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Biden-Trump: e ora? L’equilibrio resiste anche dopo gli spari

Come hanno vissuto gli americani la sofferta campagna elettorale fino all’attentato di Butler? Ce lo racconta un reporter appassionato di Granda. I primi sondaggi dicono che l’esito è ancora incerto

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Nei primi minuti del dibattito di giovedì 28 giugno, un senso di tristezza ha invaso i miei amici e me mentre guardavamo il presidente Joe Biden affrontare, con una voce esitante e rauca, il focoso Donald Trump in 90 minuti di un dibattito miserabile e doloroso che ha cambiato il corso delle elezioni presidenziali a pochi mesi dal face off di novembre.
L’età di Biden, 81 anni, e la sua percepita fragilità sono diventate un chiaro svantaggio sul palco. Dagli ultimi sondaggi è emerso che questa debolezza rappresenti la principale preoccupazione dei sostenitori di Biden. Prima del dibattito, si pensava che se Biden avrebbe mantenuto la sua posizione, il dibattito sarebbe stato un pareggio in termini di impatto sul pubblico votante.
Nel frattempo, Trump ha sputato bugie, falsità ed esagerazioni a ritmo serrato. Ha detto che tutti volevano che una sentenza chiave della Corte Su­prema del 1973 (Roe vs Wa­de) che dava alle donne il diritto di praticare l’aborto fosse ritirata come è avvenuto a giugno dello scorso anno da una maggioranza di giudici, tre dei quali nominati da Trump. L’ex presidente ha detto di aver reso sicuro il confine meridionale, ma l’aumento degli immigrati illegali è iniziato nel 2020 du­rante la sua presidenza. Ha falsamente affermato che Biden “in­coraggiava” la Russia ad attaccare l’Ucraina. La lista delle distorsioni di Trump è lunga, ma per chi guardava, le questioni di politica sono state perse nello shock e nella tristezza di vedere le debolezze fisiche di Biden esposte già dai primi istanti, quando è salito sul palco con un’andatura rigida, incerta e un passo stretto. Biden mancava di vivacità, soprattutto nelle im­ma­gini dello schermo diviso accanto a Trump, che usava gesti drammatici delle mani e puntava aggressivamente le di­ta. Il linguaggio del corpo di Biden attirava più attenzione delle sue parole.
Forse il momento più devastante è stato quando Trump ha detto: «Non so cosa ha detto alla fine di quella frase, non penso che lo sappia nemmeno lui».
Lo sforzo di Biden di recuperare slancio con un discorso in Ca­rolina del Nord non può aiutarlo a riprendersi dalla tempesta in crescita su chi i Democratici presenteranno contro Trump. Al­cu­ni esponenti hanno già riconosciuto ai giornalisti che stanno pensando di “sostituire” Biden. A quanto pare, avrebbero inviato messaggi di panico entro la prima mezz’ora del dibattito. È solo una questione di tempo prima che le loro preoccupazioni diventino pubbliche e una valanga si formi per sostituire Biden.
Ai suoi sostenitori, Biden ha detto: «So che non sono un uomo giovane, per dire l’ovvio. Beh, so che non cammino con la stessa facilità di una volta, non parlo con la stessa fluidità di una volta, non faccio dibattiti come una volta, ma so cosa so. So come dire la verità». E ha aggiunto: «Quando ti buttano giù, ti rialzi».
Ma c’è un sentimento crescente tra i Democratici, la paura che questo messaggio non gli permetterà di risollevarsi. Secondo un sondaggio della Cnn, due terzi degli elettori registrati che hanno seguito il dibattito televisivo hanno affermato che Trump avrebbe fornito una performance migliore.
Sostituire Biden è un processo complicato. Biden dovrebbe liberare i delegati che si sono impegnati a votare per lui alla convenzione di agosto a Chi­cago in base alle sue vittorie nelle primarie tenutesi all’inizio di quest’anno.
C’è ironia nel fatto che la Convenzione Democratica si terrà a Chicago, dove nel 1968 ci furono violenze tra polizia e manifestanti contro la guerra del Vietnam mentre i delegati erano ferocemente divisi sulle politiche belliche del presidente Johnson. Qualche mese prima, il leader dei diritti civili Martin Luther King fu assassinato e scoppiarono rivolte in tutto il paese.
Trump e Biden sono entrambi sopra il 40 per cento nei sondaggi, con Trump che detiene un lieve vantaggio di 0,2 punti percentuali, ben entro i limiti dell’errore statistico, secondo le medie di FiveThirtyEight. Donald Trump ha un vantaggio su Joe Biden nella maggior parte degli stati chiave. Ma entrambi hanno bassi indici di approvazione.
Un altro recente sondaggio del New York Times/Siena, mo­stra che il 48 per cento degli elettori sceglierebbe Trump come presidente, contro il 42 per cento favorevole a Biden. Solo il 35 per cento degli elettori approva la politica di Biden mentre il 61 per cento non la pensa così.
Il sostegno di Biden tra le tradizionali roccaforti dei Demo­cratici è diminuito, compresi i lavoratori e i neri. In parte, il presidente viene accusato per l’inflazione, che ha offuscato la percezione dell’economia degli americani.
Nonostante il mercato azionario abbia raggiunto massimi storici, l’inflazione sia rallentata e l’occupazione sia a livelli quasi record, gli americani sono pessimisti riguardo all’economia. Quasi 3 americani su 5 sono convinti che gli Stati Uniti siano in recessione economica anche se il paese ha avuto un numero record di nuovi posti di lavoro raggiunti negli ultimi tre anni e il periodo più lungo di disoccupazione sotto il 4 per cento dagli anni ’60, stando a quanto evidenziato in un recente sondaggio di Harris.
La raccolta fondi di Biden è stata un colosso rispetto a quella di Trump. La sua campagna prevede di spendere tre volte più denaro di Trump in pubblicità a partire da settembre. Con le preoccupazioni in aumento per la performance al dibattito, resta da vedere se queste tendenze continueranno, e con un’altra preoccupazione dei Democratici più influenti.
L’idea di «sostituire Biden» sembra dilagare, e questo fa presagire ai Democratici alcune settimane difficili prima della loro Convention per scegliere i candidati. L’opzione Biden-Harris sembra sempre meno probabile. Nel frattempo, Trump sfrutterà la difficoltà dei Democratici a suo vantaggio. Detto ciò, gli americani sono equamente divisi nel loro sostegno a entrambi i partiti. Chiunque i Democratici presentino, gli americani che supportano i Democratici voteranno. La vittoria alle Pre­si­denziali è nelle mani di una stretta fetta di elettori indecisi negli stati in bilico. Devono ancora scegliere se andare in una direzione o nell’altra.

Articolo a cura di James Spellman (traduzione di Enrico Cagnasso)

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