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«Facciamo conoscere la bellezza di vivere tra vigneti e frutteti»

Daniele Occhetto e sua moglie Giovanna hanno creato Juppi: un luogo di sostenibilità, apprendimento e gioco per grandi e piccini, a Castelrotto di Guarene

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Una fattoria didattica per insegnare in maniera divertente ai bambini l’importanza della natura, dell’ambiente e dello stare nella terra, tra gli elementi. Un modo per imparare la stagionalità e per valorizzare il territorio e le sue eccellenze, in particolare la frutta. Con questi sogni è nato Juppi, un luogo speciale a Castelrotto di Guarene, dove sostenibilità, apprendimento e gioco si incontrano grazie a Daniele Occhetto e, soprattutto, a sua moglie Giovanna.

Da dove è nato tutto?
«Devo ringraziare mia moglie, è stata una sua idea. Poi il diventare genitore ci ha dato quella consapevolezza di voler lasciare un’impronta positiva anche per migliorare il futuro, l’ambiente, tutto quello che circonda i tuoi figli. Una domanda che si fanno sempre i genitori è: “Cosa facciamo fare ai bimbi?”. Noi abbiamo la fortuna che i nostri figli possono uscire all’aria aperta, in cortile e fatichiamo a riportarli dentro. E allora mia moglie si è chiesta: “Perché non condividiamo con gli altri la fortuna che abbiamo noi?”».

La natura fa comunque parte di voi.

«Ho sempre coltivato un legame profondo con la terra, tanto da laurearmi in Vi­ticoltura ed Enologia. Sin da bambino, tra i vigneti ed i frutteti di famiglia, ho respirato l’amore per la natura e i suoi frutti. Le mie esperienze mi hanno portato a fare un passo avanti, poi, ad esplorare le diverse sfaccettature del settore, provando anche a sperimentare e introdurre nella mia azienda agricola sistemi di coltivazione innovativi. Insieme a mia moglie, abbiamo deciso di sviluppare nella nostra azienda agricola questo progetto: un’occasione per fare incontrare natura, gusto, educazione e divertimento».

Qual è la filosofia alla base?
«Il nostro intento non è solo coltivare frutta gustosa e rispettosa dell’ambiente, ma anche condividere quello che abbiamo imparato e che mettiamo in pratica ogni giorno per garantire un prodotto genuino e sostenibile. Ci siamo resi conto che si stavano perdendo la consapevolezza e la conoscenza di cose che un tempo erano scontate: la stagionalità, la ruralità, il chilometro zero».

Si sono perse un po’ le proprie radici.
«Non tutti hanno ancora il nonno che ha il pezzettino di terra, non tutti hanno avuto la possibilità di mettere le mani in un orto, ma hanno sempre visto solamente la frutta e la verdura dal verduriere, quindi se cercano un’albicocca a dicembre possono anche trovarla, cosa che invece non è la normalità».

La vostra storia ha, invece, radici profonde.
«Nel 1922, il bisnonno Pietro, con il suo prezioso bagaglio di esperienza nella coltivazione della frutta, decise di trasferirsi da Montaldo Roero e stabilirsi nella Ca­scina Abate, un’abbazia ottocentesca situata a Castelrotto di Guarene. È stato proprio lui a dare il via alla nostra avventura agricola. Oggi noi siamo la quarta generazione di frutticoltori della famiglia a portare avanti questa tradizione. Come ci è stato tramandato, ci prendiamo cura dei nostri frutteti unendo la tradizione con l’innovazione, un aspetto che è sempre stato centrale, già a partire da papà Roberto».

Cosa offre Juppi?
«Siamo stati accreditati come fattoria didattica, ma le nostre attività non sono legate solo alle scuole: siamo ben felici di accogliere famiglie nel weekend, compatibilmente con i lavori agricoli, e previa prenotazione. Organizziamo laboratori, passeggiate tra i frutteti, una caccia ai tesori naturali, giochi con disegni per spiegare la stagionalità, assaggi di frutta fresca, confetture, in particolare di pere Madernassa o succhi prodotti con la nostra frutta. Mostriamo ai bambini come è la natura, cosa facciamo realmente, facendogli toccare con mano i frutti che possono trovare in base alla stagione in cui vengono nel frutteto. Tutte le informazioni si trovano su www.juppi.it».

Si sente l’entusiasmo.
«Ci piace accogliere le persone come fossero amici di famiglia, quindi non c’è una visita uguale all’altra, perché c’è la persona più interessata al frutto, c’è quello più interessato all’insetto, c’è il visitatore più interessato alla pianta, al prodotto trasformato, al ciclo».

Il gioco, però, non manca mai.
«Cerchiamo sempre di guardare l’aspetto ludico, ma non tralasciando neanche la parte didattica, quindi fornendo un insegnamento che magari è piccolo, però siamo convinti che solamente coi piccoli gesti si possono educare le generazioni del futuro. Abbiamo questa utopica idea di poter lasciare un seme di consapevolezza. Poi magari questo seme crescerà, e al bambino si accenderà la lampadina per poter dire in futuro: “Ma perché dobbiamo comprarci le ciliege a dicembre? Aspetto che ci siano quelle fresche a maggio, giugno”».

Siamo un po’ nell’epoca del “tutto e subito”.

«Io posso ordinare online di notte, il mattino dopo ho il prodotto sotto casa. Però ci sono dei costi: ambientali, economici e anche di sfruttamento dei lavoratori».

Una delle vostre parole chiave è l’eticità.
«Sì, sostenibilità economica e ambientale. Perché comunque se tu compri a chilometro zero, sostieni l’economia locale. E sostenendo l’economia locale, tu vai a sostenere il tuo territorio. Alla fine, è tutto un circolo virtuoso, perché io mando un prodotto più sano, che ha una migliore impronta ambientale, ma anche una migliore eticità».

Articolo a cura di Daniele Vaira

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