande mobilitazione anche sui social. C’è stata massima attenzione per un appuntamento elettorale che era del tutto inaspettato. L’anno scorso nello stesso periodo c’erano stati i disordini nelle periferie, ora la scena se la prende la politica».
Quali sono le reazioni della gente, nelle strade?
«C’è chi è preoccupato per la tenuta del sistema. I sondaggi? Per le legislative sono stati più complessi che per le europee, ma tutti davano per molto probabile la vittoria del Ras­semblement National. Ora c’è da attendere il ballottaggio, ma non c’è stata una sorpresa rispetto alle previsioni. Se per le Europee la campagna elettorale, molto lunga, non aveva modificato le intenzioni di voto dei cittadini, in questo caso è stata brevissima ma nel frattempo è nettamente cambiato il panorama politico».
Le scelte impopolari di Macron sono state alla base di questa frattura?
«Non sono un’analista politica, ma di sicuro lui ha dato origine a confusione suscitando le reazioni dei suoi stessi collaboratori con una politica divisiva e molto criticata. In sua difesa il fatto di aver governato con una maggioranza relativa ignorando le tensioni che si stavano creando».
Ha perso buona parte della fiducia e la popolarità che ave­va conquistato?
«La popolarità – pur essendo stato nel frattempo rieletto – l’aveva persa con le riforme, avversate da tutta la popolazione, specie sui temi delle pensioni e dell’immigrazione».
Chi è veramente Jordan Bardella?
«Il delfino di Marine Le Pen, un 28enne entrato in politica da giovanissimo, militante da sempre. Ha fatto una campagna da leader seguendo un percorso già segnato come secondo volto del partito dopo la presidente. Una figura che si è rivelata strategica per uno schieramento giovane che in questo modo ha allargato l’elettorato. Il programma pre­vede la priorità dei francesi e la razionalizzazione del partito in vista di un confronto politico in un contesto istituzionale».
Ci sono punti di contatto con l’ascesa di Giorgia Meloni?
«Sì, ma sono limitati. Giorgia Meloni si è avvicinata a Marion Maréchal, rappresentante del­l’e­strema destra francese mentre Rassemblement National è sempre stata vicina alla Lega, ma adesso non sappiamo quali mosse seguiranno. In ogni caso la Meloni in Francia è un caso di studio, si parla di “melonizzazione”, nel senso di normalizzazione dell’estrema destra, del pragmatismo che serve nel dialogo con i leader istituzionali. Ora Meloni è una leader moderata che dialoga con Usa ed Eu­ropa. In Francia accadrà lo stesso con Bardella? Ve­dremo».
Gli elettori sono andati a votare numerosi.
«C’era un grande rischio da considerare per queste elezioni annunciate nei tempi più brevi che si ricordino: ha potuto votare chi era già iscritto per le Europee del 9 giugno, gli altri no. Ma la partecipazione è stata comunque ampia».
Qual è il clima che si vive attualmente in Francia?
«C’è rabbia, espressa con gli scontri nelle città. Le manifestazioni – lo dicono le cifre – si fanno sempre più violente, tra arresti, feriti e proteste, tanti gli scontri con la polizia. Si sente da tempo che c’è qualcosa che bolle in pentola».
E Macron?
«Macron ha fatto mea culpa, riconosce di non aver dato risposte alle priorità dei francesi che sentono una crescente mancanza di sicurezza. Que­sto in particolare ha fatto il gioco dell’estrema destra che propone un approccio più duro, mentre lui ribatte accusando le opposizioni di farla troppo facile, di promettere misure che poi non potranno applicare».
É rimasto isolato sul fronte della politica estera?
«Sia destra che sinistra lo avrebbero voluto interventista, lui si è limitato a dire di essere pronto a fare di tutto per fermare Putin. Invece RN, pur facendo attenzione a non uscire dagli impegni con Nato ed Europa, ha segnato una linea rossa: mai soldati francesi in Ucraina. Questo fa la differenza. Sul piano politico, però, non è chiaro in base alla costituzione in che modo sarà possibile la coesistenza tra il nuovo governo di Bardella e il presidente Macron alla luce del disallineamento che si sta creando».
Intanto, da Firenze, è partito il Tour de France. Un evento seguitissimo in Francia.
«Il Tour e poi le Olimpiadi, vediamo già là torcia olimpica nel suo percorso di avvicinamento a Parigi. Oltre le tensioni attuali si annunciano eventi sportivi importanti, compreso il campionato Europeo di calcio in corso di svolgimento».
E i rapporti con l’Italia?
«I francesi in realtà amano profondamente l’Italia, non c’è antagonismo. Forse è più sentito da noi. I francesi amano molto Firenze, da dove è partito il Tour quest’anno, così come l’enogastronomia delle Lan­ghe e di Torino. Ai miei amici qui consiglio spesso un weekend nelle vostre terre del vino».

 

CHI È

Giornalista 31enne, dal 2022 è reporter da Parigi per Sky Tg24: un volto che ormai associamo ai collegamenti con la Francia. In precedenza, dal 2018 al 2021, ha condotto il tg di Sky. E nel 2017 ha vinto il premio Primavera dell’European Women’s Management Development Network

COSA HA FATTO

Ha iniziato collaborando con HuffPost Italia scrivendo storie di società, cultura e tecnologia e curando il lancio dell’account Instagram. È stata poi social media manager per la prima edizione del programma “Nemo – nessuno escluso” in onda in prima serata su Rai 2

COSA FA

Come corrispondente da Parigi in questi ultimi due anni, ha imparato a conoscere da dentro la realtà francese in ogni suo aspetto. E nell’intervista ci ha spiegato quanto sia diversa
l’immagine che si ha della Capitale vivendola da turisti rispetto a chi, come lei, deve raccontare le tensioni sociali e le manifestazioni in piazza che hanno caratterizzato l’ultimo periodo