Home Articoli Rivista Idea «Fu un anticipatore che sapeva motivare i collaboratori»

«Fu un anticipatore che sapeva motivare i collaboratori»

Giacomo Massè, luminare di Ortopedia e primario a Savigliano, nel ricordo del suo allievo Roberto Scagnelli: «Era empatico con tutti»

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È morto a 90 anni Giacomo Massè, lu­minare di Orto­pe­dia. È stato primario al Santissima Annun­ziata di Savigliano dal 1969 al 2000, a capo della divisione di Orto­pedia e traumatologia, esperto nella chirurgia protesica dell’anca e pioniere della chirurgia protesica del ginocchio. Un reparto che è cresciuto con lui, arrivando alla ribalta nazionale. Sotto di lui si è formata una classe di brillanti medici e chirurghi or­topedici, come Ro­berto Scagnelli, Francesco Leo­nardi e Giuseppe Bianco. Ed è proprio Scagnelli a ricordare il suo maestro: «Ho lavorato con lui 25 anni, dal 1975 a settembre 2000, quando lui è andato in pensione. Sono stato il suo allievo più “longevo”, diciamo così».
Nato a Cuorgnè nel 1933, Mas­sè si era laureato in Me­dicina a Torino come allievo interno della Divisione di Trauma­tologia dell’ospedale S. Gio­vanni Battista. Dopo gli studi è stato assistente Inail presso la Clinica Ortopedica di Torino dove ha conseguito anche la li­bera docenza. Si forma a Lione con il professor Albert Trillat, esperto in chirurgia del ginocchio. A Berna impara le tecniche del professor Maurice Mul­ler, ortopedico di fama mondiale e ideatore della protesi d’anca che porta il suo nome, poi perfeziona le sue conoscenze an­che con il professor Robert Schneider. A Savigliano, e al “Santissima Annunziata” de­di­ca l’intera vita ed è fra i fondatori dell’associazione “Ami­­ci dell’ospedale”.
«È stato tra i primi a portare in Piemonte e a Cuneo le protesi di anca e ginocchio – ricorda Scagnelli -, studiò nuovi prototipi che poi vennero utilizzati a livello internazionale. Fummo i primi nel 1996 a installare nello stesso giorno protesi destra e sinistra». Al di là delle sue capacità mediche che fecero dell’ospedale di Savigliano e del reparto di ortopedia un riferimento nazionale con pazienti da tutta Italia, «Massè aveva una grande capacità di fare squadra, di trasmettere le sue capacità e riconoscere i meriti di ciascuno. Una decina di suoi allievi sono diventati primari». Ricorda ancora Scagnelli: «Ri­peteva sempre che il lavoro è sa­cro, va fatto con passione e dedizione. Ci stimolava ad aggiornarci continuamente, ad imparare nuove tecniche. Aveva una straordinaria empatia con i pa­zienti, con noi, con il personale tutto. Non l’ho mai sentito alzare la voce, almeno in pubblico. Ogni rimprovero veniva fatto in privato». I suoi allievi sono an­cora colleghi collaborativi tra loro: «Non c’è mai stata invidia nel nostro gruppo perché il professor Massè non faceva differenze e permetteva a tutti di crescere e mettersi in luce. Ogni merito veniva riconosciuto e valorizzato dal professore».
Massè, vedovo da due anni, da qualche giorno era ricoverato in ospedale in seguito al peggioramento delle condizioni di salute. Lascia i figli Alessandro (che ha seguito le orme del padre e dirige l’Ortopedia del Cto di Torino) con Carla, Stefano e Laura con Mauro e gli adorati nipoti Anna, Isabella, Andrea, Giulio e Bianca.