«Fiera sostenibile, inclusiva e capace di creare ricchezza»

Come spiega uno studio, la rassegna che partirà il prossimo 12 ottobre è capace di moltiplicare più di 50 volte i contributi ricevuti in termini di ricadute. Il sindaco Alberto Gatto: «Resta una delle grandi storie albesi e lo sarà ancora»

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Una Fiera Interna­zionale del Tar­tu­fo Bianco d’Al­ba sempre più va­riegata, inclusiva e sostenibile, ma soprattutto ricca di eventi e di identità. È l’edizione numero 94 che andrà in scena da sabato 12 ottobre, arrivando fino a domenica 8 dicembre.
La manifestazione sarà visitabile tutti i nove weekend, il sabato e la domenica, con l’apertura straordinaria di venerdì 1° novembre. A fare da fulcro il tema dell’In­telligenza Naturale, per provare anche quest’anno a dare un contributo al dibattito globale su cambiamento climatico e sostenibilità, con al centro il Tuber magnatum Pico che fa parte di una specie, i funghi, con un peso in termini di vita sulla terra quattro volte superiore al regno animale e agli esseri umani.
Temi che non possono essere ignorati e che fanno parte anche della cultura del territorio, come sottolinea il sindaco di Alba Alberto Gatto: «La sostenibilità dell’ecosistema, a livello globale e del nostro territorio in particolare, è imprescindibile. Da questo dipendono la nostra agricoltura, il nostro turismo, la nostra economia e sono certo che anche quest’anno la Fiera sarà un’importante occasione di confronto e riflessione, oltre che teatro di tanti ap­puntamenti enogastronomici e di folclore tanto amati dai nostri visitatori. Credo che un primo importante segnale di attenzione sia lo spostamento del calendario della cerca, definito su base regionale, con l’inizio della stagione slittato al 1° ottobre per adattarsi al cambiamento climatico. L’augurio è che sia sempre di più una Fiera sostenibile in termini ambientali, economici e di vivibilità».
Oltre alla sostenibilità, c’è un’altra parola chiave che contraddistingue la Fiera: la qualità del territorio e dell’offerta, come fa notare il vicesindaco e assessore al Tu­rismo Caterina Pasini: «L’impatto e il prestigio della Fiera Inter­nazionale del Tartufo sono sotto gli occhi di tutti. Il grande orgoglio albese sta nella storicità dell’evento: 94 edizioni testimoniano l’importanza della Fiera per la città di Alba. Il turismo enogastronomico è uno degli elementi che ha messo Alba sulle mappe di tutto il mondo e questo accade per un motivo: la grande qualità di tutta la nostra filiera enogastronomica. Dal tartufo, con la cerca e cavatura che sono diventate Patrimo­nio Culturale Immateriale dell’Umanità, ai grandi vini del territorio, fino all’offerta culinaria capace di abbinare tradizione e innovazione. Inoltre, con la Fiera si recupera anche quella cultura albese che trova la sua massima espressione con i borghi, il palio e il baccanale. Una città in festa per tutti, turisti e albesi».
I grandi eventi hanno la capacità di custodire il passato, valorizzare il presente per pensare al futuro, aggiunge ancora il primo cittadino Gatto: «La Fiera per Alba rappresenta il momento di guardare alle proprie radici e comprendere il suo potenziale. Infatti, non è soltanto un’occasione di commercio gastronomico di altissima qualità, ma rappresenta il coraggio del territorio di guardare sempre in avanti a nuove sfide per il futuro. L’affluenza anche internazionale testimonia la reputazione di Alba in Italia e nel mondo e sono sicuro che anche questa edizione rispetterà le aspettative. La Fiera del Tartufo è una delle grandi storie albesi e così sarà negli anni a venire».
L’importanza della Fiera e la sua capacità di spostare gli equilibri è certificata anche a livello economico, come testimonia l’indagine dell’Osser­va­­torio Turistico della Re­gione Piemonte con la collaborazione di Formules Srl, società specializzata nelle valutazioni d’impatto. Attra­verso la somministrazione di 1.757 questionari (1.290 on site e gli altri on line), giudicati rappresentativi degli 89mila visitatori dell’evento, è stato così realizzato un approfondimento che, a partire dai dati dell’edizione 2023, consente agli stakeholder pubblici e privati di valutare le strategie e i ritorni economici. La Fiera è capace di generare una spesa diretta estremamente alta (oltre i 18 milioni di euro) e un impatto sull’economia della provincia molto significativo, ovvero 42.282.603 euro, di cui 2 milioni circa imputabili all’organizzazione dell’evento stesso. La capacità di generare reazioni economiche positive è ancor più evidente dall’entità dei finanziamenti ricevuti che superano di poco i 760.000 euro, generando un impatto sull’economia della provincia oltre 50 volte le ri­sorse impiegate.
I visitatori sono perlopiù “medium spending” e la spesa minima giornaliera di questa categoria è 84 euro (spesa degli escursionisti nazionali, che rappresentano complessivamente il 44 % del campione). La spesa massima di questa categoria supera i 350 euro giornalieri. Gli “high” spending sono il 20%, perlopiù formati da turisti internazionali e da escursionisti na­zionali. La spesa minima in questo caso ammonta a 185 euro giornalieri, di cui almeno 76 sono investiti per prodotti enogastronomici.
La spesa massima supera invece i 500 euro giornalieri e appartiene ai turisti nazionali, che però si fermano mediamente almeno un giorno in meno degli internazionali, che superano comunque i 450 euro di investimento giornaliero.
«Questa analisi fornisce dei dati importanti, dal punto di vista economico e delle presenze, che ci consentono di dimostrare ai nostri sponsor come i contributi concessi a questa nostra manifestazione di eccellenza producano una concreta ricchezza sul territorio», ha concluso commentando l’analisi il sindaco Alberto Gatto.

Articolo a cura di Daniele Vaira