«L’uomo e l’habitat nel mio lavoro per il chiot rosa»

Giulia Cenci prepara l’opera che da ottobre farà parte del progetto Radis in Borgata Paraloup a Rittana, promosso da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt assieme a Fondazione Crc: «Un luogo ricco di storia»

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Giulia Cenci_Ph Giovanni Salvi

Valorizzare il territorio e la natura, regalare uno spazio di riflessione e di creatività attraverso l’arte: sono alcuni degli obiettivi del progetto Radis, il nuovo progetto di arte nello spazio pubblico promosso e ideato dalla Fondazione per l’Arte Mo­derna e Contemporanea Crt con l’obiettivo di arricchire il territorio piemontese con un patrimonio di opere di arte pubblica per la comunità, con programmi educativi, incontri pubblici e progetti espositivi che restituiscano alla collettività parte della collezione della Fondazione stessa.
Un format che nella sua pri­ma edizione è realizzato in collaborazione con la Fon­dazione Crc e che parte dalla Valle Stura, tra il Comune di Rittana e la Borgata Paraloup, e al Chiot Rosa, una radura costellata da alberi di betulla a 1.200 metri sul livello del mare. Un luogo ricco di storia e dall’alto valore simbolico, vicino al primo quartier generale cuneese delle bande partigiane di Giustizia e Libertà, un’area densa di suggestioni in cui interverrà con un’opera site-specific Giulia Cenci, l’artista selezionata per la prima edizione di Radis dalla curatrice Marta Papini per il suo interesse verso i luoghi al confine tra natura e antropizzazione e la sua ricerca incentrata sulle relazioni tra essere umano, animali e ambiente naturale. Gli incontri estivi avvicineranno il pubblico alla poetica dell’artista e allo svelamento della sua opera, previsto per il 6 ottobre.
Giulia Cenci racconta come sta realizzando l’opera: «Na­turalmente è ispirata al luogo che la ospita, ricco di storia: è stato quasi un rifugio partigiano, nel senso che là si sono trovati per le prime volte per costruire delle bande. Poi è anche un luogo, invece, caratterizzato dalla storia che ha a che fare con le montagne italiane, quindi con lo spopolamento, con il tentativo, invece, di riattivare una vitalità che non è esattamente autoctona. Tutte queste varianti vogliono entrare all’interno del lavoro senza essere però troppo didascaliche, quindi con un punto di vista abbastanza personale».
Una Commissione di arte pubblica in un luogo esterno che rientra nella sua poetica: «C’è molto della mia dialettica e della mia poetica, il rapporto tra uomo e habitat naturale, l’interferenza tra ciò che definiamo animale, ciò che definiamo umano, così come vegetale: tutto questo farà parte del mio lavoro. Il progetto parte proprio dal bosco di Betulle e dall’idea di foresta secondaria; quindi, ci saranno sia degli elementi estremamente autoctoni che dei riferimenti a delle questioni che io ritengo importanti sia in senso generale che rispetto alla storia del Chiot Rosa».
L’installazione nascerà cercando di adeguarsi all’ambiente. Spiega ancora: «Quan­do lavoro in un contesto specifico tipo questo, cerco di far sì che il luogo diventi una componente fondamentale dell’opera, quasi una sua estensione. In questo caso ho proprio percepito la bellezza del territorio e non sento la necessità di fare un lavoro che sia tanto aggressivo quanto riflessivo e che sia quasi una fioritura, un piccolo innesto all’interno del contesto. Infatti, non ci saranno grossi macchinari agricoli, e rottami, che spesso uso, ma ci sarà una linea di lavoro leggermente più sofisticata».
Tra i momenti in calendario, domenica 14 luglio alle ore 11 al Centro Civico e Cul­turale di Rittana, si terrà l’inaugurazione aperta al pubblico della mostra collettiva “L’opera al nero”, che accoglierà opere dalle collezioni della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt e della Fondazione Crc, a cura di Marta Papini e Leo­nardo Pietropaolo, con l’artista Giulia Cenci. L’inaugu­razione sarà accompagnata alle ore 16.30 dallo spettacolo “LIVES! La vita di Louise Bourgeois in parole e in musica”, con Nicolas Ballario e Rodrigo D’Erasmo.
Il progetto espositivo prende il titolo dall’omonimo romanzo della scrittrice Marguerite Yourcenar. La storia è am­bientata nel XVI secolo e racconta la vita dell’alchimista, medico e filosofo Zenone. Al centro della narrazione vi è il corpo del protagonista, luogo di trasformazioni e punto di osservazione per indagare il rapporto dell’essere umano con il mondo. Pubblicato nel 1968, il romanzo pone questioni sempre attuali: come cambia la nostra percezione del mondo influenzata dalla scienza e dalla tecnologia? In che relazione sono gli esseri umani con le altre specie vi­venti? Quali trasformazioni subisce il nostro corpo nel processo di invecchiamento? Che cosa succede al corpo dopo la morte? Che parte han­no sogno, poesia e metamorfosi nella nostra vita?
Tra questi interrogativi, il primo capitolo della mostra affronta quelli riguardanti i rapporti tra l’essere umano e le altre specie viventi, osservando il rapporto tra corpo e mondo esterno. Nella seconda sala sono in dialogo le opere di due artiste che riflettono sul corpo come spazio politico e, quindi, come prodotto culturale soggetto a oppressioni. Nell’ultima sala si svilupperà una riflessione sulle relazioni tra umani e animali. La mostra “L’opera al nero” sarà aperta fino al 10 novembre, tutti i sabati e le domeniche dalle ore 10 alle ore 18 (per informazioni: www.radis-crt.it).

Articolo a cura di Daniele Vaira