Oltre 6.000 agricoltori e allevatori da tutto il Piemonte, con una vasta rappresentanza dalla Provincia di Cuneo guidata dal Presidente di Coldiretti Cuneo Enrico Nada e dal Direttore Fabiano Porcu, hanno raggiunto il grattacielo della Regione a Torino con un grande corteo e con i trattori per dire “Basta cinghiali”. Tanti i cartelli che denunciano: “Stop assedio cinghiali”, “il cinghiale campa, il campo crepa”, “chiuso per cinghiali”, “cinghiali incubo delle strade”.

Ammontano ad oltre 5 milioni di euro i danni provocati mediamente dai cinghiali in Piemonte per ogni campagna agraria, con il numero di capi che, negli ultimi anni, è in continua crescita e ha raggiunto quota +110.000, secondo la stima di Coldiretti.

Alla mobilitazione in piazza Piemonte a Torino hanno partecipato il Presidente di Coldiretti Piemonte Cristina Brizzolari, il Delegato confederale Bruno Rivarossa, l’intera Giunta regionale e la referente piemontese dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada, Annagrazia Basile, che, insieme ad una delegazione di volontari, Chiara Perotto, Morgana Garbarini e Francesco Calzoni, ha portato una testimonianza diretta, oltre a raccontare l’attività dell’Associazione su tutto il territorio. Nel corso della mobilitazione, importante il confronto con il Governatore Alberto Cirio che, insieme al neo Assessore regionale all’Agricoltura con delega alla Peste Suina, Paolo Bongioanni, intervenuto sul palco, si è impegnato a portare avanti le istanze esposte dalla Coldiretti.

“Questa mobilitazione di Coldiretti sta avvenendo in tutta Italia proprio perché si tratta di una problematica diffusa ed incontrollata. Sul nostro territorio la presenza di cinghiali ha raggiunto un livello oltre il limite di saturazione: è una vera e propria invasione che interessa l’intero territorio cuneese, dalle vallate alpine alle pianure fino alle colline delle Langhe, e che ha determinato una condizione di reale pericolo per l’incolumità delle persone ed una tragedia dal punto di vista economico per le imprese agricole. Campi devastati, raccolti falcidiati, incidenti automobilistici anche mortali, un costante assedio delle aree rurali ed una sempre maggior presenza anche nelle zone urbanizzate” dichiara Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.

“A tutto questo, dal 2022 si è aggiunta la Peste Suina Africana – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – che sta mettendo a rischio l’intera filiera suinicola cuneese e piemontese, tra le più importanti economicamente nel tessuto imprenditoriale agricolo contando, solo a livello provinciale, 800 aziende e quasi 900.000 capi destinati soprattutto ai circuiti tutelati delle principali DOP italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come Prosciutto di Parma e San Daniele”.

Alla luce di questa situazione, la Coldiretti ha chiesto, tra le altre cose, alla Regione di:

  • dare immediata e completa attuazione al Piano Regionale di Interventi Urgenti, così da permettere un’efficace azione di abbattimento, di significativo contenimento dei danni e di riduzione del rischio in termini di pubblica sicurezza con particolare riferimento alle aree urbanizzate;
  • rafforzare le misure e le azioni per il depopolamento dei cinghiali rendendo attuative le disposizioni straordinarie per tutelare i Distretti suinicoli;
  • consentire sull’intero territorio regionale, senza limitazioni, l’attivazione degli interventi urgenti ed inderogabili semplificando le procedure e rendendole uniformi;
  • autorizzare la possibilità di interventi in autodifesa dell’imprenditore agricolo anche nelle Aree Protette;
  • permettere la caccia di selezione anche nelle ore notturne;
  • creare le condizioni affinché anche nelle aree di restrizione le attività di contenimento possano essere potenziate;
  • avviare un processo volto a riformare l’attuale assetto degli Istituti venatori.

Proprio sull’emergenza cinghiali, Coldiretti Piemonte, a giugno 2022, dopo  sei mesi dal primo focolaio di Peste Suina Africana, aveva presentato l’inchiesta “Ungulati emergenza sul territorio”, realizzata dal giornalista Stefano Rogliatti, che indaga, attraverso punti di vista e voci differenti, sulle cause che hanno determinato una situazione ormai insostenibile dal punto di vista sanitario, della sicurezza stradale e dei gravi danni alle colture, fino ad arrivare a toccare i meccanismi che regolano la caccia e il mercato della carne di selvaggina.