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«Musiche e poesie per il mio omaggio a madre terra»

Raffaella Buzzi vive a Fossano ma viaggia tra sonorità e lingue diverse, come nello spettacolo in programma il 14 luglio a Balma Boves: «Sotto al Monviso per condividere emozioni. Vi racconto come è nata la mia folgorazione per il Portogallo. Ogni piccolo particolare della nostra esistenza è un dono»

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Sognava la vita dei protagonisti di “Sa­ranno famosi”, il ce­lebre film di Alan Parker ambientato in una rigida accademia di Manhattan; è cresciuta a pane e Raffaella Carrà, alla quale scrisse una lettera appassionata e mai spedita; adora Mina, Tosca e Noa e le piacerebbe sapere scrivere come Elisa ma si accontenta di cantarla e ascoltarla; balla da quando è in fasce ma è riuscita a fuggire poco più che bambina dalla scuola di danza classica di Saluzzo perché ha visto le allieve con un quaderno in mano. La scuola no, meglio sbrigarsela da sole. «Nasco come autodidatta e a sette, otto anni già mi esibivo do­vunque ci fosse un palco». Si sarebbe diplomata più tardi, e con il massimo dei voti, in canto popular music al conservatorio G.F. Ghedini di Cuneo. Raffaella Buzzi, di Villafranca Piemonte, cantante, performer, libera danzatrice, è attualmente docente di canto moderno presso la Fonda­zione Musica di Fos­sano, dove vive da un po’ di anni, viaggiando col cervello e col cuore tra sonorità e lingue diverse, sempre nel segno di una contaminazione che è insieme ap­prodo e punto di partenza. Ne è un esempio perfetto “La voce della terra”, uno spettacolo di musiche e poesie che sarà riproposto il 14 luglio prossimo, ore 17, a Balma Boves, in Valle Po.

Ci racconti di cosa si tratta.
«Di un viaggio attraverso l’arte e le canzoni per sensibilizzare sull’importanza della madre terra. Uno spettacolo già collaudato ma ripensato per essere fatto sotto il Monviso, il re di pietra, inserito in un progetto realizzato attraverso diverse giornate dedicate ai quattro elementi, aria acqua terra e fuoco. Noi siamo abbinati all’acqua, al percorso del grande fiume».

Chi ci sarà con lei?

«Enzo Fornione al pianoforte e Luca Allievi alla chitarra. Inoltre reciterò le poesie inedite di Federica Faccaro che parlano di vita e morte, di stagioni, di natura e amore e che faranno da collante».

Il pubblico cosa dovrà aspettarsi?

«Ci saranno musiche e canzoni edite da tutto il mondo e canzoni nostre. Ho cercato di mettere insieme le mie competenze e la world music, il pop, Michael Jackson, la musica ebraica. Canterò in italiano, inglese, portoghese, ebraico e incomincio con una canzone yemenita che parla di una storia d’amore impossibile, in un paese dove non si è liberi di amare chi si vuole e i matrimoni sono solo di interesse, i genitori vendono le figlie al miglior compratore. Ma al di là del significato voglio che arrivi l’atmosfera, le emozioni».

Com’è il suo rapporto con il pubblico?
«Sono fortunata perché è davvero raro che abbia incontrato un pubblico freddo. Spesso il silenzio di chi ascolta è pieno di energie e gli applausi sentiti durante l’esecuzione non mi disturbano mai. Per me cantare davanti a tre persone o mille è la stessa cosa. La musica è un linguaggio universale ed è la chiave per dire che al di là delle differenze siamo uguali. Sono più contenta se mi dicono grazie piuttosto che brava perché vuol dire che le emozioni sono riuscita a trasmetterle».

Non ha mai timore prima di entrare in scena?

«Sempre ma mi passa non appena salgo sul palco. Lì mi sento un mezzo, come attraversata da qualcosa di più grande, libera da ogni condizionamento».

Come dire “A modo mio”, il titolo di uno dei suoi due album.
«Non voglio peccare di presunzione ma quando interpreto una canzone di un altro autore la interpreto con la mia anima. Questo significa a modo mio. Un album che contiene quattro brani inediti scritti e musicati da Enzo Fornione e la chitarra di Luca Allievi. Brani che hanno accompagnato il mio percorso».

E con Luca Allievi firma anche il progetto “Anima portoghese”, confluito nell’altro album omonimo, che testimonia della sua fascinazione per il fado.

«Un amore nato dopo avere sentito in televisione, su un canale che nemmeno esiste più, i Madredeus, un gruppo musicale portoghese con la voce di Teresa Salgueiro. Sono stata rapita dalla lingua, più ancora che dalla musica e ho cominciato a studiare il fado e a interessarmi della storia del Portogallo».

E poi?
«Poi mi è arrivato un cd direttamente dal Portogallo. Un regalo di un amico, la voce di Dulce Pontes, una folgorazione».

Anche una bella coincidenza. Ci crede, alle coincidenze?

«Sì, e credo negli incontri della vita che ti lasciano sempre qualcosa. Ma molto dipende da noi, dal nostro pensiero e credo che attiriamo a noi le cose fortunate o meno in base a ciò che veramente crediamo. Poi questa è la vita e anche quando sembra meno fortunata è un dono, perché non è quello che ci capita che fa la differenza ma come reagiamo. Ogni piccolo particolare della nostra esistenza è un dono».

Come ha reagito alla folgorazione della voce di Dulce Pontes?

«Provando e riprovando a cantarla però non riuscivo a riprodurla. La sua vocalità, la facilità di passaggio da note acute a note gravi è impressionante. Allora l’ho lasciata decantare per un po’ di anni finché poi non ho ripreso il cd e cominciato con la canzone più difficile, “Alma guerreira”. Un volo grazie al quale ho conosciuto Luca Allievi».

Con tutto quello che ne è seguito, serate, consenso di pubblico e critica, album dedicato. Vi sentite un po’ divulgatori del fado in Italia?

«Mah. Anima significa anche che noi non siamo portoghesi ma riprendiamo il sound, l’anima, appunto, ma con strumenti che non sono quelli classici del fado portoghese, la chitarra a dodici corde, il basso portoghese, la viola, che non è un arco ma una chitarra ritmica».

Quanto incide il fisico in un cantante?

«Tanto. La conformazione fisica e le corde vocali. Ogni voce è unica e irripetibile ma proprio per questo non si de­ve per forza saper cantare tutto. A me piace l’estetica vo­cale, devo cantare in maniera bella ma verace, sincera. La voce deve arrivare da qualcosa di vero».

E come insegnante com’è, Raffaella Buzzi? Come si comporta se un allievo stona? C’è persino chi dice che gli stonati non esistono.
«Gli stonati esistono ma io credo che tutti abbiano il diritto e la possibilità di imparare a cantare. Poi magari chi stona farà un altro mestiere».

Articolo a cura di Alessandra Bernocco

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